Se si parla di storia e di politica oggidì la parola più ricorrente, di moda e motivo di polemiche e infuocati distinguo è “revisionismo”. In questo immenso processo di revisione, di riscrittura, la parte del leone spetta alla storia contemporanea, ma si scava pure nei secoli, in avvenimenti che se avessero preso una piega solo un filino differente da come si svolsero, avrebbero cambiato le sorti del nostro pianeta. E al revisionismo non è ovviamente sfuggita nemmeno la Scoperta dell’America, indagata sulla provenienza (il processo All Iberian non costituisce pertanto una novità) dei capitali che la finanziarono.
Inquirente è un giornalista de Il Tempo, Ruggero Marino, e le sue indagini sono dirette a scoprire una volta per tutte chi fu il vero sponsor di Colombo. La regina Isabella, come sostenuto nei secoli dalla grande maggioranza degli storiografi? O la Chiesa, al secolo il genovese Giovanni Battista Cybo divenuto papa Innocenzo VIII nel 1484? Il libro di Marino intriga e avvince perché la sua tesi (a favore della sponsorizzazione papale) è basata su qualche dato di fatto non privo di riscontri (quasi prove) e sull’ipotesi di un progetto che affascina.
In soldoni, informato sulla possibilità di appropriarsi di nuove terre il genovese (te pareva) Cybo, alias Innocenzo VIII sente odore di palanche (che sarebbero servite per una crociata in Terrasanta) e finanzia Colombo (insieme al consuocero Lorenzo de Medici).
Al pagamento avrebbe pensato un parente del papa, anche lui genovese, banchiere alla Corte di Spagna (che sarebbe anche arrivata a possedere l’impero sul quale non tramontava mai il sole, ma fu perennemente debitrice e quindi dipendente dal potere economico genovese).
Ma il papa muore il 25 luglio 1492, solo pochi giorni prima della partenza di Colombo. Fin qui niente di grave. Accade però che sul trono di Pietro sale Alessandro VI alias Rodrigo Borgia, di nazionalità spagnola, eppertanto quando Colombo torna con la ricca notizia della “Scoperta” l’asse della politica si è spostato a sud dei Pirenei.