Valle stretta, nascosta, quasi “selvaggia” e in gran parte incontaminata, la Val Maira si trova in provincia di Cuneo nel cuore delle Alpi Cozie, in pieno territorio occitano: quattordici piccoli comuni in terra di confine tra Italia e Francia, sparpagliati su un territorio montano di notevole bellezza, con innumerevoli sentieri che la percorrono, da Roccabruna a Chiappera. Particolarità di questa valle è la sua lingua, l’occitano, lingua neolatina o romanza riconosciuta in Italia come minoritaria dal 1999, definita per la prima volta come tale da Dante Alighieri nel “De vulgari eloquentia”, insieme all’italiano e al francese.
Oggi il termine “occitano” non comprende solo la lingua, ma anche la cultura che abbraccia le valli cuneesi e il sud della Francia, fino alla Val d’Aran in Spagna e si caratterizza per una lunga tradizione orale di racconti e leggende, per la musica e le danze folcloristiche riproposte ogni anno nelle numerose feste popolari.
Nel cuore della “Provincia Granda”
Ma veniamo al territorio, perché le valli della “provincia granda” sono davvero (e inaspettatamente) un altro Piemonte rispetto ai grandi circuiti turistici che questa regione offre. Qui infatti si trova l’autenticità della montagna, con tutto quello che “montagna” può significare.
Un luogo ideale, d’estate, per praticare sport all’aria aperta a diretto contatto con la natura: escursionismo, mountain bike, alpinismo, arrampicate, pesca sportiva e parapendio; in inverno, quando la neve copre i valloni, la valle offre invece al turista magnifici itinerari da percorrere con le racchette da neve o gli sci da alpinismo.
Un gran numero di sentieri portano alla scoperta di rarità botaniche, ma anche all’inatteso e stimolante incontro con i veri “abitanti” del territorio, ovvero marmotte, camosci e stambecchi, che non è difficile intravedere lungo le passeggiate.
Pupazzi di pietra
Natura, arte e storia sono il miglior biglietto da visita che il piccolo centro di Villar San Costanzo può offrire ai suoi visitatori; ne emerge la leggendaria figura di San Costanzo, legionario romano che alla fine del III secolo portò l’evangelizzazione nelle valli cuneesi, insieme ai suoi compagni Magno e Dalmazzo, subendo il martirio e la successiva venerazione popolare.
Ma Villar è famosa soprattutto per i suoi curiosi funghi di pietra, i fenomeni geologici dei “Ciciu” (pupazzi in piemontese) visti dal popolo come i soldati romani che intendevano uccidere San Costanzo, pietrificati poi dall’intervento divino.
La scienza, invece, li definisce “piramidi di terra” o colonne da erosione. La loro unicità, rispetto ad altre forme simili, è dovuta al fatto che questi si sono formati su una conoide alluvionale, con l’azione combinata di ruscellamenti e frane di grossi blocchi rocciosi dal versante della Costa Pragamonti.