Domenica 24 Novembre 2024 - Anno XXII

Valli olimpiche piemontesi: forti e miniere

Non lontane da Torino si aprono le valli Chisone e Germanasca, storicamente strategiche e di difficile accesso, rese oggi agevoli e ricettive grazie ai benefici connessi alle Olimpiadi invernali torinesi del 2006. Luoghi ideali per accomunare natura e cultura

Vita da minatori

Blocco di talco bianco
© Archivio Ecomuseo delle Miniere e della Val Germanasca
Blocco di talco bianco
© Archivio Ecomuseo delle Miniere e della Val Germanasca

Sulla testa il caschetto di sicurezza, si inizia a piedi il percorso fino alla zona del pozzo, una galleria verticale profondissima che collega quattro diversi livelli di gallerie, quindi a bordo del trenino per un chilometro dentro la montagna. “Fino agli anni Cinquanta del Novecento erano ragazzini di appena tredici anni che in questo ambiente umidissimo si occupavano del trasporto interno del minerale, portandolo a spalla nei sacchi di juta o nelle gerle” – prosegue la guida, mostrando i cantieri di estrazione dove sono ancora visibili gli strumenti utilizzati, la sala mensa, il capanno degli esplosivi e riproducendo per la gioia dei bambini la vibrazione dei martelli pneumatici e il boato delle esplosioni.

E continua: “Oggi ci sono solo una trentina di lavoratori in miniera, non converrebbe nemmeno più estrarre, ma una volta l’estrazione del talco dava lavoro a tutta la popolazione di queste montagne; un lavoro durissimo che però consentiva agli abitanti della valle di non emigrare in Francia. Tutta la montagna è scavata, ci sono circa cento chilometri di gallerie. Sapete perché le armature delle gallerie sono in legno? Il legno, scricchiolando, avvisava i minatori di eventuali crolli in vista, consentendone la fuga. E come facevano a uscire dalla miniera se si spegnevano le lampade? Mettevano un dito nell’acqua che scorreva sempre nelle gallerie e secondo la sua direzione si muovevano nella più assoluta oscurità”. I bambini ascoltano ammutoliti.

(4/12/09)

Fenestrelle: le pagine di un libro per capire la storia

La Garitta del Diavolo
La Garitta del Diavolo

Il presidente dell’Associazione Progetto San Carlo onlus – cui si deve il recupero e la valorizzazione del forte a partire dal 1990 (era stato abbandonato dal 1947) – ci accompagna nella visita, ed esordisce: “Si studia a scuola come le Alpi fossero una frontiera invalicabile; in verità erano valicabilissime fin dai tempi di Annibale che le percorse con gli elefanti nel 218 a.C. Le uniche difese che tutelavano le nostre vallate erano le fortezze, vere sentinelle delle Alpi tra le quali la più massiccia è Fenestrelle. Pensate che il borgo di Fenestrelle, che oggi conta appena due trattorie, nel Settecento era arrivato a offrire una ventina di taverne per il sollazzo dei militari”.

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Imponente, di austera eleganza, il complesso fortificato costruito interamente – dal palazzo del governatore al padiglione degli ufficiali, dai quartieri per le truppe alla cappella militare, dai risalti alle casematte – nel serpentino grigio locale, è candidato a entrare nell’elenco dei siti patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Vi sono proposte tre tipologie di percorsi guidati (su prenotazione): dal meno impegnativo che in un’ora visita il forte San Carlo a quello che in tre ore sale fino al forte Tre Denti e alla Garitta del Diavolo, esplorando un tratto della scala coperta, per finire con la cosiddetta passeggiata Reale che in una giornata percorre l’intero perimetro della struttura fortificata, salendo alla sommità del monte al forte delle Valli.

Al forte di Fenestrelle i bambini più piccoli potranno dilettarsi visitando il Museo degli Animali, con oltre duecento esemplari imbalsamati; i più grandicelli non vorranno perdere il Museo della Tortura, magari sorvolando sulle didascalie più crude. Oggi sede di manifestazioni, concerti e spettacoli, il forte accoglie suggestive rievocazioni storiche in costume.

La piccola Prali

Prali (Foto di Alberto Surico - Turismo Torino e Provincia)
Prali (Foto di Alberto Surico – Turismo Torino e Provincia)

Piccolo è bello, si sa. All’ombra del Sestriere, al fondo della poco nota – salvo che per il celebre talco bianco – Val Germanasca, che si dirama all’altezza di Perosa Argentina dalla Val Chisone verso sud-ovest – Prali è una storica località di villeggiatura invernale e estiva dei torinesi, a 1445 metri di altitudine, dominata dalle vette delle Alpi Cozie.

A un’ottantina di chilometri da Torino, la piccola località di sport invernali è una grande scelta per le famiglie; pazienza se sono più le seconde case che gli alberghi. Anzi, meglio.

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Per chi non ama fare da birillo umano su piste di discesa sovraffollate, Prali offre il grande pregio di un affollamento ridotto nonché di sciatori generalmente esperti visto che le sue piste, già campo di allenamenti di sci alpino nelle Olimpiadi invernali del 2006 e tuttora per campioni di livello internazionale, sono tecnicamente divertenti.

Altro che piccole stazioni sciistiche con un solo skilift baby per chi ancora deve muovere i primi passi sulla neve; Prali alle famiglie propone venticinque chilometri di piste di ogni difficoltà, anche molto impegnative, fino a oltre 2500 metri di quota. Oltre a una ventina di chilometri di pista di fondo, a percorsi di sci alpinismo e per le racchette da neve, Prali accoglie anche gli allenamenti (e stabilmente due atlete della nazionale) di campioni internazionali di Archery biathlon, sport relativamente nuovo che combina lo sci di fondo con il tiro con l’arco.

Poco avvezza ai grandi numeri Prali, come tutta la Val Germanasca, la bassa Val Chisone e la Valle Pelice, è legata alla storia dei Valdesi che vi si rifugiarono verso la fine del XIII secolo (da provare la zuppa valdese!) e offre un’atmosfera di montagna ancora autentica. Adagiata in un’ampia conca in cui scorre il torrente Prali, d’estate è una bike-destination di prim’ordine, attrezzata con noleggi specializzati, scuole di mountain bike e accompagnatori di free-ride oltre a hotel-bike-friendly. Dispone di tre lunghi percorsi dall’Alpette a Prali, serviti dalle seggiovie Pian dell’Alpet e Bric Rond e per i principianti il facile percorso Ciatlet nella parte alta del comprensorio dalla quale si dominano gli spettacolari tredici laghi.

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