Pousadas: “dormire” nel passato
Al Castelo-Pousada di Palmira mollo il poco bagaglio (che bello rispettare gli “ukase” imposti dai Low Cost e volare con scarni ricambi sia pur ricorrendo a notturni mini-bucati) e corro ad ammirare quanto (ed è tantissimo, chiesa, torrioni, casa del priore, baluardi, convento) appartenne all’Ordine di Santiago dal 1136 al 1834.
Sparo foto, vedo, mi entusiasmo e prima di salire alla sontuosa camera chiedo “info” (verbali o scritte, va bene lo stesso) su quanto goduto, ma, ahimé, quanto a “verba” ascolto solo impacciati commenti del giovane receptionist e se cerco stampati è meglio lasciar perdere (breve inciso: evviva la libreria della Fortaleza di Sagres, da me saccheggiata per la tanta documentazione sulle citate descobiertas portoghesi).
Nella non meno bella (appetto a Palmira, stavolta non si tratta di un appollaiato castello, bensì dell’ex Convento da Nossa Senhora da Graça) Pousada della a me cara e attraente Tavira, sto per congedarmi, chiacchiero in attesa che scenda la compagna di viaggio (accade, a molti sovente, a me sempre) e vengo a sapere per caso, ma proprio per caso, che “sotto il bar” sono visitabili e grazie al mio sopralluogo posso garantirne l’importanza e il buon livello di presentazione, reperti di alcune abitazioni dei Moros (IX e X secolo) con alcuni pregevoli oggetti della vita quotidiana.
Alcàcer do Sal: mamma mia che scoperte!
Ma il maggior disappunto (tanto per non usare l’ormai, finalmente, sdoganato termine “incazzatura”) è stato da me vissuto nella (altrettanto bella, ma a ‘sto punto basta sviolinare, però “quando ce vò ce vò”, tenuto anche conto che il poco abbiente che scrive non è che dorma sovente in posti “da sciur”) Pousada di Alcàcer do Sal.
Anch’essa un Castelo, con magnanimi lombi: si parte dal VI secolo a.C. (castro e necropoli) per passare alle lotte tra Cesare e Pompeo nella romana Salacia Urbes Imperatoria, poi arrivano gli arabi (la località diviene Al-Kasr Abu Danis) e via via – non senza un tentato assalto dei Vikinghi nel 966 – si giunge ai nostri giorni non senza trascorsi come avamposto dell’Ordine di Santiago e Convento Carmelitano di Aracoeli.
Nella Pousada dormo, ammiro un bel tramonto sulle verdi risaie contornanti il fiume Sado. Il dì seguente sto per partire e invece di incazzarmi per colpa della solita (già accennata) “attesa muliebre” faccio due passi, o per meglio dire scendo una rampa di scale sotto l’ingresso della Pousada. E vi scopro un bellissimo e istruttivo piccolo museo voluto dalla locale Municipalità, un gioiellino di informazioni (audiovisivo di otto minuti incluso) che di Alcàcer do Sal aiuta a percorrere la storia plurimillenaria (magnifici alcuni reperti, vedi la bronzea statuetta di un preistorico miniguerriero e la marmorea testa dell’imperatore Claudio). E scopro pure, ohibò, che “di sopra” (alla Reception della Pousada) nulla sapevano (o quantomeno nulla avevano detto o risultava visivamente scritto, segnalato). Peccato.
(2/7/09)