Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

In difesa del camminare

Fare due passi per schiarirsi le idee. Un’affermazione che suona quasi scontata. In realtà è frutto di una faticosa conquista culturale, di cui dobbiamo essere grati a “filosofi pedestri” come Kierkegaard

Elogio del “camminare”

Camminare per le vie del mondo (Foto: gothamist.com)
Camminare per le vie del mondo (Foto: gothamist.com)

“A spasso – risposi – ci devo assolutamente andare, per ravvivarmi e per mantenere il contatto col mondo; se mi mancasse il sentimento del mondo, non potrei più scrivere nemmeno mezza lettera dell’alfabeto, né comporre alcunché in versi o in prosa. Senza passeggiare sarei morto e da tempo, avrei dovuto rinunciare alla mia professione, che amo appassionatamente. Senza passeggiate, senza andare a caccia di notizie, non sarei in grado di stendere il minimo rapporto, né tanto meno un articolo; non parliamo poi di scrivere un racconto. Senza passeggiate non potrei collezionare appunti né osservazioni. […] Le prolisse passeggiate mi ispirano mille pensieri fruttuosi, mentre rinchiuso in casa avvizzirei e inaridirei miseramente. L’andare a spasso non è per me solo salutare, ma anche profittevole; non è solo bello, ma anche utile. Una passeggiata mi stimola professionalmente, ma al contempo mi procura anche uno svago personale; mi consola, allieta e ristora, mi dà godimento, ma ha anche il vantaggio di spronarmi a nuove creazioni, perché mi offre numerose occasioni concrete, più o meno significative, che, tornato a casa, posso elaborare con impegno.

Dai passi ripetuti, il “Pensiero”

In difesa del camminare

Questa dichiarazione delinea la poetica comune di questo modo di pensare camminando. Destino volle che Walser morì il giorno di Natale del 1956, settantottenne, durante una solitaria passeggiata invernale.

Questi esempi di filosofi pedestri, la loro emarginazione sociale e le accuse di ozio con cui spesso si dovettero scontrare, ci fanno capire che l’atto culturale di camminare, l’azione del camminare, per stimolare i pensieri e le idee, è tutt’altro che un fatto naturale e genetico. L’ormai usuale modo di dire “vado a fare due passi per schiarirmi le idee” è una conquista culturale, una conquista che ha permesso all’uomo di rimpossessarsi di quell’atto primigenio da cui nasce il bipiedismo, per trasformarlo in creatività.

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(22/03/10)

Cronista svizzero ante-litteram

In difesa del camminare

Ogni passeggiata è piena di incontri, di cose che meritano d’esser viste, sentite. Di figure, di poesie viventi, di oggetti attraenti, di bellezze naturali brulica letteralmente, per solito, ogni piacevole passeggiata, sia pur breve. La conoscenza della natura e del paese si schiude piena di deliziose lusinghe ai sensi e agli sguardi dell’attento passeggiatore, che beninteso deve andare in giro ad occhi non già abbassati, ma al contrario ben aperti e limpidi, se desidera che sorga in lui il bel sentimento, l’idea alta e nobile del passeggiare. […] Senza passeggiate e la relativa contemplazione della natura, senza questa raccolta di notizie, che allieta e istruisce insieme, che è ristoro e incessante monito, io mi sento come perduto e realmente lo sono. […] Lei non crederà assolutamente possibile che in una placida passeggiata del genere io m’imbatta in giganti, abbia l’onore di incontrare professori, visiti di passata librai e funzionari di banca, discorra con cantanti e con attrici, pranzi con signore intellettuali, vada per boschi, imposti lettere pericolose, mi azzuffi con sarti perfidi e ironici. Eppure ciò può avvenire e io credo che in realtà sia avvenuto.

A chi passeggia, si accompagna sempre alcunché di singolare, di fantastico e sarebbe insensato ch’egli volesse ignorare questa presenza spirituale: ma non l’ignora per nulla, invece, e saluta con un cordiale benvenuto tutti gli incontri inattesi, si familiarizza, fraternizza con essi, li tramuta in corporeità tangibili, sostanziose, dà loro anima e forma, così come essi, dal loro canto, lo animano e lo formano. Insomma: pensando, scrutando, scavando, almanaccando, riflettendo, scrivendo, ricercando, indagando e passeggiando, io mi guadagno il pane quotidiano altrettanto duramente quanto chiunque altro. […] E quando all’aspetto mi si direbbe null’altro che un molle sognatore, sono un solido professionista”.

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