Gli anni dei Duvaliers
Il massimo del declino e delle sofferenze si avrà però, per la derelitta popolazione haitiana, con l’ascesa al potere nel 1957 del dottor François Duvalier, meglio noto come “Papa Doc”. Vi arriva grazie alle prime elezioni a suffragio universale tenute nell’isola, anche se l’esercito pare abbia manipolato l’esito del voto. Prese le misure su come avrebbe potuto gestire il potere, Papa Doc si auto proclama nel 1964 presidente a vita. Il controllo sui destini del Paese diviene assoluto, grazie all’istituzione di una polizia segreta, i Volontari per la Sicurezza Nazionale, meglio conosciuti come Tonton Macoutes (uomini spettro). Gli avversari politici vengono imprigionati, eliminati se necessario e la violenza dilaga. Papa Doc muore nel 1971 ma fa in tempo a lasciare in “eredità” la carica (di presidente a vita) al figlio diciannovenne Jean-Claude Duvalier, subito “ribattezzato” “Baby Doc”.
Campione di corruzione e malgoverno, viene deposto nel 1986, grazie ad un più attivo movimento popolare, sostenuto persino dalle parole aspre pronunciate da Papa Giovanni Paolo II, nella sua visita ad Haiti del 1983.
Anni recenti, alti e bassi
Si può dire che negli ultimi decenni, dopo la visita di Papa Woytila, la vita ad Haiti non sia cambiata granché. Nel 1984 i vescovi del Paese promuovono una campagna di alfabetizzazione (il 50% degli haitiani è ancor oggi analfabeta); all’inizio degli anni Novanta viene eletto presidente Jean-Bertrand Aristide, subito deposto da una giunta militare che imperversa brutalmente per alcuni anni. Aristide viene reinserito nel ruolo di presidente grazie all’intervento degli Americani e subito scioglie l’esercito, atto questo che incontra grande favore popolare. Nel 1996 ad Aristide succede René Préval, l’unico presidente haitiano ad aver portato a compimento l’intero periodo del suo mandato. Nel 2001 si rivede Aristide, accusato però di brogli elettorali, fermamente respinti. Però nel 2004 il governo viene deposto da un gruppo di ribelli armati e Aristide lascia il Paese, insieme a molti politici della sua gestione.
A sedare gli animi vengono ancora una volta chiamati (chiamati?) gli Americani che fanno sbarcare i Marines a Port-au-Prince. Presidente del Consiglio viene nominato, con l’appoggio di USA, Canada e Francia, Boniface Alexandre, giudice capo della Corte Suprema.
Quale futuro, dopo il Grande Terremoto?
La televisione ha mostrato un piccolo uomo, in maniche di camicia e dall’aria mite e gentile, che spiegava come non fosse rimasto schiacciato dalle macerie del Palazzo Presidenziale, caduto in rovina assieme alla cattedrale, agli ospedali, alle scuole, alle case. Quest’uomo è René Préval, già presidente di Haiti nel 1996, rieletto nel febbraio del 2006. E’ una rarità, per Haiti, aver avuto un presidente che sia stato in grado di portare a termine ben due mandati presidenziali, su semplice scelta popolare. Ed è, questo signore gentile, l’immagine della speranza del Paese, assieme alla solidarietà di migliaia di persone che affluiscono a Port-au-Prince da tutto il mondo, per cercare di dare una mano ad alleviare le infinite sofferenze di una popolazione che, diciamolo pure, non è stata favorita dalla Storia.
L’augurio è che fra qualche anno i volti disperati che vediamo possano tramutarsi, con l’impegno di tutti, in sorrisi di serenità. Anche per compensare e indirettamente rendere omaggio alle migliaia di corpi straziati che in queste ore drammatiche turbano non poco le nostre coscienze. (15/1/2010)
Le foto in bianco e nero sono di Albertina D’Urso, tratte dal volume fotografico “Ti Moun Yo, Children oh Haiti”. Il libro è stato pubblicato poche settimane prima di questa immane tragedia. Il progetto è stato realizzato per la Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus, molto attiva sin dai primissimi momenti dopo il sisma, proprio a Haiti; il ricavato dalla vendita era destinato all’ospedale pediatrico N.P.H. St. Damien di Haiti.