Nel paese di Buddha e Gandhi i contadini si suicidano. E le donne non trovano acqua da dare ai figli. Ma in Occidente si continua ad alimentare l\’illusione del miracolo economico. Oggi il volto dell\’India è spezzato in due: quello fasullo dell\’India «splendente», nuova piattaforma tecnologica, futura superpotenza, e quello reale: l\’India dei più poveri che pagano il prezzo dell\’agricoltura industriale, dove acqua e cibo diventano merce, più che diritto.
“L\’India ha bisogno di recuperare valori morali prima di fare sogni da superpotenza”. In India le corporation brevettano le sementi costringendo i contadini a indebitarsi, privatizzano le risorse naturali, sfruttano le differenze culturali. Una speranza esiste: si chiama democrazia economica e il popolo indiano la conosce bene. Biodiversità come ricchezza, multiculturalità come risorsa, tradizione come futuro.
Le divisioni accrescono e alimentano le paure e le guerre.
India spezzata è una denuncia che l’autrice Vandana Shiva fa a gran voce al mondo globale e ai potenti della terra con un’analisi precisa e spietata.
Il libro vuole dimostrare come un’economia basata sull’avidità e sul profitto sia inevitabilmente un’economia di morte, che dà origine a politiche e culture della morte. Questo perché un’economia di morte si fonda sulla paura: da una parte, diffondendola tra coloro che perdono i mezzi di sussistenza rendendoli più vulnerabili e manipolabili dai regimi; dall’altra suscita avidità in coloro che tendono ad accaparrarsi le risorse e la ricchezza altrui.
“È l’avidità”, dice Vandana Shiva, “che sostiene le economie della morte con culture delle violenza e con politiche della violenza e dell’esclusione”.