“Stockholm on the rocks”
non è soltanto uno slogan. È il paesaggio quotidiano, lo status invernale della capitale svedese. Quando le fredde correnti siberiane incontrano l’umidità baltica dell’arcipelago e dei molti laghi che avvolgono Stoccolma, quello è il tempo del ghiaccio.
Un tempo che va da ottobre-novembre a marzo-aprile, anche se i due mesi centrali sono gennaio e febbraio. Allora i cristalli ricoprono spessi le vie d’acqua, regalando altrettante superfici su cui scivolare. E scivolare sul ghiaccio è un’esperienza talmente famigliare, in Svezia, da risultare perfino banale.
È naturale scivolare, con padronanza della situazione, sui marciapiedi ghiacciati in città e sulla neve ghiacciata in campagna. Il precario equilibrio invernale è quindi diventato una condizione comune per tutti; accettata e, a volte, ricercata. Basta recarsi in un qualsiasi parco cittadino dove le piste di pattinaggio sono uno spazio consueto, animato da bambini e ragazzi. Come in ogni città che ha un inverno che si rispetti.
Pattini come secondi piedi
Ma Stoccolma è diversa. Latitudine e cultura ne fanno una città di pattinatori, una capitale della “scarpa lamata” per eccellenza. Almeno alla pari di altri luoghi, magari più famosi in questo campo, come l’Olanda, ma che non hanno la stessa situazione di ghiaccio metropolitano. Il suo slogan turistico “Beauty on Water” si può tranquillamente convertire in “Beauty on Ice“, perlomeno in inverno, negli anni buoni e nei tempi buoni, perché il ghiaccio non è una condizione regolare, ma soggetta ai capricci delle stagioni, anche qui in Scandinavia. In un inverno “normale”, i pattinatori si vedono sulla metropolitana e sui bus al mattino presto, isolati o in gruppi, pronti ad affrontare gli specchi che il gelo ha reso praticabili.
Il pattinaggio in questione prevede pattini lunghi e sottili, applicati agli scarponcini come una suola aggiunta. Poi i bastoncini, e due coltelli-ramponi, uniti da corda e appesi al collo, da usare nel caso, non infrequente, che il ghiaccio si rompa e si cada in acqua. Questi ramponi-lame permettono di far leva sui margini del buco di ghiaccio per arrampicarsi e portarsi rapidamente in salvo, evitando il congelamento. Calzati i pattini e trovato l’equilibrio, non resta che muovere alternativamente le gambe, una di spinta e una di scivolamento, aiutandosi con i bastoncini, sia per l’equilibrio sia per la spinta. I più allenati si spingono soltanto con le gambe e non usano quasi mai i bastoni, oppure ne hanno uno solo, magari più lungo. Fin qui la tecnica.
Cento anni di “soci” pattinatori
Ma questo pattinaggio ha anche una sua poetica. Quella della natura, invernale, essenziale, bellissima nella sua immobilità. E quella del gesto, sportivo ed avventuroso, coinvolgente proprio perché insolito. Ne sanno qualcosa i circa diecimila soci del SSSK (Associazione Stoccolmese di Pattinaggio su Ghiaccio), un’istituzione nata nel 1901 che è il motore di questo sport e dei tour che vengono organizzati durante tutto l’inverno. Ogni sabato e domenica mattina gruppi di tutte le età (anche molte signore dai capelli bianchi) si ritrovano in bus per raggiungere i dintorni della capitale e fare la loro escursione settimanale, che varia da 30 a 100 chilometri, pranzo al sacco compreso. Un modo per sentirsi “comunità”, il valore antico del club. Pattinare con “quelli del club” è un vero piacere. Non soltanto per la sicurezza che trasmettono, cosa peraltro non trascurabile in uno sport in cui contano molto prudenza ed esperienza, ma anche per le risorse infinite di posti che conoscono e per la naturalezza con cui affrontano l’escursione. Si apre allora un paesaggio magnifico, l’essenza del freddo e del bianco, con quelle tracce e figure delicate che i pattini disegnano sul ghiaccio. Se l’emozione legata al ghiaccio e al suo spessore è una costante, resta da respirare la solitudine intensa dell’inverno scandinavo, quel senso di comunione con il mondo ghiacciato, con i colori che si confondono in pennellate indistinte, specie nelle giornate in cui il cielo bianco abbraccia il ghiaccio sotto i piedi.
Pattinare nei luoghi dei Re e delle Regine
Brunnsviken è uno dei luoghi più affascinanti. Lì c’è il Parco Reale di Haga; lì c’è il Padiglione della Regina Cristina e la più vecchia locanda di Stoccolma. È un ambiente urbano, un braccio d’acqua gelata circondata da un parco di grandi alberi. Un luogo quasi intimo. Altra meta frequente è sul Mälaren non lontano da Drottningholm, la residenza della Famiglia Reale. Il lago offre infinite insenature, isolotti, ripari e rocce. Da uno dei moli si scende e si calzano i pattini, sentendosi un po’ sperduti per il grande spazio che si ha davanti. Il ramo del lago, infatti, è ampio, e i colori invernali non consentono di indicare chiaramente limiti e direzione.
Il ghiaccio non è uniforme, dato che risente delle condizioni in cui si è formato. Piccole asperità, onde fermate dal gelo, avvallamenti, neve caduta o riportata dal vento, tutto contribuisce a rendere il pattinaggio una cosa non automatica. Bisogna cioè prestare attenzione alla pattinata, essere pronti all’ostacolo. È anche questo il fascino di uno sport che è vera escursione e non semplice spostamento veloce. Intorno al castello del Re, morbide colline striate per l’aratura autunnale che la neve riporta come carta carbone, piccoli boschi di conifere che danno il segno verticale al paesaggio, canne di un giallo vivo sulle rive. E qualche sparuta fattoria, o casa di campagna. Anche Strängnäs è appena fuori città. Una cittadina storica, dove fu eletto re Gustav Vasa, il fondatore della Svezia moderna. Qui il Mälaren dà il meglio di se, con i suoi bracci che si rincorrono, isolotti che nascondono prospettive, baie che si aprono all’improvviso. Sembra un labirinto di ghiaccio, un grande gioco che ammalia, salvo doversi ad un certo punto fermare per un picnic ristoratore su una roccia di granito bella, tonda e rassicurante. Già, perché il gioco potrebbe continuare all’infinito, svolta dopo svolta, pattinata dopo pattinata.
Pattini e windsurf: nuove emozioni
Se il SSSK si dedica soltanto ai suoi membri, con qualche occasionale invitato, è al Friluftfrämjandet o a Eventseven che ci si può rivolgere per un tour guidato. Con le stesse caratteristiche simili a quelle dei Pattinatori Stoccolmesi: bus mattutino, escursione in gruppo, stop per un picnic all’aperto. Naturalmente bisogna noleggiare l’attrezzatura, ma nella capitale non c’è problema a trovarla.
C’è anche un altro modo di pattinare: agli inizi del Novecento, infatti, molti pattinatori usavano anche una vela su un telaio a croce, un modo per muoversi con il vento e provare nuove emozioni. La versione moderna di questa tecnica prevede invece un telaio a due pattini, con sedile su cui si prende posto, e una vela simile a quelle da windsurf. Aspettando le folate di vento. In questo caso lo sport è più difficile e richiede una buona preparazione. Il mezzo prende grandi velocità, ed è un piacere scivolare sul ghiaccio come su un tappeto. Ma questa è un’altra storia, anche se riflette ancora una volta l’amore per l’inverno e il freddo. C’è infine una dimensione familiare del ghiaccio: basta andare a Hellasgärden, nella periferia sud-est, per osservare gli svedesi in un giorno qualsiasi. Lì, tra rocce arrotondate e betulle, bambini delle scuole e nonni, neo mamme e adulti nel tempo libero pattinano sul lungo percorso del lago.
Equipaggiamento
C’è un negozio che meglio interpreta questo “movimento” svedese: è Naturkompagniet (Kungsgatan). Qui si può trovare tutto il materiale, la documentazione e i consigli per fare bene. E magari incontrare il “popolo del ghiaccio” prima di cominciare l’avventura, e vedere quale passione lo anima. L’equipaggiamento è fatto da scarponcini, pattini che si attaccano agli scarponcini, abbigliamento invernale (compresi occhiali da ghiacciaio e guanti), uno zaino che deve comprendere vestiti di ricambio, bevande calde, cibi energetici (tutti in sacchetti impermeabili) e il materiale di sicurezza (ramponi-lame a mano da appendere al collo, isdubbar in svedese; un fischietto per chiedere soccorso; un bastone-sonda per il ghiaccio, in genere è la guida ad averlo; una corda di soccorso).
Hockey
Il Globe Arena è una “palla” enorme inserita nel tessuto cittadino, il luogo dello sport e della musica. Qui, in febbraio, si tengono gli Swedish Hockey Games, un torneo tra le nazionali più forti del mondo in questo sport. È un altro aspetto del ghiaccio e del rapporto che gli svedesi hanno con esso.
Le partite di hockey si possono vedere in questa splendida cornice, con un megaschermo a riproporre le immagini, e un ristorante veranda che dà sul campo da gioco. Nell’hockey la geometria è tutto, e dall’alto, con il caldo tifo degli svedesi, lo spettacolo è assicurato.
Informazioni utili: https://visitsweden.it/
Per le attività:
Associazione Stoccolmese di Pattinaggio su Ghiaccio, www.sssk.se e www.frilufts.se