Effetto “Truman Show”
Aperto a tutti e da non perdere è invece il “Norton Museum of Art”.
Creato nel 1941 da Ralph e Elizabeth Norton e ristrutturato di recente, oltre a una collezione permanente di cinquemila opere di arte contemporanea, cinese, americana, europea e di fotografia, ospita ciclicamente delle mostre di grande rilievo.
Ha ospitato sino ai primi di maggio un’esposizione di sculture, dipinti e oggetti sull’esplorazione spagnola dal 1492 al 1819. Inizia, invece, a giugno e continuerà fino ai primi di settembre “Excusions in Tourism”: più di duecento fotografie dal 1840 a oggi sul tema del “viaggio”.
Il museo si trova in Olive Avenue, una delle grandi strade di West Palm Beach, la nuova parte della città che sta al di là del “creek” (baia). Qui è stata ricostruita una dependance-clone di Palm Beach per un pubblico meno ricco e più alternativo, dove ci sono meno ristoranti esclusivi e più birrerie e le firme “top” della moda internazionale sono sostituite dai grandi gruppi americani come Gap o Banana Republic.
Le strade hanno case a due, massimo tre piani, con portici e sottofondo musicale nelle ore di shopping, piazze con fontane, locali con dehors, discoteche, self service: una Disneyland a cancelli aperti dove ci si sente come nel film “Truman Show”.
Non lontano, in una zona desolata fra il mare e la ferrovia, c’è il palazzo delle fiere di recentissima costruzione. Qui, tra le varie esposizioni, si è tenuta ai primi di febbraio la “Palm Beach! America’s International Fine Art & Antique Fair” (con il punto esclamativo di Palm Beach), che in soli due anni è diventata uno degli appuntamenti internazionali più importanti per antiquariato, gioielleria, arte, design.
Con pezzi che vanno dal vaso Ming cinese, al dipinto del Quattrocento italiano, al tavolo déco francese, al divano Biedermeier, ai numerosi Picasso e Chagall.
A inaugurare l’edizione di quest’anno, in abito rosso e sandali con pioggia di veri brillanti, la neo moglie di Donald Trump, uno dei membri del “Connoisseurs Committee”.