Negli anni Venti del secolo scorso un tassista cominciò, di sua iniziativa, a portare dei turisti nella baia nascosta di Summerland; da allora lo spettacolo dei pinguini che vi approdano è diventato un evento di portata mondiale.
I protagonisti sono questi personaggi palmati. Pinguini di una razza più piccola fra quelle conosciute, detti semplicemente “little penguins”. Sono alti non più di trenta centimetri: bizzarri pennuti bianchi e neri, dall’incedere caracollante, dall’aspetto buffo e antropomorfo, distintissimi nel loro frack naturale. Dello spettacolo, ovviamente, loro sono protagonisti inconsapevoli, perché a muoverli è il richiamo delle loro antiche abitudini: semplicemente arrivano dal mare, dopo uno, due, tre giorni di permanenza tra i flutti e prendono posto nelle loro tane o nelle casette che i rangers hanno costruito per loro, sui declivi della baia.
Habitat perfetto, adattato e controllato
Oggi tutto è organizzato, come se si trattasse di una piccola Disneyland naturale; ma rigorosamente non profit, perché ogni dollaro incassato viene speso solo ed esclusivamente per loro, i pinguini. Per la loro osservazione e gli studi che ne conseguono, per la loro salute (è stato creato un ospedale per i pinguini, l’unico al mondo) per la loro protezione, con il continuo controllo del territorio circostante che viene tenuto pulito da serpenti, volpi e da ogni altro animale che possa attaccarli. I pinguini mostrano di gradire: non tanto con i loro striduli versi – dei nitriti che rompono la notte come sinistre frustate nel buio – ma con i fatti. Da quando la comunità scientifica e locale si è presa cura di loro, a confronto con altri siti conosciuti la loro popolazione è cresciuta: segno evidente che a Summerland si trovano bene.
La spiaggia, il palcoscenico; sugli spalti, i turisti
Turisti ne arrivano a file di torpedoni ogni sera, non meno di trecentomila all’anno, ed è un business che non risente di stagionalità: estate e inverno, sempre, i pinguini escono dall’acqua e vanno nelle tane, mentre australiani e stranieri ogni sera affrontano il vento, il freddo, talvolta il gelo, per assistere a questa migrazione che ha del miracoloso. D’estate è necessaria come minimo una giacca, d’inverno più strati di protezione perché i venti cui è esposta Summerland sono gelidi e penetranti. Ma è raro che non ci sia il tutto esaurito; la media è di un migliaio di persone a sera. Per essere uno spettacolo così raro, è un peccato che sia vietato fotografare. E’ un divieto abbastanza recente: fino a qualche anno fa era possibile scattare foto, ma esclusivamente senza flash, per non disturbare quei singolari abitanti nel loro rientro a casa. Eppure, soprattutto per il fatto che l’evento avviene al buio, ogni sera si rincorrevano sulle tribune decine e decine di lampi. I pinguini non sembravano né accorgersene né infastidirsi, caracollavano uno dietro l’altro come di consueto; ma gli studiosi cominciarono ad osservare delle sottili crepe nelle loro abitudini; il numero complessivo degli animaletti cominciava a scemare gradualmente. Era evidente che non si trovavano più così a proprio agio. Ritenendo che fossero i flash a infastidirli, fu deciso di proibire definitivamente le foto. Il risultato è che oggi i pinguini hanno ripreso a star bene e a procreare.