Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Martigny, la collezione del museo Pushkin

Alla Fondazione Gianadda la rassegna che in prestito dall’ente russo porta in Svizzera opere di Ottocento e Novecento. Grandi capolavori da Courbet a Picasso, passando per impressionismo, espressionismo, fauve

Braque, The Castle La Roche Guyon
Braque, The Castle La Roche Guyon

L’evento estivo della Fondazione Gianadda, a Martigny, riserva come d’abitudine una passerella di grandi nomi della storia della pittura. Inaugurata a giugno e aperta sino a novembre, la mostra “Da Courbet a Picasso, dal museo Pushkin di Mosca“, vanta, in prestito dal museo russo, opere di Vincent Van Gogh, Eduard Manet, Paul Cézanne e altri esponenti di impressionismo e postimpressionismo. Alcuni dipinti sono un “già visto” per il pubblico, il periodo considerato è di quelli più celebrati e presenti nelle esposizioni d’arte, ma che pare tuttora in grado di richiamare i visitatori. Il museo Pushkin, che aveva esposto a Martigny parte del suo patrimonio nel 2005, torna in Svizzera con una scelta di opere del periodo più innovativo per l’arte europea. Esempio di come si è sviluppato il collezionismo russo nel XX secolo, la mostra intreccia un racconto che va dalla pittura en plein air della fine dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, sino a cubismo, correnti simboliste e fauve.

Dalla luce di Camille Corot

Picasso, Harlequin and his companion
Picasso, Harlequin and his companion

Si parte allora con “Le bain de Diane”, opera matura di Camille Corot, che fu acquistata da Sergei Tretiakov per la galleria del fratello; si scandaglia la pittura realista e di paesaggio con “Chalet dans la montagne” di Courbet e “La bénédiction des jeunes époux” di Dagnan-Bouveret. Vengono poi gli impressionisti tra i quali Manet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Claude Monet e ancora Alfred Sisley e Camille Pissarro. Un manuale di storia dell’arte, quasi, che bene si potrà leggere, in mostra, guardando agli antecedenti e ai successori della “pittura della luce” di fine Ottocento. Tanto conosciuta quanto indimenticabile, segue la “Ronde des prisonniers” di Van Gogh insieme a “Matamoe” di Paul Gauguin. Annunciata anche “La plaine au pied de la montagne Sainte-Victoire”, uno degli ottanta dipinti in cui Cézanne raffigurò, da punti di vista e con modalità differenti, il monte della sua città natale, Aix en Provence.

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Fernand Lèger e André Lohte

Van Gogh, La ronde des prisonniers, particolare
Van Gogh, La ronde des prisonniers, particolare

Quanto resti nella memoria la forza espressiva di queste opere è confermato dalle sezioni successive che abbracciano anche pittori del gruppo dei Nabis, simbolisti, autori vicini all’art nouveau. Un ventaglio di posizioni che arriva sino a Matisse e a Picasso, quest’ultimo presente con “Arlequin et sa compagne” e “Reine Isabeau”. Matisse figura in opere dei primi anni di avvicinamento alla pittura fauve e in dipinti come “Les Capucines à la danse”, del 1912, che riprende parzialmente il motivo de “La Danse”, di qualche anno prima.

Si attraversa l’esperienza cubista anche con Roche-Guyon di Georges Bracque e si passa poi dal primitivismo di Henri Rousseau. Il Pushikn conserva infatti la prima versione di “La Muse inspirant le Poète”, poi conosciuto per il secondo lavoro, conservato al museo di Basilea. Si aggiungono alla rassegna tele di André Derain, Maurice Utrillo e ancora lavori di di Fernand Léger, Amédée Ozenfant e André Lhote.

(24/8/09)

 

Da Courbet a Picasso. Dal museo Pushkin di Mosca

Sino al 22 novembre

Martigny, Fondazione Gianadda, Rue du Forum 59

Orario: tutti i giorni 9-19

Per informazioni: tel 0041 277223978, www.gianadda.ch

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