Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Il “Carnaval” del Nordeste brasiliano

Bahia

Bahia, Olinda, Caruaru. Tre città nelle quali il carnevale è qualcosa di genuinamente diverso rispetto al celebrato e famoso carnevale del Sambodromo di Rio

Bahia

“Il carnevale è invenzione del diavolo che Dio ha benedetto”

, canta Caetano Veloso, artista di Bahia, in una sua celebre canzone carnevalesca. Invenzione geniale quella di “smascherarsi”, almeno una volta all’anno, mollare i freni inibitori per mostrarsi come si è: nella danza, nell’eccesso, nella trasgressione; “benedetta”, perché accettata socialmente, lecita e sacrosanta.

Da festa di corte a festa di popolo

Bahia Sfilata
Sfilata

Il carnevale di Bahia nel suo duplice aspetto, quello “elettrico” dei trios e quello “acustico” di matrice africana è un fenomeno complesso e imperdibile nel panorama brasiliano. Sviluppatosi dall’entrudo portato dai portoghesi, intorno al 1840 il carnevale era una sorta di festa di corte, di ballo in maschera, che celava il tentativo dell’élite di stabilire una cultura di stampo europeo dalla quale il popolo veniva escluso. Ma, nel 1870, con le prime associazioni carnevalesche che portarono in corteo le loro mascherate, il fenomeno divenne estremamente popolare e sfuggendo di mano a chi lo aveva istituito, anche come strumento di separazione, divenne al contrario il luogo sospeso in cui tutto era possibile, persino il crollo delle barriere sociali.
In seguito all’abolizione della schiavitù, avvenuta in Brasile il 13 maggio del 1888, il carnevale di Bahia divenne anche un dispositivo di invenzione della libertà, un palcoscenico dal quale proclamare e consolidare la propria identità, come avvenne a partire dal 1895 con il gruppo “Ambasciata Africana” che sfilava con orgoglio per le strade di Salvador portando il proprio arsenale simbolico, quello di un’Africa civilizzata e colta, fondamentale per la costituzione della identità brasiliana.

Nel ricordo dell’Africa

Il gruppo afro Olodum nella piazza a Bahia
Il gruppo afro Olodum nella piazza a Bahia

L’aspetto africano del carnevale di Bahia ha avuto, poi, a partire dagli anni Settanta un ulteriore sviluppo. Gruppi come l’Ilé Ayé e Olodum hanno cambiato i connotati della città attirando turisti da tutto il mondo proprio per la loro connotazione rivolta a valorizzare i segni distintivi della cultura nera.
A partire da questo movimento, che ha interessato per i suoi stimoli musicali artisti internazionali come Paul Simon (che nel 1998 registra un disco con il gruppo Olodum) e Michael Jackson che ha girato un video clip nella piazza del Pelourinho, la città, capitale di fatto della cultura afrobrasiliana, è diventata un punto di riferimento anche per gli afroamericani, sempre più numerosi tra i turisti in cerca delle proprie radici.

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Pelourinho, quartiere storico di Bahia
Pelourinho, quartiere storico di Bahia

Il quartiere storico per seguire i gruppi afro è il Pelourinho, cuore del centro coloniale. Celebrazione del corpo nella sua essenza vitale, più che nella sua accezione estetica (come avviene nel carnevale di Rio de Janeiro) il carnevale di Bahia si basa sulla partecipazione di tutti, sulla danza, sul senso di appartenenza ad una folla primordiale, alla razza umana, in tutto il suo caleidoscopio di colori. Durante i quattro giorni di estenuante scatenamento le chiavi della città sono state consegnate all’uomo più grasso che si potesse trovare in città, Rei Momo, trasfigurazione laica di Exù, messaggero degli dei africani: Exù il compare, signore della sregolatezza e dell’eccesso, alimentare, sessuale, alcolico che sia. E’ lui, secondo la religione afro-baiana, chiamata candomblé, ad aprire il cammino dell’esistenza umana o a sbarrarlo. Il carnevale è suo.

Ballando in treno a Olinda

Corteo per le vie di Olinda
Corteo per le vie di Olinda

Anche un po’ più a nord, a Olinda, che prende il nome dall’esclamazione di meraviglia del suo fondatore, il portoghese Duarte de Coelho, che un bel mattino del 1535 fece volare lo sguardo dalla collina verso la baia e dicendo “Oh, linda situação para fundar uma vila” (Oh, bella situazione per fondare una città), battezzava quella che sarebbe stata la capitale dello stato di Pernambuco. “Oh linda cidade para viver um carnaval’” gli fanno il verso quelli di Mestre Ambrosio, gruppo musicale di punta della nuova musica d’ispirazione popolare.
Infatti in questo gioiello dell’architettura coloniale, Patrimonio dell’Umanità decretato dall’Unesco, si vive uno dei carnevali più attraenti e allo stesso tempo meno “tumultuosi” del Brasile, il terzo dopo quello di Rio e Salvador da Bahia, per importanza storica e per partecipazione. Le sue caratteristiche partono, come sempre in Brasile, dalla musica che qui non è il samba di Rio, né l’afoxé di Bahia. Si chiama frevo il ritmo principe che agita la folla tra le casette colorate della rua do Amparo, il centro vitale della pulsazione carnevalesca di Olinda. Frevo deriva da ferver, bollire, e rimanda all’idea di una moltitudine danzante, in ebollizione, come percossa dalla stessa corrente elettrica.

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Ombrellini al vento e cortei a ritmo di tamburi

Maracatú il corteo danzante
Maracatú il corteo danzante

I danzatori, come a sottolineare la leggerezza della danza, hanno abiti svolazzanti e usano un ombrellino passandolo con destrezza sotto le ginocchia e lanciandolo in aria, per riprenderlo subito al volo con maestria da giocolieri. L’altro fenomeno culturale che distingue fra tutti il carnevale di Olinda è il Maracatú. Si tratta di uno strepitoso corteo danzante che ha la sua origine nel XVII secolo, tempo della cosiddetta “incoronazione del re del Congo”, secondo la quale ogni gruppo di schiavi eleggeva i propri rappresentanti, che venivano poi portati in corteo abbigliati come veri e propri sovrani. Il fenomeno ha oggi una grande importanza per la sua componente africana che si concentra nella musica irresistibile dei tamburi che fa danzare la folla e nelle due bambole calungas, portate da due ancelle, nelle quali si nascondono amuleti e segreti degli spiriti-orixás.

Carnevale in treno

Treno in festa al ritmo del "forrò"
Treno in festa al ritmo del “forrò”

Da Olinda, anzi dalla stazione della vicinissima Recife, parte un treno molto speciale che due volte all’anno percorre 137 chilometri in 10 ore, danzando. E’ il treno del forrò, proposto dalla Serrambi Turismo di Recife (rua da Amizade, 38, tel.052-4235000), per un viaggio indimenticabile fino a Caruaru. Otto vecchi vagoni pieni di bandierine colorate, una orchestra per vagone formata dalla tradizionale zabumba (gran cassa), triangolo e fisarmonica, e finestroni aperti sulla campagna, sulle piantagioni di canna da zucchero, sulle montagne, sui cieli altissimi del sertão. Si danza al ritmo del treno mentre il fuori e il dentro si mescolano al suono della fisarmonica, in ogni stazioncina ci si ferma per ballare con la gente del posto, mangiare qualcosa di tipico, bere una birra gelata. Poi il treno riparte, danzando per la prateria.
Il viaggio è aperto a tutti, basta comprare il biglietto, circa 25 $, che comprende, oltre al viaggio “musicale”, acqua, birra e bibite, un’assistenza medica in caso di necessità, maglietta e cappellino, nonché viaggio di ritorno in moderno bus con aria condizionata, che da Caruaru riporta a Recife in due ore, con varie partenze nel corso della notte, fino al giorno successivo.
Caruaru è il punto di arrivo del treno “danzante” che viene accolto da una città in festa dove il forrò regna incontrastato. Questa danza tipica del nordest del Brasile (regione che comprende gli stati di Bahia, Cearà, Pernambuco, Sergipe, Paraiba, Piauì e Alagoas) ha in Caruaru, una vera e propria capitale, il cui carnevale dal clima paesano e genuino ruota proprio intorno a questa danza nata dall’incontro dei ritmi americani con le ballate di paese.

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Musiche d’Autore

Il museo dedicato a Luiz Gonzaga
Il museo dedicato a Luiz Gonzaga

Tra tendoni colorati pieni di giochi per bambini, palchi per ballare e orchestrine itineranti, concerti di star come Elba Ramalho e Geraldo Azevedo, c’è anche un museo dedicato al più grande interprete di questo genere musicale: Luiz Gonzaga. Lettere d’amore, cappelli da cangaceiro, fisarmoniche, ricordi e anche il testo originale dedicato alla cittadina di Caruaru, entrata così nella leggenda. La ballata “Na feira di Caruaru“, infatti ha reso celebre in tutto il Brasile questo grande mercato dell’artigianato nordestino, dove “tutto quel che c’è nel mondo puoi trovar.” Con i sapori genuini della carne alla brace, e della mandioca, il carnevale di Caruaru è molto lontano dalle rotte del turismo internazionale, e per questo può essere molto interessante per chi vuole scoprire una festa diversa da quella dei lustrini e delle piume di pavone. Qui si celebrano cose semplici con l’allegria mai vinta di chi sa apprezzare sempre, anche in condizioni materiali difficili, il lato bello della vita.

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