Indipendenza? Nessuno ci pensa
“Madinina” ha molti fiori dai petali colorati. I piacevoli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Tra questi, indubbiamente l’originale rito mattutino del “decollage”, a base di rhum bianco, in compagnia di un allevatore di galli da combattimento.
Dopo un’oretta di alcolico colloquio, con contorno di frutta e cocco, viene quasi voglia di non tornare a casa. Lasciando che il passato molli una buona volta gli ormeggi e scompaia, in balia delle onde, all’orizzonte. Senza di noi.
Uno dei tratti caratteristici dei martinicani è poi il realismo. Soprattutto in politica. L’autonomia da Parigi rappresenta un tema da sempre oggetto di dibattito e trattativa. Ma senza alcuna deriva violenta. Vi sono gruppi che chiedono l’indipendenza, ma il loro seguito è poco rilevante. Da notare che i martinicani, come gli irlandesi, non parlano volentieri di “irredentismo” con i turisti. Occorre tenerne conto.
Un vulcano che tutto sovrasta
La Martinica può anche essere goduta in modo banale. Magari trascorrendo tutta la vacanza tra hotel e spiaggia, nella zona turistica tra Trois-Ilets e Sainte Anne.
Questa è già un’esperienza in grado di far impallidire qualunque soggiorno in Sardegna. Il clima mite e ventilato rende l’afa italiana un lontano ricordo.
E l’ipnotico gracidio serale delle rane può cullare davvero verso l’Isola che non c’è. Ma il vero tesoro, solo che lo si voglia, solo che si sia curiosi, è a nord, oltre la capitale Fort-de-France.
Sulla costa vi sono ancora piccole cittadine la cui principale attività è la pesca. La zona interna è prevalentemente caratterizzata da rilievi, con foreste, fiumi, cascate e possibilità di trekking. Su tutto vigila un gigante semi-addormentato: il vulcano Pelée. L’ultima eruzione si è verificata nel 1902, quando venne distrutta la vecchia capitale Saint-Pierre. Morirono circa trentamila persone. A questo vero e proprio inferno riuscì a sopravvivere solo un detenuto del carcere locale.
La città venne ricostruita, ma non riacquistò più il passato splendore. Anche perché gli uffici amministrativi furono trasferiti per motivi di sicurezza a Fort-de-France, la nuova capitale.
Oggi Saint-Pierre è il principale centro turistico del nord dell’isola, con negozi e ristoranti che si affacciano sulla spiaggia. In città sono ancora presenti alcuni ruderi degli edifici distrutti dall’eruzione del vulcano. Quasi un monito sulla provvisorietà dell’esistenza. Le rovine architettonicamente più significative sono quelle del vecchio teatro, che poteva ospitare un ottocento persone.
La piccola Marsiglia dei Caraibi
La capitale Fort-de-France è la più grande città delle Antille Francesi.
Nel centro vi sono palazzi dei primi del Novecento, monumenti, negozi e ristoranti. Una piccola Marsiglia in salsa caraibica, raggiungibile in un massimo di due ore da ogni punto dell’isola.
La Cattedrale Saint-Louis, costruita nel 1895 su progetto dell’architetto Henri Pick, ha uno stile romano-bizantino e un campanile alto cinquantasette metri.
Possiede la particolarità di avere ridotti al minimo gli elementi lignei, per scongiurare il pericolo di incendi e resistere meglio ai cicloni, di casa da queste parti.
La baia di Fort-de-France è dominata dal Forte Saint-Louis, la cui costruzione iniziò nel 1640. È visitabile, con ottime opportunità per le fotografie. Qualche scatto lo merita anche il parco attrezzato cittadino “La Savane”. Sempre in tema di natura, vicino a Fort-de-France è visitabile il parco di Balata. Si tratta di una foresta pluviale percorsa da sentieri che permettono di ammirare alberi e fiori tropicali in tutto il loro splendore. Circa tremila le varietà vegetali.