Correva l’anno 1925 quando nella galleria del conte Emanuele Castelbarco, Bottega di Poesia, in via Montenapoleone 14, Milano rese omaggio a Tamara De Lempicka. A ottant’anni dalla prima mostra personale, il capoluogo lombardo ripropone nuovamente – a palazzo Reale fino al 14 gennaio 2007- il fascino delle opere e dello spirito di questa impetuosa artista di origini polacche. Attraverso 60 dipinti e 10 disegni – tra cui uno straordinario autoritratto – suddivisi in 12 sezioni, l’esposizione, a cura di Gioia Mori, ripercorre parallelamente la produzione e la vita di Tamara. Lei stessa, infatti, considera la propria esistenza un’opera d’arte, una convinzione sostenuta da un’accesa voglia di affermazione. Al passo con il suo talento e la sua pittura, tutta al femminile, Tamara coltiva la propria immagine di donna elegante, sofisticata, stravagante e mondana. Così facendo diventa interprete di quei bizzarri anni ‘20 e ’30, mentre i suoi dipinti simbolo della modernità e di un modello di donna libera, emancipata, autonoma e trasgressiva.
Proprio come lei. Indipendente dai suoi uomini; in grado di badare a sé economicamente proprio grazie alla sua arte; bramosa di fama, lusso e dell’amore di altre donne, di una vita fuori dagli schemi tra cocaina e orge.
Eppure per riuscire nel suo intento Tamara è stata una donna sola. La sua sofferta – e al tempo stesso indotta – solitudine, divenuta presto inguaribile depressione, la si può forse ritrovare in quei malinconici scorci di città, veloci sguardi a geometrici e svettanti palazzi, privi di quelle confortanti rotondità che di solito contraddistinguono i suoi ritratti femminili. A ben vedere, però, anche in essi, alle curve, al tondo, continue evocazioni di femminilità, si contrappongono ipotesi di figure geometriche e veloci, che vengono nuovamente addolcite dalla vitalità e intensità cromatica di certi rossi, verdi, blu che a loro volta spiccano perché in contrasto con il colore grigio e metallico dello sfondo.
I temi urbani e un certo modo di rappresentare non solo la città ma anche il movimento, oltre che il colore, ben rimandano, come del resto tutta l’opera di Tamara, alle avanguardie italiane e in particolare al futurismo.
Proprio in Italia, dove l’artista viene proposta da Filippo Tommaso Marinetti e presentata a Gabriele D’Annunzio (che non le concederà di farsi ritrarre), si afferma il suo gusto. Perché Tamara, pittrice cosmopolita, è stata in grado di tradurre “in una lingua internazionale – come riassume Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura si Milano – lo stile italiano”. Per questo la sua prima affermazione è a Milano e non a Parigi. E per lo stesso motivo viene sentita artista “italiana”. D’altro canto il suo contributo è tanto originale quanto di respiro internazionale: con insistenza, Lempicka femminilizza il mondo che nel manifesto futurista era, invece, tutto declinato al maschile. “Con lei – ha commentato Sgarbi – la donna, sempre regale, diventa definitivamente il centro del mondo. Lo domina, lo conquista, come mai prima era stato pensato o sperato”.
Tamara De Lempicka
Palazzo Reale – Piazza Duomo, 12 – Milano
Biglietti: euro 9 / 7,50
Per informazioni: 02 54919 – www.tamaradelempicka.it