I sentieri della natura e della cultura
Le numerose peculiarità naturalistiche e culturali di Borgio Verezzi sono messe in risalto dal “Sentiero Natura” e dal “Sentiero Cultura”, due camminate immerse nel verde della vegetazione del luogo.
A Verezzi sembra davvero rinascere, in questi ultimi anni, il desiderio di contatto diretto con la natura, il ritorno agli antichi ritmi segnati dal tempo e dalle stagioni, la consolante riscoperta di come le attività umane, economiche e sociali si siano abilmente plasmate e inserite in un contesto locale rimasto pressoché intatto, nonostante il susseguirsi delle diverse epoche e dei moderni pericoli dovuti alla speculazione edilizia.
“Borgio Natura”, ad esempio, è un progetto importante che valorizza il territorio, o meglio fornisce quel giusto valore al concetto di tutela del territorio; che è poi una risorsa, un valore aggiunto anche dal punto di vista economico. Attraverso il turismo, la didattica e i programmi culturali, vengono valorizzate le caratteristiche locali, sempre legate al paesaggio; tra queste, spiccano le tipiche conformazioni carsiche delle rocce collinari e del terreno, ricche di piccole cavità naturali da tempo frequentate e studiate da numerosi geologi italiani e stranieri.
Mulini, chiese e “dediche”
Sul poggio esiste ancora uno dei pochissimi superstiti mulini eolici del mediterraneo, costruiti sul modello fenicio; una costruzione cilindrica che sorge in cima alla collina di Verezzi. Le pale del mulino sono poste all’interno del torrione e il vento le muove passando attraverso varie feritoie che incanalano l’aria in modo da far funzionare il mulino anche in presenza di una sia pur minima brezza.
Vi sono due soli altri esempi di tale struttura in Europa: una in Spagna e l’altra in Sicilia, anche se quella di Borgio Verezzi, a detta degli esperti, è la meglio conservata.
Proprio a pochi passi dal mulino fenicio si incontrano due edifici religiosi: il Santuario di Santa Maria Maddalena (Maria Regina Mundi) e la Chiesa di San Martino, il cui campanile già anticipa lo stile romanico. All’interno della parrocchiale c’è poi un dipinto che raffigura il patrono di Verezzi, San Martino di Tours. Entrambe le chiese risalgono al XVII secolo e sono sorte sui resti di precedenti strutture d’epoca medievale.
In prossimità delle due chiese vi è poi la famosa “campana” di Verezzi, i cui rintocchi, secondo la tradizione, sono rivolti – quasi una “dedica” speciale – a tutte le mamme del mondo.
Il carrubo, dagli arabi a Verezzi
Quando si parla della natura e della vegetazione di Verezzi, non si può non parlare del suo albero tipico: il carrubo. Appartiene alla leggenda del luogo il secolare carrubo, morto durante il rigido inverno del 1929, chiamato del “buon giorno”, perché posto ad un crocevia, punto di incontro e di saluto per gli abitanti del luogo.
Utilizzato per impieghi sia in campo alimentare sia in campo farmaceutico, il carrubo era utilizzato nel passato soprattutto come cibo per cavalli e asini, fondamentali mezzi di trasporto, in aiuto al duro lavoro degli uomini, tra le difficili e tortuose vie di collegamento della zona.
La pianta del carrubo non è originaria di Verezzi ma proviene dall’Oriente e la sua diffusione in questa porzione di entroterra ligure rappresenta un’ulteriore testimonianza dell’influenza araba cui è stata sottoposta in passato la riviera ligure.