Lunedì 2 Dicembre 2024 - Anno XXII

Fondazione Minoprio, per lo studio del “verde”

Villa Raimondi

I “coltivatori della domenica”, conoscono lo sconforto di un trapianto fallito, di un rinvaso andato male, di una pianta che stenta a crescere. Per chi aspira a migliorare i propri (lodevoli) sforzi, ecco una scuola d’eccezione: Minoprio

Villa Raimondi, sede della Fondazione Minoprio
Villa Raimondi, sede della Fondazione Minoprio

Villa Raimondi è la sede della Fondazione che prende il nome da una delle due località del comune comasco di Vertemate con Minoprio. Nel corso degli ultimi anni intorno al corpo principale sono sorti altri edifici: le serre, i laboratori, il convitto. Quest’ultimo è in fase di ristrutturazione e sarà presto in grado di ospitare fino a centottanta persone. Persone che possono essere ospiti “temporanei”, la cui presenza è legata ad eventi e momenti particolari. Più spesso però sono gli ospiti fissi dell’Ipaa “Giordano dell’Amore” (Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente). Giordano dell’Amore è stato a lungo, e considerato “mitico”, Presidente della ex Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde.

Formazione, anzitutto

Fondazione Minoprio Il convitto
Il convitto

L’Ipaa è in primo luogo una scuola di formazione post obbligo, che si evolve in funzione delle novità introdotte dalla riforma scolastica; in particolare tiene presente le esigenze che caratterizzano il mercato del lavoro.
La prima tappa è di tre anni, con una qualifica intermedia di Operatore Agroambientale; si può decidere poi, come spesso accade, di proseguire per altri due anni, fino a ottenere un diploma. Una volta ottenuto permette di iscriversi, per chi lo desideri, all’università: succede nell’ottanta per cento dei casi.

Giovani e giovanissimi studiano nel verde, spesso lontani da casa per lunghi periodi. In un’età in cui il desiderio di emancipazione non è ancora pienamente espresso né rivendicato. Oggi fanno un po’ sorridere le “regole” per gli ospiti del convitto agli albori della Fondazione. Regole quali: sveglia all’alba, mezz’ora di esercizio fisico davanti alla finestra spalancata, letti rifatti prima di colazione e via di seguito. Rimane comunque il valore profondo e importante che gli educatori svolgono, non solo a livello professionale ma anche – e viene spontaneo sottolineare “soprattutto” – a livello umano.

Una scuola di “verde” e di “vita”

Il Centro Agricolo, un laboratorio di formazione a cielo aperto
Il Centro Agricolo, un laboratorio di formazione a cielo aperto

L’attenzione alle persone ha portato la Fondazione ad attivare non soltanto corsi di formazione per così dire classici (formazione professionale, post-diploma e post-universitaria, oltre alla già citata post-obbligo), ma anche corsi che facilitino un reinserimento nella società con una ritrovata dignità personale.
Dalla consapevolezza che lavorare nel verde ha anche un valore terapeutico, la Fondazione ha dunque pensato ai “diversamente abili”, a chi ha problemi psichici o storie di abusi e maltrattamenti alle spalle, a chi in prigione ha saldato il proprio conto con la giustizia e vorrebbe guardare “fuori” con occhi diversi. Di qui, ad esempio, l’idea di un corso nel 2003 in collaborazione con il carcere minorile Beccaria di Milano.

E ancora, a chi un lavoro non l’ha più per i motivi più diversi, e vuole riqualificarsi, magari utilizzando poi lo sportello interno del lavoro, attivo fin dalla metà degli Anni Ottanta. Ma la formazione non si ferma a livello, per così dire, nazionale. Si guarda anche fuori dai nostri confini, aderendo a progetti come quello nato nel 1992 e che è conosciuto sotto il nome di Progetto Nymphea.
Dodici istituti agrari a indirizzo ambientale si unirono in quell’anno per favorire gli scambi internazionali di studenti e insegnanti, creando così la possibilità di un accrescimento per i giovani ma anche una forma di aggiornamento per gli insegnanti. Oggi il progetto è ancora attivo, e si poggia soprattutto su attività di formazione a distanza. Non è però rimasta un’esperienza isolata, ma è stata affiancata da programmi dell’Unione Europea.

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Ricerca e sperimentazione

Le ricerche nei laboratori del Mirt
Le ricerche nei laboratori del Mirt

Accanto al compito educativo, la Fondazione si propone anche obiettivi di ricerca e sperimentazione, che nascono e si sviluppano all’interno del Mirt (Minoprio Ricerca e Trasferimento). In un periodo in cui la ricerca pura si fa spesso all’estero, ad esempio nei laboratori di ricerca e sviluppo delle aziende produttrici di fitosanitari, il Mirt si è orientato diversamente.
L’idea di fondo è quella di trasferire i risultati della ricerca sottoponendoli a test immediati, ottenendo così risultati e verifiche sul campo. Ecco allora che, in collaborazione con la Regione Lombardia, vengono ad esempio promossi studi su nuove specie ornamentali, così come ci si batte per il recupero di specie autoctone rare o considerate a rischio.

Nella serra di trasformazione, a distanza di anni, si ricordano ancora con orgoglio i risultati ottenuti dalla manipolazione di un tipo di crisantemo coreano. La varietà che risultò, nei toni del giallo bianco e rosso, non venne allora brevettata, ma è ancora oggi in commercio e a Minoprio ne sono fieri. Anche se, forse, con una punta di rammarico per l’occasione perduta.

Il Centro Agricolo

Le Serre
Le Serre

Accanto al Mirt si colloca il Centro Agricolo, sessantacinque ettari coltivabili di proprietà della Regione ma gestiti attraverso la Fondazione Minoprio. Quello che potrebbe essere semplicemente un luogo di produzione per florovivaisti e privati, si trasforma immediatamente e, diremmo, naturalmente in un laboratorio di formazione a cielo aperto, un luogo in cui i ragazzi che studiano a Minoprio possono impratichirsi e rendere concreto tutto ciò che hanno letto e studiato sui libri.

Dal Mirt e dal Centro Agricolo nascono e si diramano poi mille altre attività: opere divulgative su tecniche di coltivazione, studio delle varie specie, consulenze ambientali, attività di analisi e certificazioni (MAC). Percorsi distinti, eppure fortemente correlati l’uno all’altro; un disegno complesso che si articola a partire dal cuore verde di Villa Raimondi: il parco della Fondazione Minoprio.

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Il parco

Fondazione Minoprio Il parco
Fondazione Minoprio Il parco

E’ la “visita” per eccellenza, qui. Il luogo entro cui perdersi, tra profumi e colori che esplodono da marzo a ottobre.
Anche il parco si è trasformato, nel tempo. Accanto alle centotrenta varietà di secolari camelie e alle collezioni di rododendri e azalee, che dipingono una ancor acerba primavera di splendidi colori, si affiancano collezioni più recenti, spesso dono di ex allievi, come i glicini, che si stringono alle arcate appositamente costruite per loro, con i grappoli gonfi di fiori di un indaco tenue e profumato.

Oppure possono essere dono di partner-fornitori collaudati, come è il caso della collezione di aceri giapponesi, le piccole foglie color mogano che in autunno sembrano fuoco liquido che gronda dai rami sinuosi e incurvati.
Seguendo il percorso che si snoda lungo i sentieri, si passa da vedute all’inglese, dove la natura è solo apparentemente lasciata libera di esprimersi, ma rispecchia invece disegni precisi e di largo respiro, a luoghi più vicini alla tradizione italiana, con le belle aiuole simmetriche e decorate da bulbose e annuali. I narcisi si mescolano così ai piccoli tulipani, mentre ai primi caldi una nuova varietà di “bellis” viene messa a dimora.

Passeggiate ritempranti

L'apertura al pubblico in primavera
L’apertura al pubblico in primavera

Si può scegliere di gironzolare da soli, oppure di seguire una delle visite guidate. Si può venire in un qualsiasi giorno della settimana e incontrare così qualche decina di bimbetti vocianti ed eccitati che pasticciano con terra e semi, impegnati in uno di quelli che nel nuovo gergo scolastico viene definito “laboratorio didattico”; a ben vedere, sembrano piuttosto immersi in un’inaspettata occasione di gioco e di stupita scoperta di un mondo segreto e straordinario.

Oppure si può decidere di capitare da queste parti durante una delle iniziative che, in primavera, vedono la partecipazione di alcuni degli studenti di Minoprio nelle vesti di insegnanti; con pazienza si dedicano a quei principianti e volonterosi giardinieri che, entusiasti, trascorrono numerosi fine settimana a trafficare come i bambini appena descritti.

Fiori e colori a Minoprio

La fioritura dei tulipani
La fioritura dei tulipani

Ogni anno la Fondazione Minoprio, Ente senza scopo di lucro che opera nel settore del florovivaismo e del giardinaggio, apre al pubblico il suo splendido Parco per la tradizionale manifestazione “Fiori e Colori di Primavera”. Quest’anno, tra l’inizio di aprile e la metà di maggio, i numerosi visitatori si sono deliziati vista e olfatto percorrendo il Parco in lungo e in largo.
Cosa hanno visto? Le splendide fioriture di diecimila viole, azalee, rododendri e di trentacinquemila tulipani dai colori vivacissimi. La serra tropicale e il giardino mediterraneo con le collezioni arboree e arbustive del Parco, che costituiscono uno dei più ricchi patrimoni botanici della Lombardia.

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Mostre di piante annuali e di oltre settanta varietà di gerani; l’osservazione delle api al lavoro ospitate in un’arnia di vetro con conseguente degustazione guidata di miele. Quindi, lezioni di giardinaggio, frutticoltura, floricoltura e orticoltura, tenute da insegnanti della Scuola della Fondazione con la collaborazione di giovani allievi.

I più noti marchi internazionali del settore (Compo, Fiskars) erano presenti per fornire preziosi consigli sulla cura delle piante in casa, in giardino e nell’orto e sull’uso delle attrezzature più diffuse per la cura del verde, non trascurando le relative dotazioni antinfortunistiche.
Per i bambini è stato realizzato un laboratorio didattico di giardinaggio: seguiti da uno staff di animatori, i piccoli ospiti hanno imparato a seminare e a invasare piante. Fra le divertenti attività didattiche i piccoli hanno poi realizzato strumenti musicali e collage, utilizzando il materiale vegetale presente nel parco.
Tutti, alla fine, hanno visitato la serra, acquistando piante verdi e fiorite, fruttifere e orticole.

Garibaldi a Minoprio

Giuseppe-Garibaldi e Rosina Raimondi
Giuseppe-Garibaldi e Rosina Raimondi

La leggenda vuole che Giuseppe Garibaldi sia passato anche di qui e che tra le camelie secolari che sorvegliano il lungo viale si sia innamorato della giovane Rosina, figlia unica del conte di Villa Raimondi. Gagliardo settantenne lui, ventenne intemerata e di non irreprensibili costumi lei: sposò sì l’Eroe dei due Mondi perché era incinta, ma purtroppo di un altro.
Al Comune di Vertemate con Minoprio i registri parlano chiaro: il matrimonio ci fu. Non è altrettanto chiaro, invece, quello che successe dopo. Sembra che la famiglia allontanasse in segreto la ragazza per farla partorire, mentre Garibaldi veniva avvisato, il giorno successivo al matrimonio, dell’infingardaggine della giovane sposa. Offeso, lasciava così di gran carriera la casa del suo sostenitore politico, nonché padre di Rosina: il conte Raimondi.

La linea di sangue si interrompe così, e la villa viene ereditata da rami cadetti della famiglia. Fino a quando, negli anni Sessanta, la famiglia Sibilia decide di donare la villa e il parco che la circonda, alla Banca Cariplo. Negli anni Ottanta, poi, la banca cede il tutto alla Regione Lombardia e la Fondazione Minoprio assume il proprio assetto definitivo: una proprietà pubblica gestita da una realtà privata.

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