Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Caldo, sole, mare, scampoli di deserto, datteri, palmeti. Questa la Tunisia che tutti conoscono e apprezzano. “Prodotti” naturali ai quali ora si affiancano quelli lavorati dall’uomo: il vino su tutti

Poco vino per l’Islam; ma c’è l’esportazione!

Botti all'interno della cantina tunisina Atlas
Botti all’interno della cantina tunisina Atlas

Come sempre, quando arriva la concorrenza, cresce anche la tendenza al miglioramento, cosìcché anche le cantine, cooperative e statali, ora possono reggere bene il confronto sia interno sia internazionale, dove tra l’altro sempre più spesso, per mezzo di concorsi imperniati sulla qualità, si conquistano medaglie e riconoscimenti; si conquistano inoltre nuovi mercati, come per esempio in Belgio, in Canada e persino in Francia. Naturalmente, si soddisfa anche la domanda interna che è da sempre ben sostenuta, nonostante la religione islamica non dia semaforo verde agli alcolici. Per tutte queste ragioni, il matrimonio “turismo-eno-gastronomia” s’ha da fare, dicono all’Ente del turismo; ci si sta attivando concretamente per far sì che, a cominciare dalla regione storicamente più vocata per il vino, si metta in atto quella formula di cantine-aperte che ha avuto tanto successo altrove.

Imprese miste, tunisino-europee

Contenitori refrigerati tenuti all'aperto
Contenitori refrigerati tenuti all’aperto

Già ora a Kelibia e a Grombalia vi sono strutture in grado di offrire degustazioni e alcune di esse anche di ospitare questo tipo di turismo ad alto valore aggiunto.

La “rotta del vino” tunisina prevede passaggi alle cantine Kelibia, Takelsa, Nefris, Saint Augustin, Septune, Atlas, Sammech, Sain t Joseph; alcune imprese sono cooperative, alcune statali e altre private con soci italiani, svizzeri, austriaci; sposando il loro know-how con la generosità del “terroir” tunisino, stanno producendo dei grand cru utilizzando vitigni sperimentati e riconosciuti a livello internazionale quali carignan, pinot, syrah, merlot, chardonnay, cabernet, sauvignon. Insomma: tutto quanto le migliori cantine europee imbottigliano, i tunisini hanno imparato a farlo in proprio e lo fanno bene.

Del resto, il primo a parlare di vino, di come e dove produrlo è stato proprio un punico-fenicio: l’agronomo Magon che qualche secolo prima di Cristo ha scritto un trattato in proposito. Ma non solo vino. In Tunisia si stanno preparando altri itinerari per dare delizia alla papille gustative: per ora ha aperto le porte, senza svelare, naturalmente, i segreti di fabbricazione, il caseificio di Mateur che nel proprio repertorio, traendo spunto dall’esperienza francese, ha già in produzione una decina di formaggi di qualità.

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(23/02/’09)

 

Per saperne di più:

www.tunisiaturismo.it

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