Cane e padrone vengono impiegati insieme nelle basi che, disposte lungo
l’arco alpino, sono impegnate negli interventi in montagna. Insieme
“sono” e “devono essere” pronti a intervenire in qualsiasi momento,
entro un arco di tempo che non supera mai i venti minuti.
Quando
dalle pareti innevate si stacca una valanga, quello che era un gioco
fatto di allegre corse nella neve, incitati da un “dai, cerca”, diventa
improvvisamente un momento molto serio, molto impegnativo. Bisogna fare
presto, molto presto perché sotto la neve non si sopravvive a lungo. E
loro, i cani, annusano, cercano e scavano senza tregua, senza darsi
pace, per riportare la luce, l’aria e la vita. Vi riescono là dove i
più sofisticati mezzi elettronici falliscono.
In cambio, una carezza e un “bravo”.
Un po’ di storia
Un po’ di storia
La storia dei cani da valanga inizia quasi per
caso in Svizzera nel 1938, quando un cane permise il recupero
dell’ultimo di un gruppo di diciotto dispersi.
Il cane sembrava
quasi impazzito, continuava a ritornare in un punto e faceva di tutto
per richiamare l’attenzione del suo padrone. Finché quest’ultimo,
incuriosito dall’atteggiamento del suo fedele amico, decise di sondare
la zona e rinvenne così il corpo del giovane.
Il fatto indusse
Ferdinand Scmutz, uno dei cinofili più esperti mai conosciuti, a creare
un corpo specializzato nell’esercito. Oggi la responsabilità
dell’istruzione dei cani da valanga è del Club Alpino Svizzero (CAS).
In
Italia la prima scuola per l’addestramento di unità cinofile
specializzate nel soccorso alpino è stata fondata nel 1964 a Solda, in
Alto Adige, dalla guida Fritz Reinstandler dopo che il suo cane, un
incrocio Spitz, aveva ritrovato il corpo del parroco di Solda scomparso
sotto una valanga qualche mese prima.
Reinstandler, peraltro, già
da qualche anno aveva iniziato a utilizzare alcuni cani della Guardia
di Finanza, ormai fuori servizio, per la ricerca delle persone travolte
da una slavina. Oggi sull’intero arco alpino sono operative oltre
centocinquanta unità cinofile U.C.V., cui si aggiungono anche i cani da
ricerca in superficie e da valanga delle Guardie di Finanza, che si
preparano all’operatività presso il Centro Addestramento del Soccorso
Alpino, a Passo Rolle (Trento).
Nati per la neve
E’ incredibile come i cani si adattino facilmente ai rigori invernali.
In
pochi giorni il loro manto s’infoltisce con un notevole sviluppo del
sottopelo, i peli degli spazi interdigitali si consumano meno e formano
così una sorta di “racchetta” che aumenta la superficie d’appoggio
delle zampe e la pelle dei cuscinetti s’indurisce per resistere meglio
all’aggressione della neve e dei sali disposti sulla strada in caso
d’innevamento.
Soltanto i loro occhi devono essere protetti dai
raggi ultravioletti con un collirio che permetta di annullare gli
effetti nefasti della luce riflessa.