Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

A Bali il terrorismo colpisce ancora, a Milano “fanno le prove”…

New York, Giakarta, Mosca, Madrid, Londra, Sharm El Sheikh, Bali … la fila degli attentati si allunga, non stop, e le notizie su questi fatti di sangue sono ormai diventate routine. Notizie fornite con il solito rituale, una sorta di liturgia officiata dai mezzibusto tivù: primi dati imprecisi, volto di circostanza del giornalista, qualche foto di repertorio e infine un commento che oseremmo definire provinciale: “non si sa se ci sono italiani tra le vittime”. Perché provinciale? Per il semplice fatto che sono passati i tempi in cui si prendeva in giro La Stampa accusandola di provincialismo accreditandole un fantomatico … Leggi tutto

A Bali il terrorismo colpisce ancora, a Milano “fanno le prove”…

New York, Giakarta, Mosca, Madrid, Londra, Sharm El Sheikh, Bali … la fila degli attentati si allunga, non stop, e le notizie su questi fatti di sangue sono ormai diventate routine. Notizie fornite con il solito rituale, una sorta di liturgia officiata dai mezzibusto tivù: primi dati imprecisi, volto di circostanza del giornalista, qualche foto di repertorio e infine un commento che oseremmo definire provinciale: “non si sa se ci sono italiani tra le vittime”. Perché provinciale? Per il semplice fatto che sono passati i tempi in cui si prendeva in giro La Stampa accusandola di provincialismo accreditandole un fantomatico titolo in prima pagina: “Cade un piccolo aereo da turismo sulle Ande, nessun torinese tra le vittime”. Adesso non siamo forse Europa, sopranazionali, tutti fratelli con un’unica moneta e con l’unico inno di Beethoven? E allora perché tirare un sospiro di sollievo se crepa uno di Mentone o di Liegi invece di uno di Sciacca o di Pordenone?

Cresce la paura, non si riduce il rischio

Ma se le notizie degli attentati sono a questo punto divenute periodiche (ahinoi con troppa frequenza), quelle riportanti le minacce sono ormai quotidiane. Non c’è giorno che qualcuno non informi che qualche fedelissimo di Allah la farà pagare agli infedeli (breve inciso con domanda: perché propalare notizie tendenziose –tali sono quelle di cui non si hanno le prove- se non provocano altro che preoccupazione, paura, terrore e chi è stato informato nulla può fare per evitare la tragedia?).
Minacce, tante. Oggi Roma, domani Parigi ma non si escludono Milano o Amsterdam, dopodomani si citano Copenaghen o Vienna, eppoi sono a rischio i metrò, le Olimpiadi, per non parlare delle navi da crociera e degli stadi sportivi. E allora?
Forse nel nome del Terrorismo si pronunciano troppe parole, tanta aria fritta resta sospesa nell’aria senza a nulla servire, nulla produrre, senza che sia assunto un atteggiamento, un comportamento deciso. Tanti, troppi i blablabla.

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Riaprire il dialogo, sì ma con chi?

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C’è chi suggerisce di aprire un dialogo con l’Islam, sì vabbè, ottimo, però (e prescindendosi che se uno tira le bombe può anche non essere molto aperto al dialogo) all’atto pratico, cosa fa uno di noi, un comune mortale, come la mette? Ferma un tizio dalla carnagione olivastra, lo porta al bar, gli offre un analcolico (stando attento che l’altro non si incazzi se si fa un bel Bitter shakerato corretto Gin) dopodichè comincia a dialogare, ma su chi, che cosa? Oppure va in una moschea e mentre loro sono lì a fare le loro devozioni li interrompe e li informa che è lì per dialogare?
E datosi che al comune mortale è (pressoché) impossibile dialogare (vedi sopra), è almeno possibile che ciò avvenga da parte di chi ci comanda, governa, leggasi i nostri Capi? Ma anche per loro non deve essere mica tanto facile dialogare: con chi parli, dove lo trovi un interlocutore, visto che il (chiamiamolo) management del mondo islamico è frazionato, disperso, variegato (mica ce l’hanno un Papa o un Dalai Lama) nonché suddiviso in differenti credi che per di più van mica tanto d’accordo tra di loro (anzi, un mussulmano sunnita prima di accoppare un cristiano tira il collo a un mussulmano sciita)? Cosa fai, allora, inviti a cena Bin Laden, lo cerchi sull’elenco del telefono?
La faccenda del dialogo non è pertanto facile, né è percorribile la via del cagarsi addosso (a ‘sto punto mettiamola un po’ sul ridere). Cosa? Eh sì, nelle Lettere al Corriere della Sera c’è stata pure  un’anima pia che (per tenere buoni i musulmani, così sensibili al chador e al burkha) ha proposto (testuale) di coprire di più le nostre donne sulle spiagge del Belpaese (per la Serie “Niente Tette sulla Sabbia, Niente Bombe nel Metrò”). Allucinante.

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