Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Arte e jazz da Andy Warhol a Guido Crepax

A Siena, nel complesso di Santa Maria della Scala, cinquecento copertine di dischi in vinile raccontano la storia della musica negli ultimi cinquant’anni. Grazie alla raccolta dell’Archivio Polillo

Monk's Music, 1957, Paul Weller e Paul Bacon per Theolonius Monk
Monk’s Music, 1957, Paul Weller e Paul Bacon per Theolonius Monk

Originale proposta espositiva, a cavallo tra grafica, arte contemporanea e musica, al complesso di Santa Maria della Scala a Siena. La mostra “SienaJazzEye”, aperta dal 21 giugno, passa in rassegna gli ultimi cinquant’anni di musica jazz, da Miles Davis a William Claxton, presentando le copertine dei dischi in vinile e dei cd insieme ad altre illustrazioni, documenti, fotografie. Sono stati scelti cinquecento pezzi provenienti dall’Archivio Arrigo Polillo della Fondazione Siena Jazz, a firma di grafici e artisti di peso: Andy Warhol, ma anche Guido Crepax, Michelangelo Pistoletto, Francesco Tullio Altan e ancora Romare Bearden, Abdul Mati Klarwein, Charles Alston, John Altoon Iniziativa trasversale che vuole richiamare gli appassionati di grafica e i fedelissimi amanti del jazz, la mostra presenta dischi di etichette diverse quali Blue Note, Verve, Impulse, Esp, Ecm, Pacific.

La mostra

The Congregation, 1957, Andy Warhol e Reid Miles per Johnny Griffin
The Congregation, 1957, Andy Warhol e Reid Miles per Johnny Griffin

Le copertine dei dischi in vinile esposte sono per lo più a 33 giri, non mancano però esemplari a 45 e gli storici 78. Tra gli esemplari più rari, ci sono anche dei 45 giri illustrati da Arrigo Polillo, direttore della rivista Musica Jazz, ma anche grafico e disegnatore.
Alcune copertine rappresentarono allora un segnale di novità, grafica e insieme di contenuti: come quella di “Bitches’ Brew” di Miles Davis, del 1969, realizzata da Mati Klarwein, artista cresciuto in Israele, che aggiunse Abdul al suo nome in segno di tolleranza verso il popolo musulmano; o “We insist!” di Max Roach, del ’60, nella quale è possibile rintracciare temi sociali forti come l’apartheid. L’attività di tradurre la musica in immagini, con il triplice obiettivo di comunicarla, promuoverla e diffonderla sul mercato si prestava a nuovi sviluppi, mentre le tecniche compositive e gli stili adottati non trascuravano citazioni dal mondo dell’arte contemporanea, attingendo a volte dal patrimonio del surrealismo e guardando, tra gli altri, a pittori come Henry Matisse, Giorgio De Chirico, Jackson Pollock.

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L’allestimento

Slide Trombone, 1955, David Stone Martin per Lawrence Brown
Slide Trombone, 1955, David Stone Martin per Lawrence Brown

Di sicuro richiamo la cornice della rassegna, il complesso di Santa Maria della Scala, che si trova proprio di fronte all’omonima cattedrale. Restaurato e aperto dal ’95 per mostre e iniziative culturali, l’edificio era, in origine, un ospedale e vanta oggi mille anni di vita.
Nel locale destinato alla mostra, Giovanni Mezzedemi, curatore dell’allestimento, ha scelto di collocare la ricostruzione in grande formato di un contrabbasso, che si estende per 30 metri lungo lo spazio espositivo. Scenografia e atmosfera tornano d’impatto anche nel set di colonne sonore scelte per l’esposizione e nella sezione audiovideo. I nostalgici avranno l’occasione di ammirare anche dei fonografi storici mentre i più giovani ritroveranno le proprie abitudini con dispositivi touch screen, per selezionare e vedere i filmati dei musicisti jazz. Annunciato anche un calendario di concerti dal vivo.

“SienaJazzEye”, Siena
Dal 21 giugno al 14 settembre
Complesso museale di Santa Maria della Scala
Orario: tutti i giorni 10.30-19.30
Per informazioni: 0577-247220

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