Domenica 28 Aprile 2024 - Anno XXII

Il linguaggio segreto del gioco

Dove il lago Maggiore si restringe nel Ticino, ecco sulla sponda lombarda Angera, dominata dalla Rocca, valido esempio di edificio fortificato medievale. Qui è il regno dei bambini, con bambole e giocattoli

Giocare è il lavoro dei bambini. Il gioco antidoto allo stress, per apprendere la consapevolezza sociale, per garantire l’esercizio fisico, per stimolare la creatività, per risolvere i problemi; il gioco degli adulti con i figli per insegnare, per manifestare l’affetto, per mantenere una buona relazione anche con gli adolescenti.

Giocare con i figli

Il libro di Lawrence E. Shapiro
Il libro di Lawrence E. Shapiro

Lo sostiene lo psicologo americano dell’infanzia e della famiglia Lawrence E. Shapiro, in un libro utile per affinare la comunicazione con i propri figli: “Il linguaggio segreto dei bambini”. Si legge: “Dal punto di vista della salute mentale, giocare con i bambini è un compito educativo fondamentale, perché è indispensabile per lo sviluppo emotivo infantile”.
Giocare fa bene, dunque, anche ai grandi. Continua Shapiro: “Se volete parlare il linguaggio segreto del gioco con i vostri bambini, dovete cominciare trasformando il divertimento e l’attività ludica in una priorità all’interno della famiglia, a prescindere dall’età dei bimbi; in molti casi, i bambini non giocano nella maniera giusta quanto dovrebbero. Imputo parte della colpa” continua lo psicologo “alla predominanza della televisione e dei videogiochi in molte famiglie e alla riluttanza di molti genitori a limitare queste attività. La finestra di tempo, in cui i bambini usano creativamente i giocattoli si sta riducendo. Se una volta i bimbi di sette o otto anni giocavano con le bambole o con personaggi in miniatura, ora chiedono ai genitori i videogiochi. Questo fenomeno modifica la natura dell’industria dei giocattoli, ma modifica anche la natura dell’infanzia”.

I giochi prima dei videogame

La Rocca di Angera
La Rocca di Angera

Su una rupe calcarea al di sopra del paesaggio lacustre, si erge l’alto maschio e il palazzo duecentesco ingrandito nel 1350, del quale si visitano diversi ambienti e la vasta sala di Giustizia, ornata da un importante ciclo di affreschi di maestri lombardi (storie di Ottone Visconti). Nella Rocca eretta dagli arcivescovi milanesi nell’XI secolo, passata ai Visconti nel XIV e nel Quattrocento ai Borromeo – che ne fecero un monumento emblematico della storia del casato e che ancora la possiedono (in alcune sale, affreschi staccati provenienti dal palazzo Borromeo di Milano) – ha sede il Museo della Bambola, il primo museo italiano, aperto nel 1988, dedicato alla bambola e al giocattolo.
Museo che offre un’esauriente panoramica dell’evoluzione, dal XVIII secolo fino ai nostri giorni, di quell’affascinante oggetto che è la bambola, da sempre affiancato allo sviluppo e alla crescita della donna. “Il gioco teatrale, caratterizzato dal ricorso a bambole, pupazzi o personaggi in miniatura” scrive ancora lo psicologo americano nel libro citato “aiuta i piccoli a riprodurre varie forme di comunicazione sociale, che si traducono poi in situazioni di vita reale.”

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