Mercoledì 1 Maggio 2024 - Anno XXII

Un bel fine-settimana nei Paesi Baschi – 1

Carlos Hernandez, Direttore dell’Ufficio Spagnolo del TurismoAntefatto (ovvero: prima puntata) Carlos Hernandez, “Jefe Supremo” del Turismo Spagnolo nel “Milanesado” (due secoli di Spagna a Milano – non nel senso di manifestazioni turistiche invitanti a sud dei Pirenei – che seguirono le invasioni francesi e anticiparono un secolo e mezzo di occupazione austriaca, per una presenza straniera di quasi quattro secoli durante i quali fungemmo da domestici) mi informa che c’è un “viaggio stampa naturalistico ed enogastronomico” nei Paesi Baschi e contestualmente mi chiede se voglio parteciparvi. Prima ancora di rispondere un fulmineo “Sì!” dall’entusiasmo inferiore solo al piacere di tornare … Leggi tutto

Carlos Hernandez, Direttore dell'Ufficio Spagnolo del Turismo
Carlos Hernandez, Direttore dell’Ufficio Spagnolo del Turismo

Antefatto (ovvero: prima puntata)
Carlos Hernandez, “Jefe Supremo” del Turismo Spagnolo nel “Milanesado” (due secoli di Spagna a Milano – non nel senso di manifestazioni turistiche invitanti a sud dei Pirenei – che seguirono le invasioni francesi e anticiparono un secolo e mezzo di occupazione austriaca, per una presenza straniera di quasi quattro secoli durante i quali fungemmo da domestici) mi informa che c’è un “viaggio stampa naturalistico ed enogastronomico” nei Paesi Baschi e contestualmente mi chiede se voglio parteciparvi.
Prima ancora di rispondere un fulmineo “Sì!” dall’entusiasmo inferiore solo al piacere di tornare a vedere posti a me cari, ho già in mano lo spazzolino da denti e chiamato un taxi per correre a Linate. La partenza – ovviamente, e non solo perché la gente perbene non invita mai in “zona Cesarini” – non è così immediatissima come la frenesia di partire mi aveva suggerito e pertanto faccio in tempo a dotarmi anche di dentifricio, biancheria e ombrello (da quelle parti piove invero con una certa abbondanza; nessuno è perfetto).

Con le ali di Air Nostrum

Bilbao, Puente San Anton (Foto:Javier Eguizabal)
Bilbao, Puente San Anton (Foto:Javier Eguizabal)

Da Linate si vola a Barcellona ma colà giunti si scopre che la “connection” Iberia per Bilbao partirà con almeno due ore di ritardo. Carlos fiuta un grosso pericolo e ci “riprotegge” (sto usando un buon gergo tecnico quasi fossi stato una hostess di terra) infilandoci su un volo per Pamplona (di lì si sarebbe proseguito in pullman per la città basca). Si tratta di un volo Air Nostrum, un filino incasinato almeno per quanto concerne i nomi e la rèclame: sull’aereo c’è infatti scritto Comunidad Valenciana ma a bordo trovi “folletos” turistici invitanti in Cantabria e noi stiamo andando in Navarra.
Ma quel che conta sono le cose concrete, ed ecco allora che – alla faccia dell’Alitalia che sui Milano-Roma non ti passava “lu magnà perché non c’era tempo” e dell’Iberia che adesso “lu magnà te lo fa pagà” – questa spettabile compagnia regionale, nonostante gli spazi di un “aeretto” invero minuscolo, ci ha servito un signor breakfast con tanto di caffelatte in eleganti tazzine di ceramica e dolcetti vari in abbondanza; pertanto, Franzia o Spagna purché se magna, Viva la Comunidad Valenciana, la Cantabria e la Navarra!

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Guggenheim, dentro e fuori…

Guggenheim Museum
Guggenheim Museum

Arriviamo a Bilbao in tempo per scongiurare il grosso pericolo temuto da Carlos e consistente nel non gustare – causa ritardo arrivo – il delizioso (è dir poco) pranzo ammannitoci dal grande non meno che giovane Josean Martinez del ristorante del Guggenheim (menu dettagliatamente offerto ai lettori di Mondointasca – almeno a livello grafico – nel precedente numero di Gossip). Segue la visita del Guggenheim che il qui presente scrivano non si stanca di vedere e rivedere, ogni volta di più affascinato, sempreché, però,  si intenda “vederlo da fuori”: tragicamente ignorante e pure incapace di capire l’arte contemporanea, il qui scrivente si aggira infatti all’interno del museo pervaso da un forte senso di sbandamento e incertezza; non capisce, quasi si sgomenta di fronte a lamine di ferro che si stanno arrugginendo, pezzi di acciaio saldato che a lui poco dicono, anzi nulla suggeriscono, da cui la sua decisione finale che la grandissima bellezza “esterna” del Guggenheim è inversamente proporzionale al contenuto.

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