Sono trascorsi quindici anni da quando la prima Repubblica ha iniziato a sgretolarsi, dopo la caduta del muro di Berlino, per far posto al nuovo. Fra le maceria che si accumulavano, crescevano le speranze e le attese degli italiani. La seconda Repubblica, però, dopo tre lustri stenta ancora a trovare un assetto. I partiti invece di ridursi nel numero sono cresciuti a dismisura (da una testa un voto siamo quasi a una testa un partito). Gli italiani non hanno avuto segnali positivi di cambiamento.
Sono cambiati un po’ di figuranti ma lo spartito e la musica è la stessa. Anzi, sul piano del fair play e del rispetto reciproco dei ruoli e dell’autonomia tra i poteri dello Stato si sono fatti passi indietro. Scopriamo, quasi ogni giorno, che i nostri parlamentari continuano ad insultarsi, a negare l’evidenza, a inventare trame pur di dare addosso all’avversario (leggasi nemico) “per il bene del Paese”, a loro dire.
Gli italiani continuano a subire impotenti al teatrino della politica e alle esternazioni dei singoli parlamentari. Il cosiddetto nuovo che avanza, finora, ha trasferito il linguaggio del “Bar Sport” nelle sedi istituzionali.
In Berluscomiche, sottotitolo, Bananas 2 la vendetta: le nuove avventure del Cavaliere Bellachioma dal kapò al kappaò, Marco Travaglio traccia un interessante, divertente, spiritoso e feroce ritratto del nostro Paese attraverso i personaggi che la seconda Repubblica ha portato alla ribalta sulla scena e sul palcoscenico delle istituzioni.
Travaglio è un giornalista che oggi gode di un certo successo. In passato però è stato ignorato e attaccato dai maggiori mass media del nostro paese, ma è ugualmente riuscito a guadagnarsi la fama di ottimo giornalista. Nei suoi articoli e nei suoi libri tiene viva la memoria di un passato che i nostri potenti rimuovono e dimenticano con facilità sospetta, cambiando opinione e posizione con assoluta disinvoltura, impermeabili al ridicolo.
Marco Travaglio in questo libro – come nella rubrica Bananas apparsa su “l’Unità”, raccoglie gli scritti pubblicati da settembre 2003 a giugno 2005 – esibisce il talento di un grande scrittore satirico. È uno scintillante esercizio di invenzioni e di intelligenza, dove la parola, plasmata fino al limite del virtuosismo, diventa un’arma infallibile, ma anche il trampolino per una implacabile critica della realtà.
Discepolo di Indro Montanelli, Travaglio da autentico scrittore è diventato anche un maestro in una delle arti più difficili: far ridere, anche se con una punta di feroce amarezza.