Geografia che si suddivide in ‘politica’ – con le carte, appunto geografiche, più colorate per meglio distinguere Stati e regioni – e ‘fisica’, le cui carte appaiono meno tinteggiate, con i monti che più sono alti più diventano marroni, e i mari sempre più azzurri man mano che aumentano le profondità, fino all’intenso blu dalle parti della Fossa delle Filippine.
E per spiegare quanto accoratamente e sentitamente ‘urlo’, predico pro Geografia, nonché per giustificare tanto ardore e veemenza, mi trovo costretto a citarmi, a narrare vicende personali. Perché se proprio non posso giurare di essere nato già “maniaco della Geografia” posso dimostrare che lo divenni in giovanissima età (anche se, come diceva Ricky/Bogart in Casablanca, “è passato tanto tempo” eppertanto la maggior parte degli eventuali testimoni, se non tutti, dovrebbe essere finita a Spoon River).
Il piccolo “genio” del Tribunale
Verso i 6 anni, conoscevo infatti (se non tutte) la quasi totalità delle capitali dei Paesi del mondo, tant’è che il nonno avvocato, quasi fossi un fenomeno da baraccone, mi portava in tribunale e mi cedeva in pasto a giudici e colleghi che, curiosi non meno che perfidi (diciamocelo chiaramente, gli ‘enfants prodige’ sono sempre stati sulle palle a tutti) mi chiedevano “Qual è la capitale del… blablabla?”. E io, mini concorrente, ‘materia Geografia’, in questa sorta di Lascia o Raddoppia ante litteram (dovevano passarne, di anni, prima della tivù e relativi Telequiz) raramente fallivo la risposta. Il mio cavallo da battaglia, la mia arma segreta, era la capitale dell’Honduras, Tegucigalpa; rispondere giusto a quella domanda equivaleva a un k.o. tecnico che mi permetteva di stendere a terra, tra gli applausi, l’intera ‘audience’ del tribunale di Novara.
Nel segno della De Agostini
Città che dall’inizio del secolo scorso ospita il celeberrimo De Agostini, la National Geographic del Belpaese, la Mecca della cartografia, mappe e carte geografiche a gogò. E al De Agostini ero, la mia famiglia, era di casa, si viveva quotidianamente con i Rossi e i Boroli. E verso fine anno arrivava, attesissimo dono, il mitico Calendario Atlante, la mia Bibbia e Vangelo, una sorta di biglietto ‘open’ per viaggiare ovunque volessi sognare. Eh sì, forse forse la spiegazione del mio appassionato e spassionato amore per la geografia va ricercata nel novarese ‘genius loci’ di nome De Agostini. Un amore (beninteso se possediamo un minimo di ulissiana curiosità) obbligatorio, perché parmi chiaro che dovremmo possedere una sia pur vaga infarinatura (Cos’è, Dov’è, Chi e Quanta gente c’è, Quanto è grande) di un po’ di posti che ci interessano o di cui sentiamo parlare.