Non importa che sia bello, grande e possente. E neppure che discenda da nobili lombi. Quello che conta è il “naso” e non tutti sono così dotati. Niente fraintendimenti, per favore. Qui si sta parlando di cani, per l’esattezza di cani da tartufo.
Si, proprio di quei fantastici amici dell’uomo che riescono, grazie al loro olfatto e all’addestramento ricevuto, a ritrovare quegli altrettanto meravigliosi tuberi profumati che valgono un patrimonio e che fanno la delizia del palato.
Avete presente? Uova fritte e tartufo, polenta e tartufo, tagliolini al tartufo, porcini e tartufo. E qui mi fermo perché sono consapevole di avervi fatto venire l’acquolina in bocca.
Cani di casa. Sono adatti?
Ovviamente, come già accennavo prima, non tutti i cani possono assolvere questa “missione”. Perché riuscire a scovare un tartufo nascosto sottoterra, in mezzo a un bosco, ha qualcosa di magico.
Per scoprire se un cucciolo può trasformarsi in un quattro zampe dedito, oltre che a perdere pelo, scavare buche in giardino, rubare bistecche e torte, mangiare mobili e scarpe, anche alla scoperta del preziosissimo tubero, c’è un solo modo: provare a dargli da mangiare un pezzo di tartufo quando ha due o tre mesi. Se lo divora con avidità, ecco allora che ci sono buone probabilità di successo.
Appena l’ho saputo sono tornata a casa con un pezzo di tartufo nero, quello bianco non potevo proprio permettermelo, e ho provato a offrirlo su un vassoio d’argento a Melinda la mia cagnetta, una bastardina di diciotto chili.
“Chissà che non abbia questa capacità – ho pensato fra me e me – così finalmente mi ripaga di tutto quello che mi è costata in questi anni”.
Niente da fare. Lo ha annusato, poi, un po’ schifata, mi ha guardata con aria interrogativa ed è ritornata a sdraiarsi non senza aver lasciato un po’ di bava sul vassoio.
Pazienza, si vede che il mio “karma” è quello di non riuscire mai a trovare qualcuno che mi mantenga. Mi sono consolata con un uovo fritto ricoperto di scaglie del pezzo di tartufo disdegnato da Melinda. A sua discolpa posso dire che ormai ha già quattro anni. Forse dovevo provare prima.
Cani adatti. C’è una “scuola”
Chi è più fortunato di me, può iniziare l’addestramento del proprio cucciolo, che deve comunque essere di buon temperamento, allegro e affettuoso. La “scuola” inizialmente va vissuta come un gioco. Una sorta di nascondino, di caccia al tesoro che si complica man mano che il nostro cucciolo cresce con l’età. Il pezzo di tartufo va infatti nascosto all’inizio là dove è facile ritrovarlo e poi in posti sempre più nascosti, anche sotto terra, a profondità diverse. L’importante è non scordarsi mai di premiarlo ogni volta che ritrova il “tesoro nascosto”. E insegnarli a cercare, cercare, cercare.
La parte forse più difficile è fargli imparare a non mangiarsi i tartufi, ma a prenderli e portarli con delicatezza. Perché soprattutto il tartufo bianco si rompe facilmente. Il cane perfetto si ferma e indica al suo padrone dove scavare. Se l’indicazione è esatta il “trifolao” estrae il tartufo con un particolare zappino e poi rimette a posto il terreno rimosso per permettere la formazione di nuove radichette e quindi di un nuovo tubero.