Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

A Nuoro la rassegna su Fabrizio De Andrè

Dopo l’edizione di Genova approda in Sardegna l’esposizione di fotografie e testimonianze sul cantautore che fece dell’Agnata la sua seconda terra. Al Man, il museo d’arte della provincia

Fabrizio De Andrè all'epoca di
Fabrizio De Andrè all’epoca di “Non al denaro non all’amore né al cielo”, primi anni Settanta (archivio Mondadori)

La seconda tappa della mostra dedicata a Fabrizio De Andrè, dopo Genova, inaugura a Nuoro, nella Sardegna tanto amata dal cantautore, scomparso nel ’99. Al museo Man, museo d’arte della provincia di Nuoro, apre, per la stagione estiva, l’esposizione di foto, suoni e testimonianze che ripercorrono la vita e la storia artistica di “Faber”. L’allestimento multimediale, curato dallo Studio Azzurro, gruppo attivo in installazioni e videoarte, si propone in tutti i locali del Man e con ingresso gratuito.

“Stregato dalla Sardegna, Fabrizio De André l’ha scelta come luogo per vivere”, ha detto Cristiana Collu, direttore del Man. “È approdato all’Agnata, e lì, dopo quello che ha definito, citando Albert Camus, un incidente della felicità, vi ha fatto ritorno. La fascinazione iniziale per questa terra e per la sua gente mette radici, diviene qualcosa di più solido, suggellato anche da ciò che non sarebbe dovuto accadere. I sardi con lui stringeranno un patto concorde, come se firmassero, ora e sempre, le 11 lettere di scuse dei suoi sequestratori”.

Sardegna andata e ritorno

Fabrizio De Andrè canta
Fabrizio De Andrè canta “Ottocento” durante la tournée de “Le nuvole”, 1991. Particolare (foto Guido Harari)

“De André ha sentito l’anima genuina della Sardegna, e dei Sardi”, ha detto Maria Lucia Baire, assessore Regionale alla Cultura, “e l’ha fatta propria, con una scelta di vita che, tra passato, presente e futuro, fa dell’artista genovese un sardo d’adozione, un sardo illustre”.

Fabrizio De André conosce la Sardegna da giovanissimo, quando la frequenta per le vacanze estive. Ne diventa cittadino d’adozione dagli anni Settanta, quando acquista e una tenuta agricola a Tempio Pausania, in provincia di Sassari, e ne intraprende la gestione. Il legame a doppio filo con la regione si consolida anche dopo l’agosto del ’79, quando il cantautore viene sequestrato insieme a Dori Ghezzi, per un periodo di quattro mesi. L’album senza titolo noto come “L’indiano”, porterà le tracce di questa esperienza, con canzoni come “Hotel Supramonte” e l’Ave Maria, tratta da un canto popolare sardo.

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Gli anni successivi al sequestro – a cominciare dalle dichiarazioni concilianti che fece nei confronti dei suoi sequestratori – dimostreranno come il cantautore non abbia mai perduto l’amore per la Sardegna.

Pubblico e privato

Fabrizio De Andrè e il figlio Cristiano a Boccadasse, 1976. Particolare (archivio Rizzoli)
Fabrizio De Andrè e il figlio Cristiano a Boccadasse, 1976. Particolare (archivio Rizzoli)

La mostra nasce dalla collaborazione di palazzo Ducale, a Genova, con la Regione Sardegna e la Fondazione Fabrizio De André ed è curata da Vittorio Bo, Guido Harari, Vincenzo Mollica e Pepi Morgia. Il tributo di Nuoro a De Andrè inizia con le vecchie fotografie di famiglia e quelle che raffigurano il giovane Fabrizio, studente di Legge. Le immagini ricordano poi il “Faber” maturo, le tappe dei suoi dischi più importanti, da “La Buona Novella”, del ’68, “Non al denaro non all’amore né al cielo”, sino ai lavori degli anni Novanta, “Le nuvole” e “Anime salve”.

Dalle caricature degli illustratori agli scatti dei concerti del vivo, la mostra rende conto del Fabrizio pubblico e di quello privato; il cantautore ritratto nella sua camera, ingombra di libri e di carte, “Faber” in barca con Dori Ghezzi o con il figlio Cristiano. Sullo sfondo, le canzoni che hanno dato a più generazioni momenti di autentica letteratura. (15/7/09)


Fabrizio De Andrè

Dal 16 luglio al 4 ottobre

Nuoro, Museo MAN

Orari: da martedì a domenica 10-13 e 16.30-20.30

Per informazioni: www.fondazionedeandre.it

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