Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Codice a Sbarre

Le esperienze delle detenute del carcere milanese di San Vittore e di quello di massima sicurezza di Lecce alle prese con la moda. Abiti in jersey, borse e portachiavi per “evadere” dal quotidiano

Uno degli abiti disegnati dalle detenute di San Vittore
Uno degli abiti disegnati dalle detenute di San Vittore

Insegnare una professione ai detenuti per quando usciranno è socialmente importante. Spesso nasce dall’idea di qualche illuminato direttore di carcere. L’esperienza del teatro è ormai diffusa in tutta Europa (l’Escape Artist in Inghilterra, il Théatre de l’Opprimé in Francia, la Compagnia della Fortezza a Volterra).

Anche la moda è entrata nel mirino e dato l’apporto al PIL nazionale del settore, è un’ottima cosa. Lo scorso ottobre è stata presentata a Milano la collezione “Evadere dal quotidiano”, frutto della collaborazione della Cooperativa Alice, nata nel 1992 tra le detenute del carcere di San Vittore, a Milano, e la stilista Rosita Onofri. A sostenerla, l’assessorato alle attività produttive con il contributo della Fondazione Cariplo.

Abiti a San Vittore e cappelli a Lecce

Il kit firmato Borsalino
Il kit firmato Borsalino

È una linea attuale dove prevale il jersey, quindi di grande vestibilità e donante, applaudita anche dal talent scout Elio Fiorucci. Per ora è in vendita nel negozio Sartoria San Vittore in Via Terraggio, ma non è escluso che possa diventare un marchio prêt-à-porter.

La fondazione Borsalino, mitico marchio dei cappelli, ha creato e sostiene dal 2007 il progetto “Made in carcere”. Le detenute del carcere di massima sicurezza di Lecce hanno elaborato tre kit con cappello, borsa e portachiavi per le boutique Borsalino.

Il ricavato delle vendite è destinato all’acquisto di macchine da cucire da regalare alle carcerate alla fine della pena.

Discutibili i nomi dei kit: Prison Escape, Working in prison e Night and the prison. (25/11/10)

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