Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

“Di Provenza” non solo “Mar e suol”, ma anche “Toros e Ferias”

È la Francia mediterranea, ricca di paesaggi, di storia, di personaggi, di folclore. In altre parole, ricca di composita cultura. Con qualcosa in più: una tradizione “taurina” che poco ha da invidiare a quella spagnola e messicana

Armoniosità della Lingua Provenzale

Provenza occitana
Provenza occitana

E qui la storia (XII-XIV secolo) si intreccia con la letteratura, da cui un interrogativo. Che fine avrebbe fatto, quali sarebbero stati i destini non solo culturali ma anche politici del nostro continente se invece della “parigina” Langue d’Oil (che significa ‘sì’, dal latino Ille, l’attuale ‘Oui’ francese) avesse prevalso la romanza Langue d’Oc (sempre ‘Sì’, ma dal latino Hoc) alias Linguadoca, Occitano, Provenzale? Oggidì (e su un territorio non minuscolo: si va dalle valli di Cuneo, in cui è ‘protetto’ dal 1999, alle rive atlantiche a sud di Bordeaux, potendosi financo comprendere la Catalogna per chiare affinità culturali) l’occitano e l’Occitania non rappresentano soltanto un’espressione linguistica relativa al passato.

Anticipata e rappresentata da bandiere, insegne e simboli in cui prevalgono i colori occitani (giallo e rosso) questa intrigante lingua e gli idiomi-dialetti derivati – ad esempio il “patois” di Nizza – stanno godendo un vivace “revival” (e comunque già nel lontano 1904 Frederic Mistral vinceva un Nobel per la letteratura di lingua occitana-provenzale). Una trasferta in Provenza diverte pertanto il dilettante linguista e gli dimostra, se mai fosse necessario, l’attualità e l’importanza del trascurato latino, uno dei più importanti lasciti dell’impero Romano con le leggi e l’architettura.

Arles e Nimes: Colossei di Francia

L'anfiteatro di Arles
L’anfiteatro di Arles

Con quest’ultima che incanta non solo l’esteta, lo storico e il filologo ma anche lo scrivente “aficionado a los toros” (trasferitosi, come già accennato, nella terra dei Troubadours per l’ennesima verifica delle differenze tra le corride francesi e quelle spagnole) perché le due principali Plazas de Toros della Provenza, altro non sono che le “Arènes” di Arles e Nimes. Magnifici monumenti, in eccellente stato di conservazione (caduta Roma l’anfiteatro di Arles fu prima fortezza eppoi, chiuse le arcate, minicittà comprendente oltre duecento abitazioni e due cappelle) scenari forse impensabili per inusitati spettacoli (ma in fin dei conti già duemila anni fa vi si svolgevano combattimenti con tori e altre fiere) comunque eccezionali. Salvo nel caso delle due citate, ellittiche “Arènes”, non esistono differenze tra le corride spagnole e quelle che si svolgono nel sud della Francia (nelle canoniche Plazas circolari). Unica, minima diversità, tradente un filino di gallico chauvinismo peraltro non così grave: in Francia il “paseillo”, la sfilata di presentazione delle “cuadrillas” è accompagnata dall’aria “Toreador” (termine inesistente in spagnolo) della Carmen di Bizet (mentre in Spagna la banda suona il Paso Doble che più piace al Maestro).

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Musica e sfilate, per le “Ferias Taurine”

In costume provenzale in attesa della corrida
In costume provenzale in attesa della corrida

In una terra come la Camargue, che più taurina non si può, durante una Ferià che si rispetti (e lo sono quella ‘du Riz’, del Riso, ai primi di settembre ad Arles e a Nimes quelle ‘du Printemps’, Primavera, a fine inverno e ‘des Vendanges’, Vendemmia, in settembre) oltre alle corride sono previste e meritano attenzione anche altre prove di destrezza e ardimento nell’affrontare il toro. Diverte la “Abrivade” (o Abrivado) una corsa differente dall’ “Encierro” (vedi Pamplona) per la presenza dei “Gardians” a cavallo che controllano la “manade des taureaux” e moderano gli entusiasmi dei giovanotti che tentano di separarli.

Ed emoziona durante la “Course Camarguaise” il coraggio dei “razeteurs” lanciati sui cornupeti per appropriarsi della “Cocarde” (un nastro rosso infilato nelle corna del toro mediante un anello). Chi passa dalle parti di Arles in un mercoledì di luglio e agosto (turismo ‘oblige’) può comunque assistere a una “Course”, ennesimo esempio delle tradizioni popolari legate all’eterno rapporto tra l’uomo e l’animale. Divertenti quindi le manifestazioni di contorno, meno ricco il folclore, pur non mancando, ovviamente, tra la folla radunata all’ingresso delle “Arènes” in attesa della corrida, deliziose bellezze indossanti gli eleganti costumi provenzali (noti ai melomani spettatori dell’ “Arlesiana” di Cilea e quanto a stoffe e tessuti sono ben note le multicolori tele provenzali, ideali per l’arredamento e il ‘mènage’ casalingo).

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