Di Riccardo Cassin, l’alpinista scomparso nell’agosto scorso dopo cento anni quasi ininterrotti di grandi imprese, si sente ancora la voce dalle parti di Lecco. Nella mostra aperta ancora fino al 22 novembre, alla Casa dei Costruttori. Nei progetti degli studenti universitari che hanno immaginato una “casa museo” al pian dei Resinelli; nelle vie di arrampicata da lui aperte, ancora oggi praticate da generazioni di scalatori.
Sono la voce e il volto di un personaggio amato, prima che ammirato, che rivivono in filmati e fotografie alla sede Ance di via Grandi. Una saletta al secondo piano è dedicata ai laboratori con i bambini, i visitatori più giovani che hanno “reinterpretato” Cassin con disegni e messaggi. La rassegna, del resto, è votata a ricordare l’uomo e l’alpinista, con un video anche un poco ossessivo che ripete alcune sue frasi celebri. “Parole semplici”, come recita il titolo della mostra, per un signore d’altri tempi che di semplice fece davvero poco.
Parole semplici, la mostra
Vale quindi la pena di allontanarsi dal lungo lago di Lecco e dalle sue passeggiate per vedere, in mostra, la corda, gli scarponi, gli attrezzi del mestiere di chi scalava fabbricandosi da solo i chiodi che fissava, capace di stare 60 ore in parete per vincere una vetta come la Cima Ovest di Lavaredo. Era l’agosto del 1935; le immagini, che in mostra risalgono a quel periodo e ai successivi, ricordano come si andava in montagna allora, senza giacche a vento o tessuti in goretex, senza discensori o strumenti di assicurazione se non la corda e i suoi nodi. E una parola d’ordine: non mollare, per esempio nel 1961, quando Cassin salì al monte McKinley, in Alaska, o nel 1987, quando all’età di 78 anni fu in grado di ripetere una parete Nord Est del Badile, scalata per la prima volta nel ’37. Le 70 immagini, in bianco e nero e a colori, ricordano il Cassin giovanissimo e quello maturo, indulgendo anche in alcuni ritratti di famiglia e nelle foto dei compagni di cordata: tra gli altri, Ginetto Esposito, Ugo Tizzoni, Mary Varale.
Da Lecco, sguardo verso l’alto
Per tornare sulle tracce di Cassin basta, zaino in spalla, camminare verso Grigna e Grignetta, tra le guglie che lo hanno visto muoversi sin dai primi anni e sulle quali chi scala oggi si affida ancora, non di rado, a i suoi chiodi. Dal rifugio Porta, – pian dei Resinelli, Ballabio – si possono raggiungere il sigaro Dones, che Cassin affrontò il 26 luglio del 1931, e il torrione Magnaghi meridionale, sul quale salì nel ’33 insieme a Rizieri Carboni. In questo caso e in molti altri, Cassin e i suoi amici erano i primi a salire. Per vedere la caratteristica guglia a forma di “sigaro” si può imboccare il facile sentiero della Cresta Cermenati e deviare poi per un tratto più impegnativo, il “traverso dei Magnaghi”. E’ possibile anche seguire un sentiero per escursionisti esperti, verso la Cresta Sinigaglia. Un escursionista sicuro e che non soffra di vertigini, avrà poi soddisfazione lungo l’itinerario della Direttissima, che va al rifugio Rosalba, e se prosegue per il colle Garibaldi e il sentiero Giorgio arriverà alla torre Palma.