E ciò è riscontrabile anche nei due grossi filoni che
contraddistinguono l’opera di Keith Haring: grande gioia di vivere da
una parte, e rapporto con l’assoluto e la spiritualità dall’altra. Il
rimando, quindi, al giudizio universale, rappresentato dalla miriade di
corpi aggrovigliati, o dai peccati, quelli che rimproverava al suo
tempo: ingordigia e fama di potere, in opposizione a una qualità che
riteneva propria della sua epoca: la generosità. “C’è un quadro –
racconta Paparoni – che mi ha commosso ed è un quadro triangolare che
rappresenta un cumulo di corone, dedicato alla morte di Basquiat.
Ebbene, Basquiat usava la corona come simbolo di onestà di uomini
importanti. Haring, invece, vuole significare un’altra cosa: gli
artisti che difendono l’uomo e la sua arte è simbolo di rispetto verso
l’umanità”. Lui stesso affermava: “Questa è l’intera intenzione
dell’arte: influire ed entrare nella cultura comprendendola e
riflettendola; contribuire ad allargare il più possibile il concetto di
arte o artista. Gli artisti ci aiutano a comprendere noi stessi e i
nostri tempi attraverso disegni, parabole e azioni. Ogni nuova
creazione diventa parte di interpretazione e definizione della cosa che
verrà dopo e allo stesso tempo diventa una sorta di somma delle cose
che l’hanno preceduta”.
“The Keith Haring Show”
La Triennale di Milano
Viale Alemagna, 6 -Milano
28 settembre 2005 – 29 gennaio 2006
Orari: Tutti i giorni dalle 10.30 alle 20.30, lunedì chiuso
Biglietto: Intero – 8,00 Euro
Per informazioni: 02.724341 – info@triennale.it
Catalogo: Skira