Sabato 22 Febbraio 2025 - Anno XXIII

L’alfabeto delle Olimpiadi torinesi -1

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L’alfabeto è “ordine condiviso”, lettere che prendono significato solo come sequenza o quando si accoppiano a una parola, per esempio in “A come Amore”. Giochiamo a rinchiudere in un “recinto visibile” un evento grande come un’Olimpiade

OLIMPIADI TORINESI, Prima parte: dalla “A” alla “M”
 olimpiadi torinesi Arata Isozaki
Arata Isozaki

A
Arata Isozaki E architetti vari. Lasciare una città agli architetti (vedi Brasilia) non è saggio. Ma lasciare lavorare gli architetti (selezionati) in una città, cambia le prospettive. Ti ribalta i luoghi comuni, ti sconcerta dove tu cerchi conferme, ti apre nuove finestre. Isozaki, Aulenti, Fuksas, Piano, Foster, Bellini, Botta, Camerana lo hanno fatto, dando voce alla voglia di bello, anche di audace, della città.

Antiolimpici Non si è obbligati a essere contenti delle Olimpiadi torinesi e neppure a condividerne gli ideali. Esiste, tuttavia, un sentimento di percezione comune, che la metafora esprime con “essere tutti sulla stessa barca”. Ci sono individui e categorie che la barca non la sentono e non la vedono, o pensano che sia di qualcun’altro. In estrema semplificazione: i marginali, gli antisistema, gli snob.

Se cassaintegrati e senza lavoro approfittano della fiamma olimpica per protestare, si può capire; se gli antisistema fanno il loro lavoro, si può capire; se gli snob fanno la fortuna di agenzie di viaggio che propongono soggiorni altrove durante le Olimpiadi, si può anche capire. Difficile, invece, capire le dichiarazioni antiolimpiche di questi ultimi, a meno che non si prenda in prestito la categoria suggerita dal gruppo satirico “Ciau Bale”, vale a dire i “Crétins sans frontières”.

Cerimonia d'apertura (Foto:Torino 2006)
Cerimonia d’apertura (Foto: Torino 2006)

Amarcord “mi ricordo”, citazione felliniana che rimanda alla kermesse di apertura, ma anche a quel che si dirà tra qualche anno, ai figli e ai nipoti, per stare sul classico.
“Io c’ero quella volta allo stadio Olimpico…”. Nella vita delle città, delle comunità, non passa spesso il treno dell’eccezione. Nonostante il nostro pantagruelismo, si contano ancora sulle dita gli eventi, con la “E” maiuscola.
Per i più intimisti, torinesi “low profile” sarà “quella volta che Torino ha fatto bella figura”; per i pragmatici, sarà “quella spinta che ha dato a Torino”.

Americane Alessandra Stanley, New York Times, ha inciso con stiletto snob parole non meditate sulla cerimonia d’apertura definendola “spettacolare, ma molto italiana, una cornucopia di kitsch nazionalistico”. Fatto salvo il diritto di critica, resta il diritto alla controcritica: che significa, infatti, “molto italiana”? Deve essere italiana, visto che i giochi sono a Torino, Italia. A meno che certi americani confondano gli spettacoli hollywoodiani per universali, la Coca Cola con la bevanda che soddisfa tutte le gole, eccetera eccetera. Forse, per la gentile Alessandra, bisognava fare sfilare majorettes pon pon invece della Venere di Botticelli, citare Disney invece di Dante, far danzare cow boy e indiani (come a Salt Lake City) invece di Roberto Bolle nelle scene futuriste.

È vero che la “barbera” si fa anche in California, ma “esageruma nen” (non esageriamo, nel lessico assolutamente non “global” di Turin, Italy).
Laura Bush, inaspettatamente, è andata a visitare l’Università di Torino, portando in dono libri per il master di letteratura americana. Il Magnifico Rettore le ha mostrato la tesi di Cesare Pavese, di Fernanda Pivano, di Umberto Eco, è la First Lady ha esclamato: “I know…”. A volte succede, che si invertano i ruoli. Che il N.Y. Times faccia demagogia e che la moglie di un presidente demagogo faccia cultura.

B
Barcellona  Meno male che esiste. E che ha fatto un’Olimpiade, nel 1992. Investendo su quell’evento risorse e aspettative e cambiando il destino cittadino.
Certo, qualcuno storceva il naso, come Vasquez Montalban, che rimpiangeva la città decadente, “autentica”. Ma ai poeti la licenza si dà. Barcellona è stato il “faro” di Torino. Gemellaggio non ha mai avuto un significato più pregnante. Il successo della capitale catalana ha fatto volare alto chi si apprestava a lanciare un’operazione simile.

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Stefania Belmondo accende il braciere (Foto: Torino 2006)
Stefania Belmondo accende il braciere (Foto: Torino 2006)

Belmondo Nel caso Stefania, che ha vinto 10 medaglie olimpiche e per questo ha avuto l’onore di accendere il braciere di Torino 2006. A volte, i copioni sembrano quelli delle commedie di Hollywood; qualche difficoltà, l’avversione di un certo mondo, lei che lotta (e suda) per l’happy end di rito, il trionfo dei più buoni, o dei meno cinici. Stefania, nata in una valle cuneese, testimonial del Piemonte per gli sport “minori”, collaboratrice del Toroc per diffondere nelle scuole i valori olimpici: una timida solida, che ha detto no, senza gridare, al doping, meritava questo onore. E, sicuramente, il pubblico “hollywoodiano” ha gradito l’happy end.

Blog e blogger Forse è la prima volta della sovrapposizione comunicativa, dell’entrata in campo di attori diversi. Blog su Torino, visitatori che spargono nella rete il verbo legato a un luogo e a un evento, accorciando le distanze e i modi di sentire. È solo l’inizio del fenomeno, ne vedremo delle belle in futuro. Per semplificare: un giornalista americano scrive sul suo blog che Torino è il “luogo dove vorrebbe essere tutti i giorni”. In risposta, i blog dei torinesi raccontano trionfi e magagne. 

Il sindaco Sergio Chiamparino con Evelina Christillin
Il sindaco Sergio Chiamparino con Evelina Christillin

C
Chiamparino
Il sindaco; è lui uno dei vincitori, uno che si è speso in prima persona, superando tutte le perplessità degli alleati e le bordate degli oppositori. Ha preso i finanziamenti, li ha spesi bene, ha curato ogni particolare, ha tappato tutti i buchi (di immagine, politici, di soldi) ha coinvolto il mondo dell’impresa, della comunicazione, del volontariato, dando una nuova versione di un evento globale.
Anzi, trasformando quelle che venivano ritenute “olimpiadi di serie b” in signore olimpiadi. Ha superato di slancio la spocchia del governo centrale, la spocchia milanese, la spocchia della Rai (che è centrale e milanese) la spocchia del Coni e dei circoli romani.

Ha sventolato la bandiera olimpica a Salt Lake City, ha acceso il braciere davanti al Palazzo di Città di Torino. Ha perfino fatto un’intervista in inglese (senza rete) alla NBC e poi confessato, con bella umiltà, che da giovane passava certi pomeriggi al biliardo di un bar (apologo per dire che anche se parti dal basso puoi arrivare in alto, ottimismo della volontà). Il tutto sempre mettendoci la sua faccia. Bravo, un bel 9.

Ciampi Il Presidente degli Italiani. Dopo Pertini che esulta in Spagna per la vittoria degli Azzurri, ecco un altro presidente che sventola torcia e campanello alla cerimonia d’apertura, come se fosse uno spettatore comune. A volte basta un gesto, semplice, per entrare in sintonia sincera con la gente.

Cinesi Impressionati dalla cerimonia inaugurale e dal tedoforo che scende dalla Mole (167 metri) con la fiaccola, hanno promesso che per Pechino 2008 la fiaccola sarà portata sulla cima dell’Everest (8850 metri). Ha ragione Rampini, è proprio il “secolo cinese”.

Sci alpino, medaglie per Svezia e Austria
Sci alpino, medaglie per Svezia e Austria

D
D’oro, medaglie Stati Uniti, Russia, Germania, Austria, Norvegia, Svezia, Finlandia, sono, come sempre, i vincitori dei Giochi invernali. Il perché lo sanno tutti: tanti praticanti nei vari sport, mezzi finanziari rilevanti, una politica sportiva. La ricetta non è complicata. A tutto questo bisogna aggiungere una capacità di innovazione, di adattamento, che fa vincere anche nelle discipline nuove (oltre che imporle ai Giochi).
A queste nazioni bisogna aggiungere la Cina, sterminato “serbatoio” umano, che usa lo sport come l’Urss dei tempi andati (senza doping, salvo smentite).

E
Evelina&Elda Ovvero le Thelma&Louise dei Giochi, il superamento del concetto delle “quote rosa”. Due signore, che si sono imposte nel panorama ancora piuttosto maschilista dello sport olimpico. La prima, Evelina Christillin, ex nazionale di sci, moglie di Gabriele Galateri, amministratore delegato di Mediobanca e “pupilla” dell’Avvocato, ha avuto un ruolo di primo piano nel Toroc, mettendo la sua faccia e il suo ottimismo nell’organizzazione dell’evento.

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La seconda, Elda Tessore, ex assessore socialista nelle giunte intorno al ’90, famosa per aver detto un “no” a Craxi sullo Stadio delle Alpi, è stata ripescata da Chiamparino come assessore al Commercio con delega specifica per le Olimpiadi. Carattere forte, a volte perfino testardo, ma decisiva nel tenere sempre i Giochi al centro della discussione, anche quando una certa fronda interna ripeteva: “ma sono solo giochi”. Brave, un bel 7.

Economia Si è stimato che le Olimpiadi daranno valore aggiunto al Piemonte fino al 2009: 13,2 miliardi di euro, 3% all’anno di crescita, 54.000 posti di lavoro nuovi ogni anno, soprattutto nella ricerca, nel commercio, nel turismo, nei servizi alle imprese. Oltre alle infrastrutture, ai palazzi, ai servizi, al “nuovo” aeroporto, alla metro e alle nuove capacità e professionalità acquisite. In più i contatti internazionali, gli stretti rapporti con città, regioni, aziende. A dirlo è l’Ufficio Studi dell’Unione Industriale di Torino. Ma non erano solo Giochi? (secondo alcuni).

Cerimonia di chiusura (Foto: Torino 2006)
Cerimonia di chiusura (Foto: Torino 2006)

F
Fuochi intesi come “artificiali”, quelli che hanno accompagnato la cerimonia inaugurale e finale, ma anche le singole premiazioni. Tante luci in terra e nel cielo, “carciofi”, “vortici”, “granate” che danno fuochi a fiore, a fontana, a colpi: una rassegna  della maestria italiana nel settore.

Forse non tutti sanno che le miscele pirotecniche sono state messe a punto in Cina, ma che fu grazie al lavoro del savoiardo Claude Louis Berthollet, laureato a Torino nel 1770, che si utilizzò il cloruro di potassio, ottenendo così fuochi colorati e il
successivo sviluppo degli spettacoli pirotecnici.
Gli americani dicono che sono kitsch, ma i cinesi, veri appassionati del genere, apprezzano, eccome. Preparandosi ai grandi botti di Pechino 2008.

G
Ghiaccio
Declinato in tanti modi. Dalle piste (pattinaggio di velocità, artistico, short track) ai palazzetti (palaghiaccio, torino ghiaccio, torino esposizioni, oval, palacurling, palavela); dai sedili dello stadio olimpico color ghiaccio ai dipinti su ghiaccio dell’artista canadese Gordon Halloran, fino al Lancia Ice bar, dove si beve in
bicchieri di ghiaccio, alla Ice Plaza, dove pattina la gente comune, alla Medal Plaza, il cui doppio palco è ricoperto di “lastroni” color ghiaccio. Ma il “premio ghiaccio bollente” va alla pattinatrice cinese Zhang Dan, quella che volteggia in aria e cade rovinosamente a gambe aperte, vuole abbandonare ma l’allenatore la costringe a riprendere, e vince l’argento con un ginocchio “senza ghiaccio”. “Xie xie ni” (grazie!).

Hockey su ghiaccio, Italia contro Germania
Hockey su ghiaccio, Italia contro Germania

H
HockeyMagari, succedesse. Il Palaisozaki e Torino Esposizioni sono pieni di gente che assiste al torneo di hockey. D’accordo, ci sono i giganti mondiali, Canada e Svezia, Repubblica Ceca e Russia, ma non è solo quello. L’Italia che perde (la nazionale femminile con punteggi da tennis, quella maschile più di misura) fa audience, genera entusiasmo lo stesso. Se fosse l’inizio della “decalcizzazione” del pubblico, il risultato sarebbe storico.

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Stessa percezione per il curling, sbeffeggiato da tutti come noiosissimo, ironicamente definito “pentole
scivolanti” da comici a corto di idee. Eppure, la tradizione delle bocce, in Piemonte, è solidissima. Quindi, impianti pieni e, un giorno, persino uno share del 21% in tv. Tanto che è stato allestito un campo di prova per tutti in piazza Solferino. Quel che incanta è anche, forse, il fatto che i giocatori abbiano 40-50 anni, in un mondo dominato dall’immagine dei ventenni.

I
Italia Non ci crede nessuno, ma l’Italia ha molto da dare. Sprofondati come siamo nei problemi che qualcosa o qualcuno ci impedisce di risolvere, ci dimentichiamo quali tesori comuni abbiamo. Ce lo ricorda non solo la
prova sportiva, ma la cerimonia di apertura, quando una sintesi della penisola in fatto di arte, musica, inventiva, creatività , design ecc. viene esposta come in un suk. E la vetrina piace, perché ci vedi un sacco di cose interessanti. (Ha da passà a’ nuttata…).

Idrogeno
Il gas del nuovo millennio (vedi Jeremy Rifkin, “L’economia all’idrogeno”) quello che regala energia pulita in quantità e bilanci in attivo. La ricerca sta partendo, in Italia e in Europa e le Olimpiadi sono la vetrina per mostrarlo. In due modi: scaldando una struttura olimpica a Cesana e offrendo a Torino “l’Hy Park”, dove si
mostra cosa si sta facendo di concreto. Il bus a idrogeno che porta passeggeri, la Panda Hydrogen a disposizione, gli scooter “Hysyrider” sono altrettante speranze per il portafoglio e per i polmoni.

Via Po, Luci d'artista
Via Po, Luci d’artista

L
LuciE lustrini, laser e luminarie. Luci sui monumenti, sulle statue, sui ponti. Luci sulle facciate delle case, sui “totem” rosso cinabro, sulle bandiere, sugli stendardi.
Laser sul fiume, nel cielo e nella grande bomboniera delle premiazioni. Luci d’artista nelle vie e nelle piazze, luci “logo” nelle “case” delle varie nazioni partecipanti.
Luci ed effetti luminosi negli spettacoli, all’aperto e nei teatri. Lustrini dappertutto, che luccicano al sole e alle luci artificiali.

M
Medal Plaza&Madama Certo, era difficile pensare che l’operazione di Filippo Juvarra venisse replicata
quattro secoli dopo. Il grande architetto aveva preso il corpo di un palazzo-castello medievale, che a sua volta aveva inglobato una porta romana, e gli aveva appiccicato addosso una facciata barocca.
Genialmente barocca, con tanto di vetri, stucchi e leggiadria, laddove il retro del medesimo palazzo presentava mattoni rossi e pesantezza strutturale.

Così era nato Palazzo Madama, il palazzo delle Reggenti dei Savoia. Davanti al palazzo, sede del CIO durante i Giochi, si è costruito un palco-astronave argentato, che sta al barocco come quest’ultimo al romanico-gotico. Un’altra pagina architettonica, un salto estremo. Come quando in un “loft” si mette una bel mobile rococò. Contaminate, gente, contaminate.

Medaglie Sembrano CD all’oro (argento-bronzo) ciambelle metalliche, vecchi dischi a 45 giri con il vinile trasformato per suonare un’altra musica. Oggetti di design, lontani dalla “patacca” classica. E poi quel buco centrale sembra suggerire di guardare al di là della vittoria, di celebrare ma pensando ad un nuovo traguardo. Molto torinese. 

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