Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

“Grand Tour” delle Alpi in treno

Bernina Express Foto Kabelleger

In ferrovia attraverso le Alpi svizzere. Un viaggio godibile in tutte le stagioni: in inverno quando i treni fanno più “fatica”, nelle magie colorate della primavera e dell’autunno e nella luminosità dell’estate

Bernina

Non esiste altro paese al mondo che disponga di una rete ferroviaria così articolata e ben strutturata come quella della Confederazione Elvetica. Fin dal secolo scorso gli svizzeri hanno privilegiato il sistema dei trasporti su rotaia, nonostante il territorio sia poco adatto. Oggigiorno sono più di cento le compagnie ferroviarie: pubbliche, private o miste. Il risultato di questa scommessa (vinta) lo si riscontra osservando un ambiente curato e rispettato, frutto anche dell’educazione all’uso del treno inculcato nella popolazione, col risultato di aver diminuito in misura notevole la necessità di spostarsi in auto.

Le Ferrovie Retiche
Bernina express-a Tirano foto-Herbert-Ortne
Bernina express-a Tirano foto-Herbert-Ortne

La porta d’ingresso in Svizzera è a Tirano, paese di confine in provincia di Sondrio, capolinea italiano delle Ferrovie Retiche chiamate anche Rhätische Bahn in tedesco o Viafier Retica in romancio. Da qui partono i trenini rossi, tra i quali il famoso “Bernina Express” che giungono dopo 144 chilometri a Coira, capitale del Canton Grigioni, passando per la notissima St. Moritz.
Guardando il tracciato della linea si possono intuire i problemi affrontati nel secolo scorso dagli ingegneri. In pochi chilometri, esattamente 38, si passa dal fondovalle di Tirano, che si trova a 438 metri sul livello del mare, agli oltre 2000 del passo del Bernina. Questa scelta è stata fatta per ragioni turistiche perché, osservando la carta geografica, si nota che la via più breve e di facile comunicazione tra St. Moritz e il Canton Grigioni, quindi la Valtellina e Milano, è quella che passa dalla Val Chiavenna in Italia e dalla Val Bregaglia e il passo del Maloia, in Svizzera.
La realizzazione della ferrovia ha richiesto solo quattro anni di lavoro: dal 1906 al 1910. Il treno percorre un tracciato estremamente tortuoso arrampicandosi a spirale sui monti della Val Poschiavo, con tratti nei quali la pendenza è del 70‰, all’estremo limite della trazione naturale; in altre parole, oltre questa pendenza il treno non riuscirebbe a salire se non con l’aiuto di una cremagliera. Il Bernina Express è così la linea a maggiore pendenza al mondo.

In “volo” col Bernina Express
Bernina Brusio
Viadotto del Brusio

Che non sia un viaggio come tutti gli altri lo si capisce subito: le carrozze panoramiche hanno infatti le pareti e parte del tetto costruite in vetro in modo da consentire la massima visuale per i viaggiatori.
Il treno passa in mezzo all’abitato di Tirano dirigendosi lentamente verso il confine di Campocologno. La velocità è bassa. In discesa e nei pochi tratti pianeggianti (per esempio quando si è già in vista di St. Moritz) si raggiungono al massimo i 65 chilometri all’ora. I motivi sono legati alla sicurezza, con lo scartamento metrico ridotto rispetto ai treni normali, (lo “scartamento” è la distanza che intercorre tra i due binari) e con le curve molto strette (la “peggiore” ha un raggio di soli 45 metri); diversamente ci sarebbe il pericolo di deragliare.
A pochi chilometri dalla partenza si incontra il primo capolavoro di ingegneria ferroviaria: il viadotto elicoidale di Brusio. Per superare il primo forte dislivello il treno percorre un giro su se stesso a 360°. Questo di Brusio è l’unico viadotto circolare al mondo. Stiamo salendo lungo la Valle di Poschiavo. Prima di arrivare in paese, sulla destra si vede un lago, geograficamente si chiama “di Poschiavo”, ma molti in zona lo chiamano “Le Prese”, frutto di un’antica polemica tra questi due comuni. In ogni caso siamo in quella parte del Canton Grigioni nella quale si parla italiano, o meglio un dialetto lombardo particolarmente stretto e difficilmente comprensibile anche per un milanese. Come a Tirano, anche a Le Prese e a San Antonio, il treno passa radente le case del paese.

Verso il Passo del Bernina
Bernina Passo del Bernina foto Kabelleger
Passo del Bernina foto Kabelleger

A Poschiavo siamo già a 1014 metri d’altitudine. Questa è la stazione più importante del percorso. Qui l’automotrice è attesa da uno spazzaneve che sarà agganciato davanti a noi per pulire la strada. Giorno e notte, incessantemente, uomini e mezzi delle Ferrovie Retiche lavorano per tenere i binari liberi dalla neve. Le frequenti forti nevicate ogni tanto bloccano il Passo del Bernina rendendo il treno l’unico mezzo di collegamento tra il Canton Grigioni e la Valtellina, tant’è vero che spesso i carri merci trasportano verso Tirano le automobili con targa italiana rimaste bloccate a St. Moritz dalla nevicata e viceversa, con quelle svizzere.
Con lo spazzaneve agganciato proseguiamo la salita verso il Bernina. Si procede a zig-zag sul versante sinistro della valle in mezzo a un bosco di abeti. Quattro tornanti e raggiungiamo Cavaglia da dove inizia il tratto più ripido. Sono 1000 metri di dislivello percorsi in soli cinque chilometri in linea d’aria, quelli che portano ad Alp Grüm. Naturalmente sarebbe impossibile una linea retta ed ecco quindi una serie di tornanti, curve e controcurve, sempre immersi nel bosco, con in fondo la vista su Poschiavo, la sua valle e il suo lago e, più lontane, le prealpi bergamasche. Se si aspetta il treno alla stazioncina di Alp Grüm, lo si vede salire arrancando a 25 chilometri all’ora, avanti e indietro per i fianchi della montagna, scomparendo a tratti nel bosco e ricomparendo dalla parte opposta.

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Sulla cima delle Alpi Retiche
Stazione-di-Alp-Grüm-foto Hansueli Krap
Stazione di Alp Grüm-foto
Hansueli Krapf

Le stazioni di Alp Grüm e Ospizio Bernina, segnano i punti più alti della linea; il Passo è a 2253 metri. A inizio gennaio il treno viaggia in mezzo a una trincea di neve alta più di tre metri. Tranne i gestori del ristorante-rifugio della stazione, nessuno abita in queste località; sono solamente punti di interscambio dove si incrociano i treni. In estate, al contrario, sono ottime basi di partenza per escursioni, come quella al Lago Bianco, che però più che vedere posso solo intuire, sepolto com’è sotto una crosta spessa di ghiaccio e neve.

Bernina Piz Palü visto da Diavolezza © Günter-Seggebäing
Piz Palü visto da Diavolezza © Günter-Seggebäing

Nei pressi della diga un cartello indica lo spartiacque tra Po e Danubio, cioè tra Mare Adriatico e Mar Nero. Quando il tempo è bello il bianco della neve è spezzato dai colori sgargianti delle tute degli sciatori che prendono la funivia alla stazione successiva, quella di Bernina Diavolezza. Arrivati in cima al passo, l’alta montagna che si vede sulla sinistra è il Piz Palü, un gigante di 3.905 metri che nasconde alla vista il Bernina, che vedrò solamente più tardi, una volta scesi a Morteratsch, quando il treno affronta il cosiddetto Tornante di Montebello. Ormai stiamo raggiungendo il fondo valle. Surovas, Pontresina, Celerina, sono località per lo sci di fondo e il capolinea di St. Moritz, nell’Alta Engadina, è solo a pochi minuti. Una fermata nella capitale mondana dei Grigioni è doverosa. Suddivisa nelle due frazioni di “Dorf”, la superiore, quella “in” dei grandi alberghi, e “Bad”, quella sul lago, zeppa di locali e ristoranti di tutti i tipi. Con un po’ di tempo a disposizione si può visitare il museo dedicato al pittore Giovanni Segantini che qui visse. Sognare non costa niente: basta una passeggiata sulla Via Maistra, dove ci sono tutte le grandi firme mondiali della moda, dell’oreficeria e del design, per sentirsi per un attimo all’altezza dei VIP che qui hanno la villa e che in quei negozi sono di casa.

Da St. Moritz a Coira, la capitale del Grigioni
Bernina Museo Segantini-foto-Adrian-Michael
St Moritz Museo Segantini-foto Adrian Michael

Il “vero” Bernina Express termina qui a St Moritz, ma c’è ancora da percorrere il tratto che in due ore porta da St. Moritz a Chur, o Coira come si dice in italiano. Questo tratto è meno turistico e più commerciale; infatti il treno è pieno di passeggeri normali, famiglie, uomini d’affari. Ci sono anche due suore che si godono il paesaggio scattando una foto dopo l’altra. La capitale del Grigioni è una cittadina di poco più di 30.000 abitanti, importante sin dai tempi passati. Le sue origini sono addirittura romane. Il centro storico era racchiuso da alte mura, visibili solo in alcuni punti e conserva la famosa Obertor.
Viaggiando in treno e dovendo ripartire il giorno dopo non c’è molto tempo per vedere tutto. Gli amanti dell’arte moderna faranno comunque bene a precipitarsi nel Bündner Kunstmuseum, il museo Cantonale d’arte dove si trovano numerose opere della pittrice settecentesca Angelica Kauffmann (nativa di Coira), di Segantini e dei Giacometti. Anche l’edificio è degno di nota, una bella villa borghese tardo ottocentesca. Se si seguono le impronte verdi o rosse dipinte sui marciapiedi, si può fare il giro della città incontrando i monumenti più importanti, come l’antichissima cattedrale con le sue splendide pale d’altare in legno dipinto e dorato e le altre chiese di Santa Regola e di San Martino, ma soprattutto si possono godere i molti scorci ideali da fotografare. Nella zona attorno a Poststraße, Postplatz, Bahnofstraße e Grabenstraße, poi, si trovano i migliori negozi della città.

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Gallerie e ponti fra le nuvole
Bernina Viadotto Landwasser-foto Daniel Schwen
Viadotto Landwasser-foto Daniel Schwen

Il confine fra l’Engadina e la stretta valle del fiume Albula è l’omonimo tunnel: il più alto d’Europa, a 1820 metri d’altezza. Questo tratto di ferrovia, famoso per le opere di ingegneria ferroviaria, è stato costruito con fatica e con il contributo di numerosi operai italiani in un ambiente naturale molto difficile. Ha compiuto quest’anno il secolo di vita, celebrato con grandi festeggiamenti. Le cinque gallerie elicoidali tra Preda e Bergün sono dei veri capolavori. In tutto sono poco meno di 13 chilometri, con un dislivello di 416 metri, percorsi in un paesaggio asperrimo tra boschi di larici. Tra queste due località esiste un sentiero che segue il corso del fiume e del treno. Lungo il tragitto ci sono diversi cartelli che raccontano la storia della Ferrovia Retica. Naturalmente è un posto molto amato dai fotografi che possono ricavare delle immagini veramente suggestive. Ma è il viadotto sul Landwasser, appena passato Filisur, ad essere considerato il punto più impressionante del viaggio.Immaginate uno stretto ponte, curvo, lungo 130 metri che sbuca improvvisamente al termine di una galleria e supera il fiume Landwasser con sei arcate a 60 metri d’altezza. Man mano che si scende verso Tiefencastel, guardando indietro lo si vede ancora alcune volte mentre scompare in lontananza nascosto in mezzo ai boschi. In questo tratto il panorama è piuttosto bello, la valle è stretta e con molto verde. Giungendo a Solis si passa il ponte più alto di tutta la Ferrrovia Retica: 90 metri sopra l’Albula. Se a St. Moritz ho visto nascere l’Inn, a Reichenau vedo nascere il Reno con i suoi due rami che si uniscono. Poco oltre, il Monte Calanda, famoso perché oltre a sovrastare Coira, dà il nome a una birra molto diffusa in tutta la Svizzera.

Altra meraviglia ferroviaria: il Glacier Express
Glacier Express Stalden
Glacier Express Stalden

Anche per il Glacier Express, che mi ha portato da Coira a Zermatt, ai piedi del Cervino, valgono gli stessi discorsi introduttivi sulle difficoltà tecniche affrontate per la costruzione. Il viaggio è piuttosto lungo: sono più o meno sette ore per percorrere circa 250 chilometri in senso est-ovest e le pendenze, in alcuni punti vicino al Furka, sono ancora maggiori rispetto a quelle del Bernina Express e vengono superate grazie alla cremagliera.
Per tornare al discorso fatto a proposito dell’integrazione ferroviaria in Svizzera, abbiamo qui un esempio: sono due differenti amministrazioni quelle che gestiscono congiuntamente il tragitto. Le RhB, Ferrovie Retiche, arrivano fino ad Andermatt, dove viene staccata la carrozza ristorante (non si mangia male) e si cambia locomotore con quello della GMB, Gotthard-Matterhorn Bahn (Ferrovia del Gottardo e del Cervino) che traina il convoglio nel punto più impegnativo fino a scendere a Briga e proseguire quindi per Zermatt.

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Questa parte della Svizzera meridionale ha un numero relativamente alto di centri abitati; la ferrovia è il mezzo di trasporto principale e il treno si ferma spesso in numerosi paesi dove il turismo è la risorsa fondamentale. Con me, nello scompartimento panoramico c’è una vasta tipologia di viaggiatori: dagli immancabili giapponesi a due ragazzone californiane (gli americani amano particolarmente questa parte della Svizzera) che passano tutto il tempo a riprendere il viaggio con una piccola telecamera. Quando siamo nel tratto più ripido, quello che porta all’Oberalp, mi accingo a scattare una fotografia con uno speciale bicchiere inclinato (in vendita presso il carrello ristoro) che dà un’idea della pendenza. Anche le mie compagne di viaggio statunitensi ne approfittano per riprendere la scena con una serie di commenti entusiasti. Il treno scende abbastanza rapidamente verso la Valle del Rodano.

Il treno degli sciatori
Glacier Express Randa-foto Markus Giger
Glacier Express Randa-foto Markus Giger

A Briga cambiano i passeggeri. Le carrozze si riempiono di sciatori con le loro attrezzature (per le quali c’è uno spazio apposito vicino alle uscite). Siamo nell’ultima parte del percorso, quella che dal fondovalle passa per Visp, raggiunge Stalden – dove si scende per raggiungere le famose piste di Saas Fee – e prosegue arrampicandosi su per la stretta e ombreggiata Matterntal fino a Zermatt. Il punto più emozionante è a Randa, dove si vedono ancora gli effetti di un’enorme frana avvenuta negli anni Sessanta che ha completamente seppellito l’antico tracciato della strada e della ferrovia cambiando la conformazione della valle. Forte è anche l’attesa di vedere il famoso Cervino o Matterhorn svettare dall’alto dei suoi 4.478 metri. Un’attesa che dura a lungo, perché il monte rimane invisibile dietro il versante sinistro della valle fino a Tätsch, pochissimi minuti prima dell’arrivo a Zermatt.

Fascino del Cervino e del Rosa
Zermatt foto Jie Yang
Zermatt – foto Jie Yang

Dove la Matthorntal si chiude con un ampio slargo circolare, lì si trova Zermatt. A differenza di altre località, la scelta è stata quella di bandire totalmente l’accesso alle macchine a benzina e al traffico privato. Sono così degli sfreccianti furgoncini elettrici l’unico mezzo di trasporto all’interno del paese. Le auto vengono lasciate una dozzina di chilometri prima, a Tätsch, in grandi parcheggi costruiti appositamente. La posizione è uno dei segreti del fascino di Zermatt, fronteggita da quella che è considerata la montagna più bella del mondo: il Cervino e alla sua destra, il Monte Rosa. Un altro segreto è l’assoluta tranquillità, nonostante d’inverno sia una delle località sciistiche più frequentate della Svizzera con i suoi 245 chilometri di piste.
Bernina trenino-ZermattSe d’inverno con il trenino del Gornergrat si possono raggiungere le piste a 3.090 metri, d’estate si scia sulla Testa Grigia a quota 3.479 proprio sul confine con l’Italia; altrimenti si cammina su uno dei 15 sentieri tracciati per un totale di oltre 400 chilometri di percorsi. Non si può lasciare Zermatt senza avere vissuto l’esperienza del Gornergrat. E’ un ghiacciaio raggiungibile con il treno della G.G.B., Gornergrat-Monte-Rosa Bahn che parte esattamente di fronte alla stazione della B.V.Z. Da lassù è come ammirare dal balcone di casa il Monte Rosa e il Cervino. Nonostante la temperatura (-7°) e il buio in arrivo, uno spettacolo da prolungare all’infinito. Sul Gornergrat c’è un albergo-ristorante. Durante la bella stagione, il treno effettua una speciale corsa mattutina che permette di vedere l’alba. A 3000 metri d’altitudine.

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