Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Tamara De Lempicka a Milano

Fino al 14 gennaio 2007 è in mostra a palazzo Reale l’opera della trasgressiva artista che ha femminilizzato il mondo

Studio Lorelle, Tamara di profilo, 1928
Studio Lorelle, Tamara di profilo, 1928

Correva l’anno 1925 quando nella galleria del conte Emanuele Castelbarco, Bottega di Poesia, in via Montenapoleone 14, Milano rese omaggio a Tamara De Lempicka. A ottant’anni dalla prima mostra personale, il capoluogo lombardo ripropone nuovamente – a palazzo Reale fino al 14 gennaio 2007- il fascino delle opere e dello spirito di questa impetuosa artista di origini polacche. Attraverso 60 dipinti e 10 disegni – tra cui uno straordinario autoritratto – suddivisi in 12 sezioni, l’esposizione, a cura di Gioia Mori, ripercorre parallelamente la produzione e la vita di Tamara. Lei stessa, infatti, considera la propria esistenza un’opera d’arte, una convinzione sostenuta da un’accesa voglia di affermazione. Al passo con il suo talento e la sua pittura, tutta al femminile, Tamara coltiva la propria immagine di donna elegante, sofisticata, stravagante e mondana. Così facendo diventa interprete di quei bizzarri anni ‘20 e ’30, mentre i suoi dipinti simbolo della modernità e di un modello di donna libera, emancipata, autonoma e trasgressiva. 

La tunique rose, 1927
La tunique rose, 1927

Proprio come lei. Indipendente dai suoi uomini; in grado di badare a sé economicamente proprio grazie alla sua arte; bramosa di fama, lusso e dell’amore di altre donne, di una vita fuori dagli schemi tra cocaina e orge.
Eppure per riuscire nel suo intento Tamara è stata una donna sola. La sua sofferta – e al tempo stesso indotta – solitudine, divenuta presto inguaribile depressione,  la si può forse ritrovare in quei malinconici scorci di città, veloci sguardi a geometrici e svettanti palazzi, privi di quelle confortanti rotondità che di solito contraddistinguono i suoi ritratti femminili. A ben vedere, però, anche in essi, alle curve, al tondo, continue evocazioni di femminilità, si contrappongono ipotesi di figure geometriche e veloci, che vengono nuovamente addolcite dalla vitalità e intensità cromatica di certi rossi, verdi, blu che a loro volta spiccano perché in contrasto con il colore grigio e metallico dello sfondo.

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L'acharpe bleue, 1930
L’acharpe bleue, 1930

I temi urbani e un certo modo di rappresentare non solo la città ma anche il movimento, oltre che il colore, ben rimandano, come del resto tutta l’opera di Tamara, alle avanguardie italiane e in particolare al futurismo.
Proprio in Italia, dove l’artista viene proposta da Filippo Tommaso Marinetti e presentata a Gabriele D’Annunzio (che non le concederà di farsi ritrarre), si afferma il suo gusto. Perché Tamara, pittrice cosmopolita, è stata in grado di tradurre “in una lingua internazionale – come riassume Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura si Milano – lo stile italiano”. Per questo la sua prima affermazione è a Milano e non a Parigi. E per lo stesso motivo viene sentita artista “italiana”. D’altro canto il suo contributo è tanto originale quanto di respiro internazionale: con insistenza, Lempicka femminilizza il mondo che nel manifesto futurista era, invece, tutto declinato al maschile. “Con lei – ha commentato Sgarbi – la donna, sempre regale, diventa definitivamente il centro del mondo. Lo domina, lo conquista, come mai prima era stato pensato o sperato”.

Tamara De Lempicka
Palazzo Reale – Piazza Duomo, 12 – Milano
Biglietti: euro 9 / 7,50
Per informazioni: 02 54919 – www.tamaradelempicka.it

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