Sabato 7 Settembre 2024 - Anno XXII

Milano da Andy Warhol alla Domenica del Corriere

Due grandi mostre per la stagione invernale: arte contemporanea alla Fondazione Mazzotta e, a palazzo Reale, un secolo di illustrazioni e disegni dal primo Novecento sino al 1989

Andy Warhol, Joseph Beuys State III, 1980-83
Andy Warhol, Joseph Beuys State III, 1980-83

Gli ultimi mesi dell’anno confermano Milano una buona meta per le grandi mostre alla Fondazione Mazzotta, con la coppia Warhol-Beuys, e a palazzo Reale con l’ultima esposizione inaugurata sul Novecento illustrato dalla Domenica del Corriere. Due proposte originali, anche se diverse tra di loro, concludono la stagione invernale e aprono il nuovo anno: Mazzotta espone fino al 30 marzo 2008; palazzo Reale sino al 3 febbraio in una rassegna che si aggiunge a quelle già in corso di Vivienne Westwood e David La Chapelle.
La mostra “Warhol-Beuys. Omaggio a Lucio Amelio” è aperta dal 15 novembre presso gli spazi di foro Bonaparte ed è la meglio indicata per gli amanti della pop art. Mazzotta ha scelto quasi un amarcord: il primo protagonista è Lucio Amelio, gallerista napoletano di grande intuito, attivo tra il ’65 e il ’94, fautore dell’incontro italiano di Andy Warhol e Joseph Beuys e di una serie di esposizioni dei due artisti a Napoli tra il 1980 e l’82. Se alla Triennale – dove da alcune settimane è aperta la mostra sugli anni Settanta – troviamo i segni d’arte, cronaca e di costume di un intero decennio, la Fondazione Mazzotta si ritaglia una più piccola nicchia di revival, presentando, insieme, il risultato dell’attività di Lucio Amelio, cioè le opere d’arte di Warhol e Beuys e fotografie e documenti di quegli anni. 

Warhol, Beuys e Lucio Amelio nel 1980 (Foto di Antonio Troncone)
Warhol, Beuys e Lucio Amelio nel 1980 (Foto di Antonio Troncone)

I fan più appassionati di Andy Warhol avranno l’occasione di vedere i suoi stivali rossi donati a Lucio Amelio e la storica Polaroid; per tutti, l’occasione è ottima per vedere un buon numero di esempi di pop art come i ritratti del gallerista e di Beuys, la serie dei Vesuvio, la riproduzione delle prime pagine del Mattino del 26 novembre 1980, con il gridato titolo “fate presto” dopo la tragedia del terremoto. Tema analogo per alcune delle opere in mostra di Joseph Beuys, come Terremoto di palazzo: è la prima volta che l’intero complesso dell’installazione viene presentato fuori Caserta, dopo l’esposizione del 1987 al Grand Palais di Parigi. Diversi esempi del lavori di Beuys, al limite tra arte, riflessione estetica e politica sono visibili a Milano insieme a singole opere di altri artisti contemporanei: Anselm Kiefer, Miquel Barcelò, Mario Schifano, Mimmo Paladino e ancora Robert Mapplethorpe, Nino Longobardi, Robert Rauscheberg. Le fotografie che raccontano l’attività di Lucio Amelio e della galleria sono di Ferdinando Scanna, Mimmo Jodice, Peppe Avallone, Bruno del Monaco e Fabio Donato.

LEGGI ANCHE  Il monastero di Polirone celebra il millenario
Perché gli americani vogliono credere alla congiura contro Kennedy. Giorgio De Gaspari, 1967
Perché gli americani vogliono credere alla congiura contro Kennedy. Giorgio De Gaspari, 1967

Più ampia, destinata a un grande pubblico ma anche agli esperti di grafica, agli appassionati di storia e cronaca la mostra “La Domenica del Corriere. Il Novecento illustrato” presenta a palazzo Reale 370 tavole originali, dalle copertine di prima pagina ai disegni e bozzetti, del settimanale che dal 1899 al 1989 ha attraversato un secolo di storia italiana. Suddivisa per autori e soggetti, la mostra è una lunga rassegna dei disegni che, prima delle fotografie e accanto ad esse, illustravano vicende di cronaca nazionale e internazionale per il giornale. Le firme della Domenica del Corriere, veri e propri pittori consegnati al genere dell’arte grafica, sono presenti con un folto numero di opere da Achille Beltrame a Walter Molino sino a Giorgio De Gaspari, Mario Uggeri e ancora Tullio Pericoli e per le vignette Giovanni Mosca, Jacovitti e diversi altri. Gli autori si confrontavano allora con le diverse esigenze richieste del processo di stampa: le prime copertine imponevano il disegno originale in bianco e nero – il disegno veniva poi colorato a mano e consegnato in tipografia per la riproduzione – , mentre solo dal ’56 la tecnica del rotocalco permise un più ricco utilizzo del colore, anche nelle pagine interne.

Condividi sui social: