Gli incidenti aerei delle ultime settimane hanno richiamato l’attenzione di turisti e operatori sul tema della sicurezza dei voli. Proprio pochi giorni fa l’Enac, Ente nazionale per l’aviazione civile e il ministero delle Infrastrutture e di Trasporti hanno annunciato alcuni progetti per potenziare le prassi di controllo locale e una serie di proposte avanzate alla Commissione Europea e all’Icao, International Civil Aviation Organization, per rafforzare le procedure di ispezione internazionali.
Mondointasca ha chiesto a Daniele Giuseppe Carrabba, direttore centrale Regolazione Tecnica in Enac, Ente nazionale per l’aviazione civile, qual è la situazione attuale nei nostri cieli:
“Italia e Europa adottano già standard di sicurezza superiori a quelli minimi stabiliti dall’autorità internazionale, l’Icao. Le statistiche ci dicono che gli incidenti su aerei europei, statunitensi, australiani, sono in numero limitato. Più complicato è invece il quadro dei vettori extracomunitari, tra i quali ci sono situazioni critiche”.
Ci sono nuove iniziative dell’Enac per la sicurezza, sul fronte nazionale?
Sì. Il nostro obiettivo è migliorare il livello della sicurezza per quanto riguarda gli operatori stranieri che operano nel nostro paese. Il primo provvedimento è già stato definito, è una disposizione per i vettori extracomunitari che fanno attività di linea nel nostro paese: abbiamo previsto che a bordo ci possa essere un assistente di volo in grado di parlare italiano, in modo da rendere più facili le operazioni in caso di emergenze.
Quali sono gli altri progetti?
Da un lato, stiamo pensando di rivedere alcuni accordi bilaterali con i paesi esteri, con l’introduzione di nuove prassi di controllo reciproco delle attività nel traffico aereo. Per le autorizzazioni che vengono rilasciate di volta in volta, è in fase di elaborazione una “checklist” che stabilisca criteri per un’analisi preliminare di una compagnia extracomunitaria che voglia operare in Italia. L’iter dovrebbe includere sia controlli generali, con questionari rivolti alle singole compagnie, sia la possibilità di ispezioni nel paese d’origine del vettore.
Si è tanto discusso in questi ultimi giorni dei controlli Safa, qual è il suo punto di vista?
Oggi l’Italia è al secondo posto, dopo la Francia, per il numero di ispezioni effettuate nel 2005. Detto questo, noi crediamo che siano operazioni valide, ma che vadano sposate ad altre attività.
Come funziona un’ispezione Safa?
Si tratta di ispezioni “di rampa”, che vengono condotte su un singolo aereo durante lo scalo tra un aeroporto e un altro: sono visite generali, che si rivolgono all’aspetto complessivo del velivolo: si guarda l’esterno dell’aeroplano, le palette dei motori, si controlla l’interno, le condizioni della cabina, la presenza degli equipaggiamenti di emergenza. I controlli non entrano, per motivi di tempo, nel dettaglio. L’ispezione, che deve conciliarsi con le esigenze di transito, dura in genere dai 20 a i 35 minuti.