In molti hanno storto il naso leggendo che mentre a Port-au-Prince, la capitale di Haiti, la gente è allo stremo, ci sono ancora persone vive sotto le macerie, il caos e la violenza montano ogni momento, a circa 200 chilometri, sulla costa nord dell’isola attracchino le navi da crociera della Royal Caribbean con il loro carico di vacanzieri.
“Questioni di opportunità – si dice -. Non ci si può divertire dove la gente soffre”, e sotto un certo punto di vista il discorso non fa una piega. La questione è però più complessa. Innanzitutto coinvolge la sensibilità e la libertà individuale, cose che non si possono imporre. Molti sono stati, infatti, i passeggeri che si sono rifiutati di sbarcare a Labadee, lo scalo privato della Compagnia di crociere Royal Caribbean, mentre altri sono tranquillamente scesi a terra (la località non è stata toccata dal terremoto).
Giusto? Sbagliato? Difficile stabilirlo, però bisogna pensare che il terremoto è stato un avvenimento imprevedibile e straordinario e coloro che avevano prenotato una vacanza l’avevano programmata da tempo e sarebbe stato difficile cambiare i piani così sotto data.
Aiuti umanitari in crociera
Royal Caribbean si è sentita toccata da questa ondata di riprovazione che, “dietro il cappello” o apertamente, è montata nell’opinione pubblica ed è corsa ai ripari con un comunicato stampa dove spiega le ragioni della Compagnia. Per prima cosa si sottolinea l’impatto di Labadee nell’economia locale come datore di lavoro, direttamente o indirettamente, per centinaia di persone dei villaggi vicini.
Poi si cita una dichiarazione dell’inviato speciale del governo di Haiti presso le Nazioni Unite, Leslie Voltaire, secondo la quale “è bene accetta la continuazione di tutti i rapporti economici positivi”, visti come un contributo alla ricostruzione. Il terzo punto espresso dalla Compagnia appare quello più convincente: lo scalo di Labadee costituisce un terminale per gli aiuti umanitari e questa, in una situazione di caos totale nelle infrastrutture di Port-au-Prince, è certamente una cosa importante.
Finora le navi Royal Caribbean hanno trasportato oltre cento bancali di beni di prima necessità, inoltre sono stati donati all’ospedale di Cap Haiten sdraio, lettini e materassi. Sempre secondo il comunicato sarebbe stato stanziato un milione di dollari, in parte destinato ad associazioni umanitarie, in parte a un fondo a favore degli oltre 200 membri di equipaggio delle navi Caribbean e delle loro famiglie.
L’ultima parola spetta ad Adam Goldstein, presidente della compagnia: “Cambiare il porto di scalo non aiuterebbe”. Forse suona un po’ cinica ma fotografa ottimamente lo stato delle cose. In questa situazione tutto può essere utile… (20/1/2010)
Per aiutare i terremotati
Di seguito gli indirizzi Internt di tre organizzazioni che si occupano di fornire soccorso alle popolazioni di Haiti. Sui siti troverete le modalità per aiutarli nella loro opera.
Medecine sans frontiere (Assistenza sanitaria)
Fondazione Rava (Assistenza agli orfani)
Croce Rossa Italiana (Protezione civile)
ONG Agire
Unicef