Sabato 11 Maggio 2024 - Anno XXII

Sport, sesso e politica. A zonzo per il mondo

Continua il racconto di “Viaggi & Sport” (Storia del Turismo Sportivo), nei ricordi vissuti in presa diretta dal collaboratore di Mondointasca a partire dagli anni Settanta. Viaggi lardellati da tante vicende e fatterelli politici, ma anche curiosità accadute nei quattro angoli del mondo

Sport, sesso e politica. A zonzo per il mondo

Non solo sport, dunque, nei Viaggi Sportivi da me inventati, ma anche, come ovvio, tante altre vicende e faccende umane, dal costume (vedi corruzione) al sesso o quel che l’è. Un caso (forse unico nell’antologia sportiva)? Tifosi del Milan in trasferta con l’Inter a Varsavia (due volte, contro il Legia) sulla cui avversione al nerazzurro aveva fatto aggio la lubrica voglia di amorosi piaceri che le ragazze polacche – a quei tempi nell’Europa del socialismo reale se la passavano male assai – concedevano con “nonchalance” pur di vedere, da dentro e cenarvi, un ristorante a loro proibito. Non male, e sempre di carnali piaceri si parla, quella volta che a Berlino feci aprire un Night Club poco dopo mezzogiorno (alla faccia del dettaglio che in inglese “night” vuol dire notte). Volati nella metropoli tedesca per il match Inter-Borussia Mönchengladbach, quello della lattina di Boninsegna, i miei correligionari oltre a essersi stufati di urlare “Berlino sarà la tomba del Borussia!” e a non sapere più dove cavolo andare (erano stati da poco cacciati da Vopos e Kgb al Check Point Charlie) desideravano pure tornare a casa con il liturgico ricordo sessuale (un classico del turismo sportivo, ovviamente “machista”: la scopata “sine qua” il viaggio “no” ha valore, viva dunque la Reeperbahn di Amburgo e il Quartiere delle Luci Rosse di Amsterdam, laddove portavi gli allupati tifosi e li mollavi lì senza ulteriori ambasce). Che fare? Vai nella zona dei bordelli, trovi uno che tira su un’orchestrina ed ecco il Night Club pomeridiano con fraulein che ti fan passare il tempo in attesa del transfer allo stadio.

Nel Cile (1976) vigeva ancora il “toque de queda” (coprifuoco, Pinochet era al potere da soli tre anni) eppertanto, non potendosi andare al casino mentre si giocavano i match di Coppa Davis (l’unica vinta dall’Italia) ci fu chi si trasferiva nella casa di piacere all’imbrunire e per evitare di essere impallinato dalla polizia vi si fermava fino all’alba, alla fine del divieto di circolare.

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Cile e Sudafrica: da un “regime” all’altro

Adriano Panatta, Coppa Davis Cile, 1976 (LaPresse)
Adriano Panatta, Coppa Davis Cile, 1976 (LaPresse)

E politica anche in Cile (che pertanto non va ricordato soltanto per le già menzionate Casas de Putas): il 15 dicembre 1976 la Russia sovietica implicitamente riconosceva il regime di Pinochet accettando lo scambio tra il comunista cileno Corvalàn, in carcere a Santiago, e il dissidente russo Bukovsky. Un evento importante. Che trasformò i nostrani giornalisti sportivi, inviati in Cile per la finale di Coppa Davis, in cronisti politici, con ore e ore trascorse al ministero degli Interni cileno a raccattare notizie da mandare ai giornali (e come già accennato, “a quei tempi” mica c’erano i computer, schiacci il tasto e invii, si stava mezze ore a fare spelling di nomi, maiuscole e virgolette).

Né fu meno curioso, sempre a proposito di vicende politiche vissute durante i viaggi sportivi che organizzai nel mondo, lo “scoop di Soweto”. Nel Sud Africa vigeva una dura “apartheid”; l’Italia va a giocare una semifinale della solita Coppa Davis, tra la stampa sportiva partita per Johannesburg si erano annidati due inviati che – più interessati alla segregazione razziale che alle volèe e agli smash – andarono a Soweto, città ghetto proibita a giornali e fotografi stranieri, e ne scrissero di cotte e di crude. Morale: il ministero degli Esteri sudafricano si incacchia, ne deriva un’inchiesta e la polizia setaccia l’albergo ospitante squadra, stampa e tifosi per scoprire gli incuriositi autori dei servizi. Meno grane politiche dovetti affrontare nei viaggi organizzati in occasione dei Gran Premi di Motociclismo (Imatra in Finlandia, Assen in Olanda, Estoril in Portogallo ecc.) e in grande maggioranza composti – come già commentato, in Italia gli sport cosiddetti minori “vanno sul giornale” solo quando eccelle un campione o una squadra – dai seguaci del leggendario Giacomo Agostini, 15 volte campione del mondo. Per la mitica 200 Miglia di Daytona Beach (“If You wanna race, Daytona is Your place”) si partì in 180 e stavolta invece di problemi politici altrui, vissuti di riflesso, dovetti affrontare una vicenda giudiziaria personale.

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E oggi? E’ l’era dei charters “mordi e fuggi”

Sport, sesso e politica. A zonzo per il mondo

E i Viaggi Sportivi d’oggidì? Mah, “è passato tanto tempo” (commentava Ricky- Bogart in “Casablanca”) da quando mollai questa specializzazione viaggiatoria e di quelli odierni non me ne può fregar di meno. Il processo di imbarbarimento (si consenta questa misera lamentela tipica di un vecchio bavoso, ma si concordi pure che i tempi sono cambiati e forse non in meglio) ha coinvolto ogni momento e aspetto della nostra esistenza, eppertanto il turismo e lo sport – materie prime e personaggi della vicenduola che sto finendo di narrare – non potevano sfuggire a questo degrado (dei comportamenti e dei rapporti umani, professionali, sociali). Tanto per fare un esempio, tiro in ballo la faccenda dei biglietti (delle manifestazioni sportive meta dei viaggi) “condicio sine qua non”, indispensabile ingrediente per organizzare una gita. Orbene, anche “una volta” c’erano i comitati d’affari (ma non così potenti come oggi) i corrotti (ma ce n’erano meno e si accontentavano di una mancia) i furbetti del quartierino (ma erano molto meno organizzati). Ma, alla faccia di costoro, se uno era bravo e faceva andare la testa, i biglietti li trovava, non sparivano prima ancora di essere messi in vendita. Oggidì, col business imperante, con tanta gente che si venderebbe mamma e sorella per un pugno di euro, se non sei nel solito giro giusto (non meno che corrotto) dei furbi e dei potenti, vacci tu a cercare i biglietti di Juve- Amburgo o di Wimbledon (non quelli della F1, che quelli si comincia già a trovarli senza problemi, cari come sono e datosi pure che questa sorta di autoscontri comincia a non fregare più niente a nessuno).

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(12/05/10)

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