Il libro di Luca Bottura Tutti al mare vent’anni dopo ripropone un viaggio e una fotografia del Bel Paese a distanza, appunto, di vent’anni dall’altro viaggio fatto e raccontato da Michele Serra. Il lavoro di Luca Bottura è anche il tentativo di confrontare se è cambiata l’Italia, come è cambiata e quanto in questi quattro lustri, passando da Craxi a Berlusconi.
Tutti al mare vent’anni dopo apre con la parole di Giorgio Gaber: “Io non temo Berlusconi in sé. Io temo Berlusconi in me”.
Il giro d’Italia comincia da Ventimiglia, percorre tutta la costa isole escluse, per finire a Trieste. Il viaggio-reportage di Michele Serra, per conto de l’Unità, si è svolto nel mese di agosto del 1985, a bordo di una Panda, “per provare a raccontare, da cronista di strada, il mare italiano e gli italiani al mare”, come scrive lo stesso Serra nella prefazione.
Luca Bottura, sempre per l’Unità, ci riprova venti e rotti anni dopo a ripercorrere l’identico tragitto tappa dopo tappa. Dal quel viaggio è nato Tutti al mare vent’anni dopo. Il quadro che emerge nel racconto dei luoghi e dei personaggi, attraversati e incontrati è assai vario. Una cosa che colpisce nella lettura e nel confronto, dopo tanti anni, e che tra le molte cose che pure sono cambiate nel nostro paese, la sensazione che si coglie è quella che il cambiamento è davvero poco. Una percezione che nel libro emerge dai dialoghi che l’autore ha avuto con le persone e verso le quali ha posto una particolare attenzione più che ai luoghi. È andato a snidare sindaci e proprietari di locali. Ha intervistato eterni litiganti di paese divisi da una licenza o da un a concessione. Ciò che alla fine emerge è l’Italia di sempre: speculazioni, abusi piccoli e grandi, che vengono dichiarati con il sorriso sulle labbra. L’arte di arrangiarsi, vecchia formula che spiega la maggior parte della gesta nazionali, saper vivere individuale è quasi sempre a scapito della collettività. Una collettività lesa e sfruttata come se fosse una gigantesca, incolmabile pattumiera delle proprie miserie personali, dove i diritti vengono sempre sventolati e i doveri non sono mai in primo piano.
Il libro-reportage pone anche l’accento su ciò che è accaduto alle coste italiane, uno dei massimi campi di battaglia in nome dell’individualità. Un piccolo prontuario dell’arbitrio nazionale, dei piccoli abusi, delle piccole furberie, delle placide e distaccate giustificazioni: “che cosa vuole che sia”, “che ci possiamo fare”, “così fan tutti”.
Da umorista qual è, Luca Bottura dissemina il racconto di divertenti battute sugli italiani, anche se a volte non immediatamente percepibili. In Tutti al mare vent’anni dopo ogni capitolo si chiude con una divertente vignetta di Roberto Grassilli.