Chi va a Teglio, desidera godere dell’aria pura di montagna e, rinfrancato dal potere balsamico e rasserenante rilasciato dalle pinete, percorrere passeggiate lungo sentieri, nelle praterie, all’ombra dei castagni o per gli alti pascoli verso la Svizzera, mentre d’inverno raggiungere i campi innevati di Prato valentino, l’ideale per chi pratica lo sci non da competizione, ma di piacere, per chi ama passeggiare o abbandonarsi al sole di fronte allo scenario maestoso delle Orobie che si profilano oltre il solco dell’Adda.
Chi va a Teglio, oltre alla natura apprezza la storia, l’arte e la cultura. Nella più semplice e umile realtà, infatti, è possibile riscoprire nobili elementi. Anche le case contadine possono essere affrescate e istoriate come un palazzo antico. E poi disseminate nelle contrade in luoghi pittoreschi come S. Martino, S. Maria di Ligone o tra i vigneti come S. Gervasio vi sono numerose chiese. La più interessante per la semplicità e la purezza delle sue linee romanico-lombarde si trova nel centro del paese: è la chiesa di S. Pietro.
Chi va a Teglio, inoltre, vuole – con buona pace dello spirito – soddisfare le attese del corpo e soprattutto della pancia. A compiacerlo: i piatti gastronomici più caratteristici a base di farina di grano saraceno, quali i celebri pizzoccheri, originari appunto di Teglio, gli sciatt e la polenta taragna, accompagnati da bresaola, salumi e formaggi di montagna, oltre che del buon vino come il Valgella, il rosso prodotto dalle aziende locali.
Fino al 28 luglio 2006, però, chi va a Teglio potrà anche visitare l’interessante mostra di pittura “Simboli e immagini” di Imer Guala presso il palazzo del Comune, organizzata da Roberto Bricalli in collaborazione con la Galleria d’arte Ada Zunino. In esposizione vi sono opere che rappresentano momenti importanti della ricerca espressiva dell’artista che punta a trovare, tra la varietà dei segni che hanno contraddistinto il suo percorso creativo, un nuovo messaggio.
E’ un “viaggio immaginifico”, scrive Angelo Mastrangelo, che ha redatto il testo critico per Guala. “Un’armatura, un cavallo, un ricordo di Ulisse, un teatro, un ombrello, una tenda, una finestra aperta sul sogno – continua – ci riconducono all’interiorità di Guala, in una successione di impressioni, di simboli, di emblematiche entità figurali. […] che appartengono a un percorso che da Cossato, dove l’artista è nato nel 1926, a Parigi, stabilisce un determinante rapporto con l’ambiente, con gli aspetti culturali e sociali, con il senso di un’arte senza confini. Una vicenda, quella di Guala che, nella capitale francese, ha trovato riscontri nella frequentazione di Jean Cocteau, mentre a Bruxelles ha incontrato Paul Delvaux e successivamente Giorgio De Chirico”.
L’artista stesso parla del suo operare affermando: “Un tempo avevo l’ambizione di riuscire a concludere un contenuto, di esaurire un’idea circoscrivendola in uno spazio determinato. Ora penso ed agisco diversamente: il tema si deve poter riprendere in più opere, con mutazioni che permettano di riproporre parti ed elementi appartenenti a periodi antecedenti. Ora mi avvalgo della memoria”.
“Simboli e immagini” di Imer Guala
Fino al 28 luglio 2006
Palazzo del Comune, Piazza San Eufemia 7, Teglio (Sondrio)
www.comune.teglio.so.it, www.imerguala.com