Mercoledì 24 Aprile 2024 - Anno XXII

Dublino, capitale da “assaporare”

Dublino Irlanda

Storia, tradizioni, monumenti, musica e tanta curiosità. La capitale incanta il visitatore che si lascia portare per strade e ponti alla scoperta del fascino degli antichi palazzi. Poi, ci sono gli irlandesi, gente davvero speciale

Fiume Liffey
Fiume Liffey

“Se riesco ad arrivare al cuore di Dublino, posso arrivare al cuore di tutte le città del mondo”, scriveva James Joyce, poeta e scrittore nato nella città. Dublino è ricca di storia, tradizioni, monumenti, curiosità. Passeggiare per  strade e ponti, scoprire il fascino degli antichi palazzi, sono alcuni dei gradevoli “esercizi fisici” che i visitatori prediligono. Poi, ci sono gli irlandesi, gente davvero speciale. Le luci di Dublino si allungano tremule nel fiume Liffey. Attraversano il ponte e illuminano Temple Bar. Il “quartiere culturale” della città brulica di gente che si mischia curiosa ai menestrelli. Questi raccontano storie dimenticate e vecchi poemi, ravvivati dal fuoco dei giocolieri. Lo soffiano nell’aria umida, mentre le monete dei passanti tintinnano ai loro piedi svelti e ballerini.

Nel “cuore” di Dublino

Temple Bar
Temple Bar

Agli angoli delle viuzze, che formano il dedalo acciottolato del rione, mani da artista disegnano ritratti per i turisti. Molti di loro fissano le vetrate dei negozi sfavillanti e dei pub dai colori variopinti. Sognano un ricordo da portare a casa e una Guinness, accompagnata dalla musica celtica. Quasi ogni locale offre uno spettacolo serale dal vivo. Complessi si alternano per rallegrare i clienti e strimpellare suoni antichi, tenuti vivi dai giovani.
Quando gli strumenti vengono riposti e i boccali svuotati, la gente si rituffa nelle vie di Temple Bar. Respira le ore piccole della notte, mentre il cielo si specchia nelle pozzanghere lasciate dalla pioggia passeggera. Molti cercano un taxi per tornare a casa o in albergo. Altri camminano stanchi in cerca di una colazione anticipata e una panchina per le ultime chiacchiere in College Green.

Il manoscritto della Fede irlandese

Trinity College
Trinity College

Di fronte c’è il Trinity College, la più importante università d’Irlanda, fondata da Elisabetta I nel 1592. All’entrata di Regent House, le statue maestose del poeta Oliver Goldsmith e dell’oratore Edmund Burke danno il benvenuto a studenti e turisti. Nell’area interna sorge il Campanile, dove una volta c’era il centro del vecchio monastero. Poi si incontra la Cappella dalle colonne ioniche e le vetrate dipinte. Accanto, il refettorio ospita gli allievi cui è dedicato anche il Graduates’ Memorial Building, la struttura in ricordo dei laureati. Sul lato orientale, mattoni rossi si accendono al sole: è il Rubrics Building, l’edificio più antico del college, costruito nel 1690. A sud della piazza si trova la Old Library. Nei sessantacinque metri di lunghezza che costituiscono la Long Room c’è un tesoro di libri unici al mondo. Anche se i visitatori cercano di vedere tutti il Book of Kells,  il manoscritto miniato che risale all’800 d. C. e contiene i vangeli del Nuovo Testamento vergati in latino, oltre a numerose e complesse illustrazioni. Dei quattro volumi in pelle di vitello, che racchiudono le seicentottanta pagine, solo due sono messi in mostra.

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Nel Castello di Dublino, la storia d’Irlanda

Dublin Castle
Dublin Castle

Usciti dal Trinity, e imboccata la Dame Street, si vede l’imponente edificio della Bank of Ireland per arrivare al Dublin Castle. Più simile a un palazzo, è spesso usato dal governo irlandese per riunioni e incontri ufficiali. Qui, le effigi dei presidenti dividono le pareti con arazzi pregiati, mentre il pavimento è solcato da soffici moquettes che racchiudono i simboli della Nazione. Delle vecchie mura, erette nel 1204, restano solo la Record Tower e le fondamenta. Ed è quaggiù che si respira la vera essenza del castello: fossati umidi e spessi trattengono i ricordi di vecchie invasioni, di antiche battaglie, di gesta eroiche.
Di fronte al Dublin Castle, sorge la City Hall. Il municipio della capitale, costruito per ospitare la borsa reale inglese nel 1779, è poi diventato sede della Dublin Corporation, sino ad assumere il ruolo centrale nella vita pubblica della città. Nei seminterrati, una mostra illustra la storia di Dublino dagli albori, intorno al 988, sino a oggi.

Nella cattedrale, un gatto e un topo

Christ Church Cathedral
Christ Church Cathedral

La teca in vetro trattiene un gatto e un topo mummificati foto-Adrian Grycuk
La teca in vetro trattiene un gatto e un topo mummificati foto-Adrian Grycuk

Proseguendo verso ovest, le guglie della Christ Church Cathedral si stagliano nel cielo nuvoloso. Eretta in legno dai danesi nel 1038, è stata ricostruita in pietra centotrentaquattro anni dopo da Strongbow, il nobile anglo-normanno che invase l’Irlanda nel 1170 e la mise a ferro e fuoco. La leggenda lo vuole sepolto proprio qui, immortalato da una statua. Una delle maggiori curiosità della Chiesa è racchiusa nella cripta ad arco: una teca in vetro trattiene un gatto e un topo mummificati. Entrambi furono trovati in una canna dell’organo nel 1860.
Dall’entrata principale, un ponte conduce i visitatori nell’edificio di Dublinia. Qui rivive l’epoca medievale: dieci modellini al pianterreno raccontano episodi del periodo; se al primo piano sono custoditi oggetti dell’epoca, all’ultimo c’è la riproduzione di una delle fiere del XII secolo: bancarelle dalle mercanzie varie, il padiglione di un armaiolo e un confessionale antico.

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San Patrizio, Patrono d’Irlanda

Parata in occasione della festa di San Patrizio
Parata in occasione della festa di San Patrizio

Terminato il giro nel passato, si sale la Torre di St. Michael. Da quassù si vedono i confini della città, sino alle Dublin Hills. Anche se l’occhio si posa curioso sulla vicina cattedrale di St Patrick, che allunga la sua ombra imponente nel parco fiorito. Tra il verde, una lapide ricorda dove San Patrizio battezzò i primi irlandesi convertiti al cristianesimo.
Come la Christ Church, anche questa cattedrale ha vissuto periodi drammatici. Nel 1649, quando Oliver Cromwell arrivò in Irlanda, la usò da scuderia per i reali cavalli britannici. Nonostante l’intervento dello scrittore Jonathan Swift, che ne fu decano dal 1713 al 1745, cadde in rovina prima del restauro. Dal 2001 ospita la mostra delle “Living Stones”: le pietre  viventi raccontano la storia della chiesa e dei suoi simboli e della musica ecclesiale, resa celebre dalla corale fondata nel 1432: la sua eco si espande nelle navate alte e profonde.

Un ponte per tutti

James Joyce in O’ Connell Street
James Joyce in O’ Connell Street

Lasciare il sud di Dublino ed entrare nella zona nord è una passeggiata che costeggia il Liffey con i suoi numerosi ponti, sino ad arrivare a quello più grande di O’ Connell Bridge: è l’unica arcata d’Europa ad essere più larga che lunga. Quando fu costruita, passavano solo un uomo e un mulo per volta. Oggi, semafori sonori regolano l’enorme traffico, scandiscono il tempo della traversata e immettono nella via centrale della città. O’ Connell Street, costruita nel XVIII secolo, è diventata, dopo i lavori di ristrutturazione, l’arteria principale di Dublino nord. I bus a due piani la attraversano dall’alba sino a notte fonda, districandosi tra le auto sempre più numerose. I passanti si dividono i nuovi vasti marciapiedi, ammirando al centro della strada i centotrenta metri del Monument of Light, che da terra entra nel cielo cupo della capitale. Ultimata nel gennaio del 2003, la Guglia, come la chiamano i “dubliners”, ha preso il posto della statua di Orazio Nelson. Quella di James Joyce con bastone e cappello, invece, è rimasta al suo posto. I turisti la trovano da sempre all’angolo con North Earl Street, mentre passeggiano vicino a negozi, fast-food, insegne al neon, internet café.

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Orgoglio irlandese

Facciata del Museo Nazionale
Facciata del Museo Nazionale

Dall’altra parte della strada, l’imponente edificio della Posta Centrale racconta la storia d’Irlanda. Qui, nel 1916 durante l’insurrezione di Pasqua, Pàdraig Pearse e James Connolly lessero il proclama per liberare il Paese dalla Gran Bretagna. La battaglia che seguì distrusse il palazzo, mentre altri segni, ancor oggi visibili, ricordano la guerra civile del 1922. La Posta fu riaperta solo nel 1929, ma continua a essere un luogo simbolo dell’Indipendenza. Proseguendo verso nord, O’ Connell Street entra quasi nell’Abbey Theatre. Anche questo è un luogo ricco di fascino e di storia. Reso famoso soprattutto per le reazioni violente del pubblico alle rappresentazioni dei commediografi Synge e O’Casey. Solo l’intervento di W.B. Yeats, drammaturgo, poeta e premio Nobel, sedò gli animi e permise di finire lo spettacolo. Molte delle loro opere si trovano insieme a quelle degli altri grandi scrittori irlandesi al Dublin Writers Museum, in North Parnell Square. Il museo raccoglie diversi busti e ritratti, mentre teche spaziose ospitano oggetti personali e scritti pregiati. Raccontano un’altra Irlanda, un’altra Dublino. Quella che ogni notte scorre magica nelle acque tremule del Liffey.

Croke Park e la “Bloody Sunday”

Croke Park
Croke Park

Sempre a proposito di luoghi simbolo, non si può dimenticare il Croke Park. È uno stadio, uno dei più grandi d’Europa, dedicato agli sport gaelici, ma anche un santuario perché una delle curve è Hill 16, una collina d’erba ricavata dalle macerie della rivolta del 1916 e perché si svolse una delle giornate più tragiche della storia irlandese moderna con la famigerata “Bloody Sunday”, la domenica insanguinata, del 21 novembre 1920 quando i poliziotti britannici spararono sulla folla per rappresaglia a un attentato uccidendo 13 persone. Da quel momento nessuno sport “inglese” è stato giocato sul quel campo fino allo scorso anno quando, dopo un referendum molto tormentato tra tutti i componenti della Federazione dei giochi gaelici, fu concesso in uso al rugby per disputare il Torneo delle VI Nazioni. Assistere a una partita su quel campo e sentire 80.000 irlandesi cantare a squarciagola il loro Inno è un’emozione non da poco.

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