Andare, viaggiare, cercare noi stessi e l’altro. Scoprire territori, conoscere persone, abitudini, modi di vivere e di pensare. In molti si è portati a credere che bisogna andare all’altro capo del mondo, nella foresta amazzonica, sulle vette del Tibet, attraversare gli sconfinati mari. Forse tutto questo non è necessario. Sono scoperte e sensazioni che si possono fare e provare senza allontanarsi troppo dall’uscio di casa, e magari sperimentarle a piedi. Ma come a piedi? “A piedi. Sì, a piedi. Da casa a casa, passando per tanti luoghi che mi attraggono e per altri che ancora non so. Sono abbastanza anziano per apprezzarlo e abbastanza in forze per poterlo fare. Ho conosciuto molti vecchi che camminavano per i monti, si può fare sempre, se le ginocchia funzionano.” Così risponde Andrea Bocconi, autore del libro “Di Buon Passo” che ha per sottotitolo: Tra Toscana e Umbria un viaggio a piedi lungo i sentieri del Medioevo.
L’autore di questo libro-guida, ci aveva abituato ad altro nei suoi precedenti scritti quali “Viaggiare e non partire” e “Il giro del mondo in aspettativa”. Questa volta parte a piedi. Nella sua terra. Non sonda il fascino di luoghi esotici e non vive avventure in paesi remoti o stranieri. Eppure scopre, tra il Casentino, l’Umbria e la Romagna, un mondo davvero lontano e, forse ancora di più, un tempo completamente diverso dal suo.
Recuperando il modo più antico di viaggiare si addentra in boschi solitari, costeggia giardini e prati cintati, ostacolo spesso insormontabile che lo costringe a tortuosi itinerari, avanza per brevi tratti fra le auto su strade di periferie urbane. E come un vero viaggiatore che si addentra in una giungla ha tutto il necessario per essere autosufficiente. Dorme in tenda, in luoghi a volte accoglienti, altre volte poco rassicuranti, o in rifugi e locande fuori mano.
Raggiunge le sorgenti dei fiumi madri della nostra civiltà, il Tevere e l’Arno, e ripercorre i luoghi della tradizione francescana, ritrovando le tracce di un passato, quello del ‘200 e del’300, che ancora pervade silenziosamente il nostro presente. Finisce così per riassorbire, nei tempi lenti del cammino a piedi, la cultura medioevale di cui le nostre terre sono pregne.
Ventidue giornate intercalato da fatti e ricordi della sua passata giovinezza come il fondamentale incontro con il dottor Roberto Assagioli (1888 – 1974), stimato da Freud e amico di Jung per decenni. Abbandonò la psicanalisi per fondare negli anni Trenta la psicosintesi. E’ riconosciuto tra i maggiori esponenti mondiali. Una targa a lui intitolata a Capolona così lo ricorda: “Qui Roberto Assagioli insegnava la psicosintesi ad allievi di tutto il mondo”, la frase di Assagioli sulla targa, con la sua bella firma di uomo nato nell’Ottocento dice: “Vi è nella psiche umana una tendenza fondamentale all’unione, alla sintesi che è espressione di un principio universale”.
Il racconto di queste ventidue giornate, che l’autore ci descrive nel suo singolare viaggio, muta il suo (e il nostro) senso del tempo e delle distanze, consegnandoci insieme al libro una guida ideale e irrituale.
Per chi voglia avventurarsi a scoprire l’universo di casa nostra, un detto contadino recita: “La strada buona non fu mai lunga”.