Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Il Bianco e il Nero della vita

L’incessante su e giù lungo il budello trapanato nella roccia, metafora sublime degli “alti” e “bassi” della vita, sarà riuscito a mettere a fuoco nelle nostre menti quale sia il giusto “colore” da scegliere, per dare un senso alle nostre esistenze?

Il colore dell’indifferenza

Gli effetti del disastroso terremoto di Haiti lo scorso gennaio
Gli effetti del disastroso terremoto di Haiti lo scorso gennaio

Per contro, quanti colori foschi ci propinano le ventiquattro ore del giorno, a tutte le latitudini. Il dolore per catastrofi naturali che sconvolgono paesaggi e vite umane. Quello della perdita di persone amate anche se non le abbiamo mai conosciute; amate perché con il loro “dire e fare” hanno insegnato qualcosa a ciascuno di noi. Il dolore – caratterizzato da un grigio simile al piombo – che ci procura una parola detta male, un gesto che avremmo potuto evitare, un pensiero non degno del nostro intelletto. Questo mare di grigio ci avvolge e deprime ogni giorno di più, perché aumentano in maniera esponenziale le disattenzioni del mondo nel saperlo individuare, valutare nella giusta ottica, affrontare con animo sereno, come richiederebbe. Il risultato che produce questa generale disaffezione agli avvenimenti che ci sovrastano senza soluzione di continuità, alimentano l’invisibile colore cupo che tutto avvolge e annulla. E ci scopriamo consapevolmente soddisfatti di trovarci – finché la pallina della roulette non si fermerà anche nel nostro numero – ancora a galla. Eticamente svuotati. Ipocritamente vivi.

… e quelli della speranza

Il Bianco e il Nero della vita

Ritornare con la mente alla gioia pura e candida del Cile, è un vero motivo di conforto. Non c’è alcun dubbio che i colori dell’ottimismo siano pressoché infiniti. Ce li hanno mostrati, per mezzo di una contagiosa voglia di vivere, gli stessi uomini recuperati grazie all’Operazione San Lorenzo. Dato che il “bianco” è la somma di tutti i colori, ecco che ogni tonalità cromatica fra quelle che hanno accompagnato questa incredibile avventura, è lì a ricordarci che la vita può essere dipinta come la vogliamo noi; beninteso, se lo vogliamo noi. Nel caleidoscopio di emozioni troviamo allora il colore scuro delle pietre che Mario Sepúlveda ha riportato dal fondo della miniera; troviamo il blù il rosso e il bianco del palloncino di Byron, il figlio del primo minatore tornato in superficie, Florencio Ávalos. Troviamo ancora il colore dell’imbarazzo (che colore avrà?) che deve aver provato Yonni Barrios, il bigamo del gruppo, che ad attenderlo fuori dal buco aveva la quasi ex-moglie e l’amante. Poi quello rosa della piccolina venuta al mondo (e battezzata Esperanza) mentre il papà Ariel Ticona assisteva al parto in collegamento tivù. Scivolando su tinte più “leggere”, ci sono i colori blau-grana della maglia del Barcellona che il campione del mondo spagnolo David Villa (figlio di un ex minatore) ha regalato a Franklin Lobos, famoso ex calciatore degli anni Ottanta, intrappolato in miniera. Per finire col colore dei “debiti” (che colore avranno, anch’essi?) che preoccupavano, giù in miniera, Alex Vega Salazar. Pensiero che non dovrà più avere, ora. I magnifici 33, che per un attimo hanno dipinto di bianco – colore della speranza, della “pulizia” interiore e della fiducia nel prossimo – il mondo intero, hanno deciso che per dieci anni faranno cassa comune dei proventi che deriveranno loro dall’improvvisa celebrità. Anche il colore dei soldi, troppo spesso macchiati di rosso e di nero, può essere bianco come la neve. (18/10/10)

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