Questo manifesto verrà pubblicato in tutte le lingue del mondo. Perché, “è un manifesto in grado di cambiare la vita: c’è scritto cosa si deve fare. La sapienza di Vandana (Vandana Shiva è presidente della Research Foundation for science, technology and ecology e presidente della Commissione Internazionale sul futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura), la conoscenza scientifica e l’autorità morale rendono questo vademecum una dispensa per operare. E da questa operatività Terra madre ricavava la sua ragion d’essere”.
Infine arriva l’appello: “Leggete questo manifesto se siete cittadini – incita Petrini – e se siete contadini cantatelo. Perché qui sta la chiave di volta. Il seme è l’inizio della vita. Chi si appropria del seme toglie la vita agli altri. Il diritto alle sementi è universale. Non si può prendere né l’acqua né l’aria, men che meno le sementi. Non è accaduto in 10 mila anni di storia dell’agricoltura e sta avvenendo negli ultimi 40 anni. Noi vogliamo riportare il discorso sulla proprietà comune e sui diritti collettivi civili, anche i consumatori è giusto che sappiano. Non voglio più vedere quello che ha visto un mio amico contadino delle Langhe”.
Piantando un peperone venne fuori un peperone meraviglioso, allora come gli aveva insegnato suo padre, l’uomo prese i semi, li conservò e l’anno successivo rifece la semina. Ma quei semi produssero solo tanta erba ma neanche un peperone.
Proprio in questo secondo Petrini sta il crimine. “Le multinazionali hanno tolto l’anima al seme, che ora può produrre una volta sola così poi loro possono continuare a venderlo”.
E poi ricorda “Alle donne, per tradizione, cultura e natura, vanno affidati i semi, non alle banche del seme. Se andate a Veradun, troverete una straordinaria donna. Si chiama Pisa. Lei riconosce col tatto e la vista 600 tipi di sementi diverse. Ma quale professore universitario possiede questa sapienza? Riaffidare il seme alle donne. Questa è la strategia da intraprendere nelle comunità rurali”.
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