Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

Val Grande, il regno del silenzio

Se la montagna è poesia la Val Grande ne è la quintessenza. Un parco racchiuso tra Val Vigezzo, Val d’Ossola e lago Maggiore. Selve compatte, forre, torrenti, dirupi; un territorio dove è ancora possibile esplorare se stessi

La parete sud del monte Pedum
La parete sud del monte Pedum

Per chiunque ne osservi gli scoscesi versanti dalla statale del Sempione, appare molto difficile indovinare l’esistenza di passaggi attraverso quelle creste arcigne che incombono severe sul fondovalle.
Eppure, alcune celate “bocchette” consentono l’accesso, a prezzo di lunghe marce, verso questo selvatico regno del silenzio; antichi passi che durante i primi decenni del secolo venivano utilizzati per farvi transitare il legname proveniente dalla valle, con l’aiuto di lunghe teleferiche. 

Un Parco ancora “bambino”

Alpe Ai Curt, sul versante ossolano del parco
Alpe Ai Curt, sul versante ossolano del parco

Il Parco Nazionale della Val Grande non ha cime molto elevate: la più alta è il monte Togano (2301 metri) punto panoramico privilegiato sull’intero comprensorio vallivo. All’interno, a parte qualche esiguo specchio d’acqua, non ci sono laghi.
Numerosi sono al contrario gli alpeggi, in massima parte abbandonati dall’uomo o crollati. Alcuni di essi, ancora in buono stato, sono stati riattati a vantaggio degli escursionisti. Tutto il rimanente è disseminato di fitte boscaglie, rocce, torrenti e sentieri impervi.
Da una decina d’anni la Val Grande è Parco Nazionale; una “promozione” auspicata da tempo. Ma non tutti sono rimasti soddisfatti. Alcuni volevano che fosse designata, protetta e gestita come “Area Wilderness”; sarebbe stata la prima del genere ufficialmente riconosciuta in Europa.

Vecchie baite all'Alpe Ai Curt
Vecchie baite all’Alpe Ai Curt

Ma cosa significa e quali vincoli presuppone un’area wilderness? Ce lo spiega l’esperto Franco Zunino:
“L’area wilderness è una classificazione adottata negli Stati Uniti per difendere territori vergini e selvaggi, anche se poi il significato comune è rimasto buono per i “territori selvaggi”, senza sottilizzare troppo sul loro grado di “verginità”! L’importante è che ci si riferisca a spazi ininterrotti di una certa estensione e che la designazione a wilderness di un’area conferisce un vincolo persino superiore a quello di un Parco Nazionale. Queste aree non vanno confuse con le Riserve Integrali, in quanto non sono affatto chiuse ai visitatori, anzi è proprio affinché siano visitate che esse vengono istituite e una delle priorità, al di là dell’impegno di tutelare grandi spazi naturali come Dio li ha creati, è proprio quella di garantire ai visitatori un rapporto di solitudine e di equilibrio con la natura, rapporto considerato come un’esperienza spirituale nella pratica della ricreazione all’aria aperta.”

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