“Orang Utan”, cioè le persone, gli esseri della foresta.
Una storia particolare quella che racconta il Centro Sepilok, Sabah il più grande del mondo, quattromilacinquecento ettari di giungla vicino a Sandakan (cinquanta minuti di volo da Kota Kinabalu) sulla costa nord orientale del Borneo.
Piantagioni che avanzavano, taglio del legname e cacciatori senza scrupoli stavano decimando la popolazione di questi primati.
Nel 1964 si decise di intervenire, facendo quello che si fa ancora adesso: prendersi cura degli “orfani”, allattarli, abituarli lentamente a rendersi indipendenti e reinserirli poi nella giungla.
Uomini allo “specchio”
Semplice? No. Non sempre è possibile, ma resta l’alto valore dell’esempio. I primati in questione, nome scientifico “Pongo pygmaeus”, hanno il 96,4 % dei geni uguali a quelli dell’”Homo sapiens sapiens”. Impressionante? Certo. E non basta osservarli nei loro atteggiamenti umanoidi, che sembrano voler esprimere delle attitudini, se non proprio dei sentimenti.
Forse, però, avevano già capito tutto gli aborigeni quando, per indicarli, scelsero quel nome ambiguo: “esseri della foresta”. Esseri che normalmente non si vedono, vista la loro timidezza, che viene superata solo con uno stratagemma dai ranger del parco: il cibo, alla stessa ora, due volte ogni giorno.
Di fronte a quell’esca, gli orang utan escono dalla verzura e attaccati alle corde che portano alla piattaforma del cibo avanzano come giocolieri fino al latte e alle banane, per poi riprendere la via della giungla. Ci scappa, naturalmente, anche qualche bel quadretto, fatto di espressioni e posture particolari, ma la sostanza è quella: alle dieci e alle quindici alla piattaforma (anche questo rispetto degli orari dei pasti dei primati non è un segno di affinità con l’uomo?); un appuntamento da non mancare e la sicurezza di vederli. E così, timidezza o no, molti sono gli osservatori quotidiani di quel pasto che tentano di indovinare quelle affinità che la genetica ci suggerisce.
Orang Utan, ma non solo
Il Centro di Riabilitazione si occupa anche di rinoceronti e di elefanti feriti, ha approntato una serie di sentieri nella giungla (piattaforme di legno rialzate) per osservare anche altri animali; dispone di un teatro dove si proietta il video che racconta la storia del recupero degli orang utan e un centro documentazione. Non lontano, a Labuk Bay (un’ora d’auto da Sandakan), c’è il Proboscis Monkey Sanctuary, una foresta costale di mangrovie dove si possono vedere le rare scimmie dalla proboscide.
“Sabah è uno dei grandi tesori di vita selvaggia del pianeta”, dice David Attenborough, e c’è da credergli. Basta pensare alla “Rafflesia”, il più grande fiore mai visto, dalla più grande pianta parassita del mondo; o al fatto che la foresta pluviale qui ha centoquaranta milioni di anni, mentre quella amazzonica è vecchia “solo” di sessanta milioni.
Barriera corallina, vulcani, le montagne più alte di questa parte di Asia, che culminano con il monte simbolo, il dentato Kinabalu (4093 metri), la “testa del Borneo”, che onora anche la bandiera dello stato; cascate imponenti, giungla tropicale, il Sabah, la “terra sottovento”, come la chiamano da queste parti per via dei regimi monsonici particolari, è terra di conservazione della natura.
Mahedi Andau, uno dei pionieri locali in questo campo, dice che tutti gli esseri viventi hanno quattro bisogni: cibo, acqua, riparo e spazio, e che il Sabah dei parchi glieli può offrire. Dice anche che la conservazione della natura è un valore economico. Questa consapevolezza ha portato uno stato, diventato ricco con il petrolio, a dirigere la sua attenzione in quella direzione.
Lo spettacoloso Sabah dei “parchi”
I parchi del Sabah sono sei: tre marini, uno montano e due di giungla. Il più famoso è il Kinabalu Park (754 kmq), che vanta anche l’appartenenza alla famosa lista Unesco Patrimonio dell’Umanità. Per salire alla cima occorrono una guida e due giorni, ma lo spettacolo è assicurato.
Il Centro del parco racconta la storia e le specie di uccelli, insetti, piante che qui abitano. Come le carnivore giganti “Nepenthes villosa” e “tentaculata”, i “basket fungus”, i rododendri. Vicino, le Poring Hot Spring sono delle sorgenti d’acqua sulfurea. È stato costruito un parco con vasche all’aperto e un sentiero che si addentra nella giungla fino alla cascata.
Una piccola parte del vicino Crocker Range National Park è dedicato alla Rafflesia (Rafflesia Conservation Area), con un sentiero che permette di ammirare questa pianta parassita e i suoi rari e strani fiori che fioriscono tutto l’anno.
Turtle Island Park si trova ad un’ora e mezza di barca da Sandakan, nel mare di Sulu e sulle isole di Selingan, Bakungan Kecil e Gulisan. È il luogo di deposizione delle uova delle tartarughe verdi e delle tartarughe “hawksbill” che, curiosamente, si riproducono soltanto nel luogo dove sono nate. Se ci si immerge si ha il privilegio di vedere le tartarughe che si muovono come ballerine nell’acqua. Alla sera, sulla spiaggia, depositano le uova con un rito che prevede di scavare un buco e poi ricoprirlo prima di rituffarsi in acqua.
Tabin Wildlife Reserve (quarantacinque minuti di volo da Kota Kinabalu, poi un’ora in auto) è un’enorme foresta pluviale di centoventimilacinquecento ettari, nella parte est dello stato. Vi si trovano l’elefante asiatico, il rinoceronte di Sumatra, l’orang utan, la civetta malese, il cinghiale, oltre alla rigogliosa flora del Borneo.
Una curiosità è il parco agricolo di Tenom (a tre ore d’auto dalla capitale del Sabah), con il suo Centro di Ricerca sulle Api e sulle Orchidee. Quattro delle nove specie conosciute di api vivono qui e quattrocento delle millecinquecento varietà di orchidee anche. È la più ricca collezione di orchidee del Borneo.
Coralli di tutte le forme
Kota Kinabalu, detta KK, è la capitale dello stato. Città distrutta nella Seconda Guerra Mondiale, si presenta con moderni edifici e strade funzionali ma senza grande fascino. È tuttavia la base di partenza per ogni escursione nel Sabah.
Vale la pena compiere una gita alla vicina isola di Sapi (quindici minuti di barca), che fa parte del parco Tunku Abdul Rahman. Cinque isole con barriere coralline (coralli del cervello, coralli a lattuga) e sentieri nella giungla su Gaya e Manukan. Da novembre a febbraio la stagione del plancton attira il krill che a sua volta attira lo squalo balena.
Altro parco marino è il Pulau Tiga, uno dei posti migliori per l’immersione, sia per l’alta visibilità in acqua sia per la barriera corallina e i suoi abitanti, come ad esempio le seppie. Il battello, poi, porta anche a Labuan, ma ormai la poesia ha lasciato il passo al business, e l’isola è diventata porto franco.
Notizie utili
Come arrivare
Malaysia Airlines tra Fiumicino e il KLIA, l’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur. Da qui si prende un volo per Kota Kinabalu (due ore), la capitale del Sabah. Per il parco degli oran utang c’è ancora un volo di 50 minuti per Sandakan.
Informazioni
Sabah Tourism, Jalan Gaya 51, Kota Kinabalu, telefono 088.212121 www.sabahtourism.com
Sabah Tourist Guide Association, Jalan Tuaran, Kota Kinabalu, telefono 088.430739
Clima tropicale, tra i 21 e i 32° C, piovosità di 2500 millimetri all’anno
Telefono: il prefisso internazionale è 0060, per l’Italia 0039
Parchi
Sepilok Orang Utan Rehabilitation Centre, bus o taxi da Sandakan (quaranta minuti)
Attività
Borneo Nature Tours, telefono 089.880207
Hotel
Promenade Hotel, Api-Api Centre, Kota Kinabalu, telefono 088.260888
Hotel Shangri-la, Kota Kinabalu, telefono 088.212800
Sepilok Jungle Resort, telefono 089.533031, per dormire a due passi dagli orang utan, tra i suoni notturni degli hornbill o dei gibboni. www.borneo-online.com.my/sjungleresort
Ristoranti
Ocean Seafood Restaurant, Kota Kinabalu, il migliore in città per il seafood
The English Tea House & Restaurant, Collina di Sandakan, casa coloniale con parco e magnifica vista sulla baia
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