“Ero soltanto una bambina quando mi venne in mente che il mondo che volevo e che non riuscivo a trovare fosse altrove. Dovevo soltanto arrivare in ‘quell’altrove’ in un modo o nell’altro…”
Questa frase riassume bene il sentimento di Kira Salak sul senso di libertà, di indipendenza e della sfrenata voglia di andare alla ricerca di qualcosa. Un ricerca propria di uno spirito inquieto.
Kira Salak provò la libertà di viaggiare da sola per la prima volta, all’età di diciannove anni. I successivi anni della sua giovinezza li passò girando il mondo con costanza e impulsività.
“Cronaca di una viaggiatrice solitaria” è il racconto di viaggio in uno dei Paesi più pericolosi e più misteriosi del mondo, dove la cultura moderna occidentale si scontra con le antiche tradizioni tribali, ma è anche una risposta che l’autrice cerca di dare a se stessa.
Per rincorrere il suo sogno di sempre: seguire le tracce dell’esploratore britannico Ivan Champion, la prima persona che riuscì ad attraversare l’isola di Papua Nuova Guinea nel 1927, Salak si lasciò alle spalle l’università, il lavoro, il fidanzato.
Per Kira Salak questa esperienza fatta all’età di ventiquattro anni, è stata una prova di vita.
Il viaggio in Papua Nuova Guinea ha una motivazione forte che va oltre il fatto di essere la prima donna occidentale ad attraversare da sola, a piedi, in uno spettacolare, avvincente e pericoloso percorso, una terra fisicamente e culturalmente difficile da affrontare. Un modo, forse, per l’autrice, di sconfiggere la paura prefissando mete sempre più ardue.
Il libro è scritto con una prosa brillante e piena di suspense. Kira Salak descrive le sue avventure tra ricordi lucidi, paesaggi esotici e una natura selvaggia.
“Cronaca di una viaggiatrice solitaria” è un’opera di sopravvivenza in situazioni di estremo pericolo, in luoghi dove la natura, però, è di una impareggiabile bellezza.