“È una sintesi fantastica e, secondo noi – mia moglie e io – nella letteratura per l’infanzia è una base.” A sostenerlo è Roberto Denti, libraio-scrittore che si vanta di essere “sempre dalla parte dei bambini”. Il volume di cui parla è apparentemente semplice, essenziale, fatto di colore e sentimenti, di forte impatto emotivo.
Autore di libri per ragazzi e saggi, ideatore di due convegni nazionali sulla letteratura per l’infanzia, organizzatore di attività di formazione per bibliotecari e insegnanti ma anche per genitori, promotore della lettura e della conoscenza dei libri per bambini, Denti è il proprietario della prima libreria per ragazzi che ha aperto in Italia nel 1972. Oggi la sua tana milanese in via Tadino, con settecento metri quadrati a disposizione, è la più estesa del nostro paese e tra le maggiori d’Europa. Una libreria specializzata che ha un assortimento molto più vasto delle librerie per adulti, soprattutto per quanto riguarda i libri di catalogo, un’apertura verso altre culture e una speciale competenza del personale di vendita. Non solo. Sul sito della libreria si trovano ogni mese le recensioni dei libri per bambini in uscita, in sede si presentano le novità, le letture di fiabe animate (dagli attori della compagnia “Quelli di Grock”) i libri per insegnanti e genitori perché, sostiene Denti, “va fatto molto nella direzione degli adulti, per i bambini”.
I bambini leggono, i grandi no
Ma chi sono i lettori bambini? Risponde il libraio-scrittore: “Parliamo di bambini da zero a quattordici anni, ma se nei primi sette, otto anni sono prevalentemente i genitori a scegliere i libri – spesso con criteri discutibili quali personali ricordi d’infanzia, un certo moralismo, motivazioni esclusivamente economiche o comunque fattori didattici che spesso non tengono conto del piacere della lettura fine a sé stesso – dalla terza elementare i gusti dei piccoli diventano precisi, il bambino comincia ad affermare i propri desideri spesso grazie al passaparola tra compagni di scuola, ma anche per suggerimento degli insegnanti.
Oggi va di moda Stilton, ben venga anche Stilton; io sono per la libertà di lettura, per il rispetto assoluto delle scelte dei lettori, ma compito dell’adulto è di consigliare anche altri titoli. Compito che potrebbe essere demandato alla scuola se avesse i libri a disposizione, ma l’Italia, caso più unico che raro in ambito europeo, non ha mai istituzionalizzato le biblioteche scolastiche, che dovrebbero essere un luogo accogliente con ampia disponibilità di libri e la figura del bibliotecario funzionate, perché i bambini hanno bisogno di consigli.
L’adulto deve aiutare, non imporre: se un bambino chiede “Le cronache di Narnia” e poi torna a chiedere un libro “uguale” a quello, significa “uguale” per lui e bisogna capirlo. Bisognerebbe fare sciopero finché non vengono istituite le biblioteche scolastiche con il bibliotecario!
Se l’insegnante a scuola volesse per esempio parlare degli eschimesi, dovrebbe avere un referente che seleziona i libri adatti e li propone. Le biblioteche a Milano, perlopiù strutturate negli anni Cinquanta del Novecento, non sono adatte ai bambini che hanno bisogno di “vedere” i libri e magari di toccarli; questo problema esiste anche nel rapporto tra libreria e case editrici: per i libri della prima infanzia il libraio avrebbe bisogno di sfogliare i volumi che spesso invece vengono presentati attraverso le schede. I bambini piccoli leggono le immagini, ma oggi siamo invasi dalle immagini, prima fisse poi in movimento con i cartoni; una volta invece gli adulti leggevano le fiabe ai bambini e la lettura a voce alta è fondamentale a qualsiasi età.”
Chi legge ancora i classici?
“Dagli undici anni in avanti sono soprattutto la moda tra coetanei e il successo a determinare le scelte dei bambini” – prosegue Roberto Denti – “la lettura dei ragazzi è un problema: con il passaggio alla scuola media i bambini non leggono più. Da sempre le ragazze, che sono le grandi lettrici, con l’ingresso nell’adolescenza smettevano di leggere; oggi la pubertà è anticipata di un paio d’anni e la lettura finisce prima. Quei rari insegnanti che hanno la passione per la lettura la trasmettono agli alunni anche alle scuole medie. Ma i testi di lettura delle medie, oggi, sono interrotti dalle schede: bisognerebbe dividere, nell’ambito scolastico, l’attività di lettura didattica, che serve assolutamente, dalla lettura di piacere, di emozioni.
Tra i dodici e i quattordici anni si leggevano “L’isola del tesoro”, “Tom Sawyer”, “Pattini d’argento”; si leggevano i classici, oggi no, oggi Salgari è illeggibile come i grandi dell’Ottocento con le loro sequenze di descrizioni minuziose. Nello stesso modo un adulto ormai difficilmente legge “La certosa di Parma” o “I fratelli Karamazov”. I classici sono importanti ma c’è bisogno di acculturazione. Ecco allora il successo di Harry Potter: ogni due pagine succede qualcosa. Questo si trova anche in Pinocchio, che è ancora validissimo, nella versione integrale però, da leggere tra i dodici e i quattordici anni magari con l’aiuto di un adulto.”
A ognuno il “tuo” libro
“A Mantova hanno fatto “il” libro di lettura, che tutti leggono” – prosegue il libraio – “è un nuovo progetto per creare una comunità di lettori. Il primo testo scelto è stato “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero” di Salgari; un successo strepitoso, anche i bambini se ne sono occupati.
Non esiste quasi più il libro come strumento familiare, se è presente in casa spesso lo è per la bella rilegatura ma non lo vedo vivo. Si diventa grandi imitando, così se gli adulti non leggono i bambini fanno lo stesso. Il libro può essere utile ma, come in ogni campo, l’educazione è fatta di comportamenti; il libro è di supporto ma se non ci sono i comportamenti…”
Ecco in controtendenza nascere a Mantova – una città che presta grande attenzione all’infanzia e si presenta fuori dagli schemi nel suo sistema di relazioni (prima classificata per l’ecosistema urbano 2006, premiata per il buon vivere, promotrice di diversi festival come quello d’Arte e Teatro per l’Infanzia, di Musica, di Letteratura, di Scienza) – il progetto di lettura condivisa affinché il maggior numero possibile di persone dello stesso territorio legga, nello stesso periodo, lo stesso libro.
“Qui comincia la lettura” è nato nel 2005 all’interno del Festival-letteratura in occasione del suo decimo anniversario: l’idea era quella di creare una grande comunità di lettori attraverso un libro che per oltre due mesi diventasse occasione di incontro nel territorio della provincia di Mantova. Un’occasione anche di divertimento; il libro questa volta in mano a tutti: comuni, biblioteche, scuole, teatri, ma anche singole persone, centri sociali, bar, ristoranti e persino caserme dei carabinieri.
Punto di partenza di quest’anno il romanzo salgariano, con l’invito al lettore, se soddisfatto, di farlo entrare in circolo, prestarlo agli amici, usarlo per arrivare a nuove letture. Si pensava: l’idea avrà successo se tutti si attiveranno per far conoscere “Jolanda”; la promozione della lettura trasformata in un gioco che passa per i singoli lettori, entra nelle case coinvolgendo le famiglie, i gruppi di amici e esce nelle strade della città.
I risultati? Ventimila volumi distribuiti attraverso centoventi punti di distribuzione, oltre tremila copie di “Jolanda” scaricate dal sito di “Liber liber”, (le news del sito restituiscono l’eterogeneità e l’entusiasmo delle iniziative) un centinaio di realtà che hanno offerto il proprio sostegno al progetto e almeno altrettanti appuntamenti e proposte suggerite dal romanzo e organizzate non solo a Mantova e nei trenta comuni della provincia, ma anche a centinaia di chilometri di distanza: letture animate, giochi di ruolo nelle scuole, rappresentazioni di piazza, incontri, laboratori, cicli di film, menù tematici nei ristoranti, make-up nei centri estetici, cacce al tesoro nelle riserve naturali, corsi di cucina. Ma più di tutto, di quest’idea caratterizzata da assoluta libertà, ha funzionato il contagio tra lettori. E ora altri borghi e città si apprestano a imitarla, anche oltre confine.