Giovedì 12 Dicembre 2024 - Anno XXII

Fotogrammi malesi

Un viaggio di intense emozioni nella giungla dei fiumi e del verde padrone, fra città del futuro e capanne dai tetti di paglia, nei blu sfumati del Mar della Cina. Con la “digitalina” in mano.

Fotogrammi malesi

Chi, come me, ha fatto del proprio lavoro di “TV maker” un abito mentale, non potrà fare a meno di portare al seguito la digitalina d’ordinanza con ore e ore di nastro da girare. Purtroppo la pellicola è bandita. La scelta, anche per chi è del settore televisivo, ricade inevitabilmente sulle piccole e tascabili digitali perché importare telecamere professionali Betacam, per un utilizzo lavorativo in Malesia, è estremamente complicato. Bisogna infatti richiedere uno speciale permesso che rischia di non arrivare in tempo utile prima della partenza.

Imperativo categorico per il reporter in trasferta nella penisola dalle mille sfaccettature, è una telecamera di ricambio. Come si dice: meglio prevenire che curare! “Last but not least” non dimenticate almeno quattro batterie di scorta. Il clima arriva a sfiorare il 90% di umidità a tutto discapito delle batterie che si scaricheranno in modo estremamente rapido.
Un giubbotto da regista rigorosamente color kaki per agevolare il processo di mimesi nella giungla, oltre a farvi sentire proiettati alla Spielberg nel giurassico mondo della foresta pluviale, servirà per riempire le tasche di mini DV e filtri. Mentre uno zaino in spalla preserverà il vostro terzo occhio da urti e scimmie impazzite.Dati questi presupposti siete ora pronti per vivere i percorsi di una terra in bilico tra Oriente e Occidente: la Malesia.

Giungla, mon amour

Una piroga a motore
Una piroga a motore

Cominciare dalla jungla è la cosa migliore e il Taman Negara nella regione del Penang offre una location ideale. Il parco, e il resort ad esso annesso, si raggiungono attraverso piroghe a motore che percorrono, nel rispetto della guida a sinistra come ha insegnato mamma Inghilterra, una vera e propria autostrada d’acqua. Un’osservazione scontata, ma doverosa, verte sulla straordinaria bellezza del paesaggio che vi si aprirà davanti agli occhi: per due ore viaggerete a pelo d’acqua mentre l’orizzonte compirà una vera e propria metamorfosi.

Dalla radura pseudo-civilizzata dell’imbarcadero o Jetty, come lo chiamano i locali, al trionfo di una foresta pluviale incontaminata nel suo prorompere di flora e fauna. C’è una controindicazione a tutto questo ben di Dio: la tentazione di filmare ininterrottamente è fortissima, ma non lasciatevi sedurre; arrivati a casa, vi trovereste a sbobinare ore di girato. Emozionante se vissuto in prima persona, un po’ monotono se rivisto con l’occhio dello spettatore.

Un consiglio: fatevi suggerire dalla guida i punti migliori da immortalare. Il fiume Tahan è pieno di anse che proteggono mandrie di animali pronti ad abbeverarsi e nessuno meglio di chi è abituato a percorrerlo almeno due volte al giorno sarà in grado di indicarvi la location ideale per riprendere.
Così, quando meno ve lo aspettate, potrete scontrarvi con il seladang, una sorta di grosso bufalo, o con i cervi sambar e ancora con cinghiali, tapiri, o rinoceronti di Sumatra. Va detto, comunque, che è molto difficile riuscire a scorgere gli animali, sia perché sono estremamente schivi, sia per l’incredibile densità della vegetazione.

Il benvenuto delle scimmie

Macaco dalla coda lunga
Macaco dalla coda lunga

Ma non disperate. Arrivati al quartier generale del parco, troverete delle attrici nate. Come comitato d’accoglienza, ad attendere i giornalisti europei in trasferta, una schiera di “macachi dalla coda lunga” vi saluteranno con imbarazzanti gridolini e furti di oggetti dagli zaini.
Filmarli non sarà difficile: sono bestiole esibizioniste e non chiedono un cachet elevato. Per conquistarne la simpatia sarà sufficiente una mela.

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Se poi si dispone di un casco di banane intero, avrete l’impressione di calcare il set del pianeta delle scimmie; una vera e propria orda di primati calerà su di voi regalandovi minuti di TV-verità che potrete mandare in piano sequenza – l’importante sarà poi giocare con lo speech dello speaker in un secondo tempo – tanto risulterà imbarazzante la scrematura al momento della scalettatura, fase antecedente quella del montaggio vero e proprio.
Per cogliere appieno l’esperienza della giungla bisogna però viverla in prima persona, cioè, dall’interno. Requisiti indispensabili a questo punto saranno: cappello da esploratore che vi servirà in caso di pioggia e poncho impermeabile per preservare la vostra apparecchiatura tecnica.

 

Passerella sospesa nella giungla
Passerella sospesa nella giungla

Nel raro caso in cui al momento della sveglia vi attendesse il sole, non fatevi fuorviare. Portate sempre con voi la borsa idrorepellente, anche se più ingombrante: siete ai tropici e, sebbene la Malesia sia stata colonia britannica, le precipitazioni non sono propriamente quelle di Londra.
Molta attenzione a dove si mettono i piedi: il terreno oltre ad essere sdrucciolevole e accidentato, pullula di vita. Potrete ammirare colonie di formiche giganti e ragni che, opportunamente zoomati, farebbero rabbrividire Stephen King. Tra le liane sarà facile incontrare scorpioni in posizione d’attacco o velenosissimi serpenti corallo perfettamente mimetizzati con il verde che li circonda.
E per avere una prospettiva dall’alto? No, non è necessario improvvisarsi Tarzan e scalare la cima di una palma da cocco. È sufficiente, sempre che il vostro cameraman non soffra di vertigini, camminare lungo le passerelle sospese a quaranta metri sulla giungla. Le immagini che ne seguiranno saranno forse un po’ “sbollate” (a causa del moto ondulatorio della passerella e della precarietà del baricentro) ma, di certo, risulteranno di grande impatto visivo e di qualità non inferiore rispetto alle immagini prese da un elicottero.

Chiare, fresche, dolci acque

Fondale del mare di Tioman
Fondale del mare di Tioman

Dal centro della terra alle acque di un mare tra i più cristallini al mondo, dove l’orizzonte che si delinea è, ancora una volta, antitetico al precedente.Tutti gli atolli della Malesia offrono scenari da Eden, al punto che vi sembrerà normale intravedere, seminascosta da una palma, la silhouette di Leonardo di Caprio intento a recitare battute tratte dal film “The Beach”.
Attenzione, però. Se prima, nel cuore della jungla, il problema vitale cui porre rimedio era quello di illuminare la scena, ora il fotoreporter dovrà trovare il filtro ideale per smorzare la luce e attenuare i colori. Si corre infatti il rischio, nel caso in cui si utilizzi l’autofocus, di produrre immagini “bruciate” a causa dell’eccessiva luminosità. Ovunque vi troviate, comunque, il Mar della Cina vi regalerà grandi emozioni sia per quello che riguarda la fauna in superficie che per quella pullulante degli abissi.

Tioman da non sottovalutare

Fotogrammi malesi

Tra le perle di terra, buttate come sassolini da un gigante distratto, svetta quella di Tioman, o meglio “Tiong-Man” che in in lingua Malay significa “My Bird”. Una leggenda narra infatti che il proprietario dell’isola fosse un uccello che diede in utilizzo la stessa a un pescatore.
Leggenda o meno, non sottovalutate Tioman. Non c’è niente di più difficile che rendere giustizia ai giochi cromatici di onde e riflessi che si specchiano nel mare. Usate sempre l’antiriflesso e mettetevi controluce: per non trovarvi, all’atto del riversamento, i verdi del mare “impastati” con le sfumature dei blu del cielo. Per le escursioni all’interno scegliete sempre l’obiettivo paraschizzi: le passeggiate lungo le cascate sono splendide ma deleterie per le telecamere.

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E le città?

Kuala Lumpur dall'alto
Kuala Lumpur dall’alto

Molto più gestibili sono i video fatti in città. Dove l’unico inconveniente sembra essere la velocità. Perché, se al centro della foresta pluviale le riprese sembravano statiche, o per dirla in linguaggio televisivo-cinematografico”freezzate”, tanto erano “gelate” in una dimensione spazio-temporale parallela, nelle città ogni situazione deve competere con velocità e dinamicità.  Sintomatica a tale riguardo è Kuala Lumpur, capitale della Penisola Malese. Un milione e mezzo di abitanti popolano la down-town.

A questi si aggiungono gli oltre tre milioni e mezzo che, dimorando nell’area dell’hinterland, si riversano quotidianamente, secondo i dettami dell’orario d’ufficio, verso il centro. Esodo che si trasforma in controesodo altamente inquinante sul fare del tramonto. Di qui è facile immaginare la congestione e il traffico.
La conseguenza inevitabile di una situazione di questo tipo è data dai colori: il cielo di KL è raramente limpido. In parte per il tasso di umidità presente nell’aria e poi perché le polveri pesanti, nelle più disparate “nuances” della scala di grigio, superano costantemente il livello di guardia.

Vedette del palcoscenico di Kuala lampur le Petronas Tower

Torri Petronas
Torri Petronas

Se avrete tuttavia la fortuna di svegliarvi dopo una notte di pioggia e vento, scoprirete KL completamente diversa da quella che avete conosciuto fino a quel momento. Ecco giunto il momento di assecondate il vostro desiderio di immortalare il più a lungo possibile le due gemelle giganti, “vedettes” del palcoscenico della metropoli. Sono loro: le Petronas Tower che si stagliano nello skyline assecondando i colori, istante dopo istante, della cornice in cui sono inserite. Sole, cielo, nubi, illuminano le loro finestre in un gioco di magici specchi.

Urgono i rinforzi: prendete il cavalletto, fino a questo punto del viaggio bistrattato e posizionate la vostra digitale fissa in un luogo. L’importante è che la location deputata sia prospiciente le Petronas nonché in posizione elevata. A questo punto, se avete almeno un’ora di tempo da dedicare a tale esperimento, inserite la funzione del “time slice” – presente in quasi tutte le digitali consumer – e settate la telecamera in modo che filmi un secondo per ogni minuto. Il risultato sarà una clip di sessanta secondi, costituita da una sequenza di fotogrammi che daranno l’idea della metamorfosi cromatica delle torri e della velocità di questa metropoli.

Fra gli incensi di Malacca

Chiesa di Cristo a Malacca
Chiesa di Cristo a Malacca

Dall’esasperata rapidità di una city che vive il futuro nel presente, alla concreta realtà di una chiassosa città: Malacca. Divise da un ponte le due facce della stessa medaglia: da una parte il brulicante mercato cinese in cui voci di etnie diverse si mescolano ai profumi delle spezie che provengono dai retrobottega delle cucine fumose e dall’altra la Malacca coloniale, estremamente “dutch, british, portugues”, se non fosse per quei curiosi mezzi di locomozione, i “trischaw” di cui è popolata e gli oziosi felini accasciati sugli usci delle porte.

Malacca, la guardiana degli stretti, è per il video-maker un vero splendore. Piena di angoli da scoprire, di negozi d’antiquariato da immortalare in tutti i dettagli. Una controindicazione: nella parte cinese, il rischio è quello di perdersi nei particolari a scapito di quello che può regalare, invece, una prospettiva d’insieme.

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Tappa d’obbligo la via delle religioni. Qui, felicemente in ordine sparso, un tempio indù, uno buddista, la chiesa cattolica e una moschea. Ancora una volta, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Anzi, la cosa migliore è proprio evitare di scegliere e filmarli tutti in questo trionfo di incensi e di riti. Per una volta rispettate il silenzio, in modo da potere utilizzare l’audio ambiente di questo momento. Affinché questi fotogrammi diventino ricordi. Ricordi di un passato che nel futuro prossimo diverranno un frammento di televisione.

Glossarietto televisivo

Fotogrammi malesi

Audio Ambiente

– Tutti i rumori di fondo che, di solito, vengono “oscurati” durante la fase della post-produzione chiamata sonorizzazione.

Betacam – Tecnologia di registrazione professionale detta comunemente beta, che utilizza cassette di dimensioni ridotte, con nastri della misura di mezzo pollice, garantendo un’elevata qualità delle immagini. Indica anche la telecamera professionale portatile della troupe leggera – ENG – che consente anche operazioni di editing, il cosiddetto “montaggio in macchina”.

Cameraman – Operatore alla telecamera.

Location – Il luogo prescelto per filmare.

Freeze – Con la dicitura “freezzare un’immagine”, s’intende la ripetizione di uno stesso frame, o fotogramma, per una durata di tempo più o meno prolungata.

Fotogramma – Ogni singola immagine che compone una sequenza video. Il numero di fotogrammi varia a seconda dello standard preso a riferimento. Se lo standard PAL prevede 25 fotogrammi al secondo, lo standard NTSC arriva fino a 60.

Montaggio – Ricostruzione del racconto secondo la sceneggiatura ed eventuali varianti mediante tagli e riunione dei pezzi di filmato. La fase del montaggio è anche nota con il nome di post-produzione. Se il programma non è in diretta, in questa fase viene effettuato il trattamento finale delle immagini e l’eventuale sonorizzazione, duplicazione e archiviazione del materiale registrato.

Sbollate – Immagini fuori di bolla, ossia non perfettamente in asse con il terreno.

Autofocus – Ossia fuoco automatico. Funzione presente di default nelle digitali consumer, attraverso cui è settata in automatico la lunghezza focale.

Per lunghezza focale si intende la distanza fra l’obiettivo di una normale camera da presa e il piano focale che è più o meno uguale alla diagonale del negativo o del campo dell’immagine. Se equivale alla diagonale del formato del negativo si dice che è normale, cioè riproduce verosimilmente la vista dell’occhio umano; al contario se è inferiore alla diagonale del formato del negativo si dice che è un obiettivo “grandangolare” (che tende cioè a riprendere grandi porzioni di spazio con accentuato fenomeno prospettico); se è superiore alla diagonale del formato del negativo si dice che è “teleobiettivo”, tendente a schiacciare i piani prospettici e a comportarsi come una lente d’ingrandimento.

Scalettatura – Prima stesura dello sviluppo delle azioni del racconto in successione temporale.

Set – Luogo deputato alle riprese, dove si montano le scenografie.

Speech – Voce dello speaker che sostituisce la traccia di audio guida precedentemente posta.

Time Slice – Letteralmente “fetta di tempo”. Settaggio di una telecamera grazie al quale vengono registrati solo una quantità definita di secondi al minuto.

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