Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Viaggi d’affari nei paesi emergenti per reagire alla recessione

Cina, India, Est europeo sono le mete di maggior interesse tra gli operatori professionali. I dati della ricerca Bocconi esposta al BizTravel Forum 2005 di Milano

BizTravel Forum 2005
BizTravel Forum 2005

Arriva da lontano e ha i tratti orientali la probabile “soluzione” alla recessione economica nel settore dei viaggi d’affari. I mercati emergenti, soprattutto a Est, potrebbero essere una valida risposta alla crisi del mercato interno. È quanto emerge dalla ricerca “Reagire alla recessione: i viaggi d’affari negli emerging market” effettuata dalla Bocconi e presentata al Biz Travel Forum 2005 alcuni giorni fa.
Secondo l’analisi condotta da Magda Antonioli Corigliano e Rodolfo Baggio i viaggi d’affari verso i cosiddetti “mercati emergenti” mostrano una buona dinamica: negli ultimi due anni e mezzo sono cresciuti circa il doppio. Le mete in testa, non per valore assoluto, ma per rapidità di crescita, sono Cina e India, sebbene anche qui si riscontri la riduzione di costi e durata di viaggio.
Nel 2004, secondo l’Osservatorio sul Business Travel dell’Università di Bologna, il settore  ha prodotto circa 31 milioni di viaggi per un valore di circa 17,2 miliardi di euro, evidenziando una crescita dei viaggi interni, la diminuzione dei viaggi internazionali, la durata media del soggiorno e del suo costo.
Rispetto all’anno precedente, il 2005 ha riportato un aumento di viaggi pari al + 3,5%, con un incremento del fatturato solo dello 0,5% e quindi con una riduzione del costo di viaggio pari al 4,5%.

Metodo, campione, risultato

Rodolfo Baggio
Rodolfo Baggio

La ricerca si è posta l’obiettivo di capire in che misura i “paesi emergenti” attirino viaggi d’affari. È stato esaminato un campione di 275 aziende medio-grandi di diverse categorie merceologiche. Di queste sono stati presi in esame circa 25 mila viaggi nel periodo tra gennaio 2003 e giugno 2005 verso 34 paesi in via di forte sviluppo economico nell’area est-europea, mediterranea e mediorientale, asiatica e nei nuovi stati membri dell’Unione Europea.
“La maggior parte dei viaggi – spiegano Magda Antonioli Corigliano e Rodolfo Baggio – è diretta verso paesi “vicini” anche se le destinazioni asiatiche hanno un peso considerevole. Il “pericolo” cinese tanto sbandierato, diventa, come ragionevole, anche un’ottima opportunità di affari per le nostre aziende”, aggiungono i ricercatori. “Stupisce, forse, che altrettanta speranza di affari non la diano i nuovi cugini dell’UE. La crescita di attività verso questi paesi risulta abbastanza modesta”.
Scomponendo il campione per dimensione aziendale emerge che le grandi
imprese diversificano maggiormente le destinazioni, mentre le più
piccole puntano verso l’Asia. Considerando i settori di attività,
quello industriale copre il 70% di viaggi. Ci sono tuttavia differenze
marcate: industria e servizi puntano “lontano” mentre il commercio
sembra essere attestato su posizioni “tradizionali” preferendo mete più
vicine. Il settore dei servizi sembra quello che ha scelto in maniera
più decisa quali sono le aree da battere per cercare nuovi affari o
consolidare quelli esistenti.

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Le aree dei mercati emergenti
Le aree dei mercati emergenti

L’andamento generale dei viaggi verso Est riflette, almeno in parte, quello del business travel: crescita del numero di viaggi, diminuzione del costo e quindi anche della durata dei soggiorni.
Per il futuro gli esperti accademici prevedono che il settore dei viaggi d’affari continui a “tenere” anche se gli effetti della situazione economica generale e interna potrebbero farsi sentire. Ma i ricercatori non hanno dubbi: un aumento così deciso dei viaggi verso le destinazioni orientali dà un segnale netto di speranza per la produzione industriale ed economica italiana.

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