Dopo essere stato un piccolo caso letterario con più di centomila copie vendute, Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio arriva nei cinema, e diventa un film diretto dall’esordiente Isotta Toso. Piazza Vittorio, all’Esquilino, è il quartiere più multietnico della Capitale (e forse d’Italia). Sotto i suoi famosi portici, una volta, esercitavano artigiani, piccole attività connotavano un’intera comunità. Oggi, i negozi di un tempo hanno fatto spazio a farmacie cinesi, ortofrutta cingalesi, e i pochi italiani rimasti sono quelli più coriacei e più genuinamente romani.
È da questo incontro che prende le mosse il film da venerdì 14 maggio nelle sale. Una micro comunità di immigrati, rifugiati politici, e italiani dal destino incerto abitano in un palazzo di Piazza Vittorio, dando vita a una serie di liti, scontri e incomprensioni culturali e religiose. Tutti si ritrovano, però, intorno ad un unico punto in comune: l’utilizzo dell’ascensore. Chi vi può salire e chi no? L’ascensore diventa il catalizzatore delle incomprensioni, delle sfuriate e delle onnipresenti riunioni di condominio. L’ascensore diventa la barriera che separa la barbarie dalla civiltà.
Nel film un cast di tutto rispetto, non sempre diretto con mestiere e soprattutto costretto a misurarsi con dialoghi stereotipati, alla disperata ricerca della frase ad effetto. Così i bravissimi Francesco Pannofino, Milena Vukotic, Roberto Citran e Isa Danieli cadono in cliché già ampiamente visti. Nei panni dei protagonisti Daniele Liotti e Kasia Smutniak, che torna al cinema italiano dopo l’esperienza internazionale con John Travolta e Jonathan Rhys Meyers.
E così, in attesa di arrivare alla pacifica convivenza tra diverse identità, il film se la deve vedere con un altro scontro: quello con grandi produzioni in arrivo nelle sale nello stesso week-end. Pur avendo il merito di sollevare un argomento sempre troppo poco sviluppato, il film di Isotta Toso sarà distribuito in sole 10 copie sul territorio nazionale, ma a tutt’oggi ancora non si sa in quali città potrà essere visto. Sullo scontro di civiltà di una – se pur famosa piazza romana – incombono le uscite imminenti di Robin Hood, Manolete e l’italiano Shadow, il thriller firmato da Federico Zampaglione dei Tiromancino.
(12/05/10)
Kasia lei interpreta il ruolo di una trentenne in crisi…
Sì. Lo scontro di civiltà è anche quello che scoppia all’interno di una coppia. Trentenni di oggi, incapaci di prendere decisioni, che vivono nel limbo. Non riescono a lasciarsi eppure non riescono nemmeno a far crescere la relazione.
Sembra che lei li conosca bene.
E’ la fotografia di un’intera generazione. Ce ne sono tanti intorno a me, ne vedo molti e sa che le dico? Mi annoiano mortalmente.
Anche lei è stata una ‘immigrata’…
Sono polacca e arrivai in Italia ormai dieci anni fa. Vivo qui, ho una famiglia, e ho fatto la mia fortuna qui. Personalmente non ho mai avuto problemi, però la mia è l’esperienza di una immigrata privilegiata.
Pensa anche lei che l’Italia sia razzista così come viene spesso dipinta?
No non lo credo. L’Italia non è razzista, però l’argomento spesso viene strumentalizzato dai giornali e dai politici per il loro tornaconto. Il vostro Paese vive oggi quello che altre nazioni europee come la Francia e la Germania hanno vissuto ormai tanti anni fa. Bisogna fare i contri con l’integrazione. Dobbiamo convivere civilmente, tutti. E’ l’unica via possibile.