Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Pizzighettone: uno “speciale” inviato tra storia, arte e buona cucina

Pizzighettone

Chiedo anticipatamente un doppio perdono al cortese lettore. In primo luogo perché torno su un argomento che mi sta particolarmente a cuore. In secondo luogo perché sull’argomento stesso mi dilungo (oserei dire) in termini quasi accademici, con distinguo e chiose da far invidia al baroccheggiante Giambattista Marino. Eccomi quindi a parlare di Turismo. E a esternare che la parola Turismo contiene tanti significati, concetti, accezioni, espressioni. Turismo, ad esempio, è una manifestazione di intelligenza. Uno viaggia perché è curioso, vuole vedere, e siccome considero la curiosità sinonimo di intelligenza, ecco dimostrata la mia teoria. Sono invece meno d’accordo sulla possibilità … Leggi tutto

Pizzighettone: uno “speciale” inviato tra storia, arte e buona cucina

Chiedo anticipatamente un doppio perdono al cortese lettore. In primo luogo perché torno su un argomento che mi sta particolarmente a cuore. In secondo luogo perché sull’argomento stesso mi dilungo (oserei dire) in termini quasi accademici, con distinguo e chiose da far invidia al baroccheggiante Giambattista Marino. Eccomi quindi a parlare di Turismo. E a esternare che la parola Turismo contiene tanti significati, concetti, accezioni, espressioni. Turismo, ad esempio, è una manifestazione di intelligenza. Uno viaggia perché è curioso, vuole vedere, e siccome considero la curiosità sinonimo di intelligenza, ecco dimostrata la mia teoria. Sono invece meno d’accordo sulla possibilità che il Turismo possa essere anche un concetto di distanza, più brutalmente una “espressione chilometrica”.

Abbazia di Chiaravalle la torretorre
Abbazia di Chiaravalle la torre

A mio modesto parere si fa (e si descrive) turismo anche partendo dal milanese Corso di Porta Romana e andando a visitare le vicinissime, non meno che magnifiche, abbazie di Chiaravalle e Viboldone. In un’altra occasione, sono passati alcuni anni, il medesimo scrivente ha compiuto un indimenticabile viaggio a Lodi (da Milano, in senso inverso alla Canzone del Bavero Zafferano): accompagnato un amico notaio per una commissione, seguì una bella visita a case castello palazzi e chiese, un bitter shakerato con abilità, piaceri gastronomici e shopping finale del gustoso cacio raspatura. Invitato al Lions di Paullo per tenervi una conferenza sul Turismo, generai un iniziale sbandamento e sconforto (si attendevano prolusioni accademiche sull’Antartide) commentando una mia intrigante visita notturna organizzata e narrata dal mio amico Paolo Moschini tra i misteri di Bergamo Alta. La disquisizione terminò tra sinceri applausi. Si finisca pertanto di credere che “fare turismo” sia sinonimo di grandi fughe nello spazio, di “andare più lontano” (ma ci credono ancora in molti, si pensi ai tanti che si sparapanzano in spiaggia alle Maldive e non sono mai stati nella romana Piazza San Pietro, o a chi usa la cartolina postale come una clava umiliando il vicino di casa con la dimostrazione che “è stato fin là” – ma dov’è?, si chiede ammirato il vicino touchè). A dimostrazione che credo fermamente in quanto sopra esposto, segnalo che fino a ieri l’altro pensavo di dedicare queste righe alla descrizione di una gita compiuta alle Vanuatu, ex Nuove Ebridi, Melanesia, Oceano Pacifico. Sennonché, convinti ieri mattina i mè amìs Paolo e Vittoria ad affrontare un viaggio a Pizzighettone, eccomi qui, per la ferrea legge dell’Ubi Major minor cessat, a narrare una trasferta dalla piacevolezza e dagli entusiasmi inversamente proporzionali alla sua brevità. E non scherzo.

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Bellezze anche dietro l’angolo di casa

Il torrione, ciò che rimane del castello demolito ai primi dell'80o
Il torrione, ciò che rimane del castello demolito ai primi dell’80o

Pizzighettone (provincia di Cremona, poco meno di 7000 abitanti, 16 metri s.l.m.) è raggiungibile da Milano (circa 62 km)
guidando per una ventina di minuti sull’Autosole (uscita
Casalpusterengo) dopodiché si attraversa una congerie di centri
commerciali mascheranti i panorami di Codogno e Maleo. Gli
ultimi 4 o 5 kilometri di Terra di Nessuno (totale assenza di Megasùk al nèon) ti fanno sperare che (finalmente) arrivi in un posto diverso.
E così è. Pizzighettone è davvero un posto diverso (carico di Storia,
tanta e in più quella che conta) e pure fortunato (perché chi lo abita
e lo gestisce ha saputo mantenervi un aspetto civile, non permettendo i citati Consumismifìci e valorizzando quel che le vicende umane avevano lasciato). Le prove di tanta nobiltà istorica? A parte l’intrigante toponimo (Forum o Pizus Juguntorum o Diuguntorum, da cui l’attuale nome, invero sì curioso da finire preso in giro nella canzoncina “Al
mercato di Pizzighettone”, Quartetto Cetra, anni ’60), basti informare che in questo strategico punto sulle rive dell’Adda fissarono stabile dimora (e fruttifero porto commerciale): etruschi (con il nome Acerra, oggi il Borgo Gera), romani, Cremonesi, i milanesi Visconti (a quei tempi era chiamata Piceleo), francesi, spagnoli, austriaci, fino ai Savoia poi trasformati nell’odierna Repubblica Italiana.

C’è molto da vedere, conoscere e apprezzare

Il fiume Adda
Il fiume Adda

Questa full immersion nel passato trova riscontri visivi in
una magnifica cinta di mura, così munita (al fossato difensivo
provvedeva l’Adda) e possente da potersi definire il borgo difeso una Terra Separata (così importante da essere assegnata alla amministrazione diretta dalla Cancelleria di Francesco Sforza, duca di Milano). E a “valere il viaggio”, come si dice, sono le mura, che contengono più di quanto circondano: il palazzo comunale dal porticato di archi gotici in cotto; la chiesa di San Bassiano, XII secolo ma ahinoi troppo ritoccata, bello comunque il rosone; il Torrione, ultimo avanzo della Rocca, castello demolito ai primi dell’’800, che ospitò Francesco I catturato durante la battaglia di Pavia, 1525). Si tratta di un baluardo sapientemente ristrutturato e reso visitabile con lavori eseguiti nel rispetto del contesto storico, un grosso esempio di architettura militare iniziato sommariamente nel 1133, migliorato con i Visconti, 1370, reso imprendibile dagli Spagnoli (1585, disegni del bolognese Pellegrino Pellegrini) e ulteriormente perfezionato dagli Austriaci sotto Carlo VI d’Absburgo.

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La chiesa di San Pietro
La chiesa di San Pietro

All’interno delle mura, arricchite da un mirabile Rivellino, si trova
un museo delle prigioni, ex Ergastolo (1785, servì anche da carcere
della nostra Repubblica, fino al 1954) ma l’attenzione va rivolta
soprattutto alle case matte, intercomunicanti, con soffitti di mattoni
a volta, adibite ai più svariati usi militari. Sulla sponda destra dell’Adda la borgata di Gera riserva altre sorprese: la cinta muraria ‘casa mattata’, una minipolveriera, case di una certa eleganza campagnola tra stradine dove il tempo si è fermato. Per non parlare della chiesa di San Pietro, divenuta santuario mariano nel 1956, dalla facciata così ripiena di mosaici da far pensare di ritrovarsi al cospetto di un luogo di culto bizantino. Quando mai una località bella e intrigante non ha vantato un piatto tipico, una specialità che – dopo l’appagamento dello spirito – provveda a quello dello stomaco? Tra le mura di Pizzighettone si va al sodo non meno che sapido, mediante i Fasulìn de l’oc cun le cudeghe (Fagiolini all’occhio con le cotenne), un must alla ricorrenza dei Mort o comunque in caso di clima non mite, dalla semplicità che non rende obbligatoria l’elencazione della ricetta. Più incline a specialità cremonesi più digeribili delle cotenne, l’autore del viaggio ormai giunto all’epilogo ha fatto centro pranzando alla Trattoria del Guado, menu degustazione a prezzo fisso, 19 euro e 50, coprendente: raspadura e involtino allo speck, un primo di cappelletti asciutti e uno di tortelli di zucca, bollito misto, dolce al zabaione, acqua, una bottiglia di vino, caffè e digestivo.

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